Il nemico principale

Una lettera ...

Mi dispiace ma non mi abbono.

Il mio primo nemico non è il governo D’Alema, nè il centro-sinistra, nè la socialdemocrazia. Il mio primo nemico è il Polo Berlusconiano, è il centro-destra, è la destra, è il fascismo, è l’imperialismo USA.

Se l’alternativa al governo D’Alema è un governo comunista che esca dalla NATO mi sta bene; se l’alternativa a D’Alema è Berlusconi con Fini, Previti, Gasparri, Storace, ecc. ecc., quali ministri della Repubblica nata dalla Resistenza, allora non mi sta bene. La politica del meno peggio non va bene? Non va bene neanche la politica del tanto peggio tanto meglio! Non ho nessuna intenzione di facilitrare la vittoria della destra facendo cadere D’Alema, anticipando le elezioni, non andando a votare, o votando addirittura per il Polo come qualche comunista arrabbiato che conosco mi ha detto.

D’altra parte ricordo molto bene tanti compagni che oggi rivalutano il socialismo reale. Ieri tali compagni chiamavano socialimperialismo il socialismo sovietico e ritenevano il socialimperialismo il nemico principale da combattere. Io non ero d’accordo. Nel socialismo reale tantissime cose non andavano bene, ma il nemico principale per me rimaneva l’imperialismo USA.

Si vuole ripetere un errore analogo? No, grazie. I miei nemici non sono quelli a me più vicini, neppure quelli come Rina Gagliardi o Walter Veltroni i quali vorrebbero portare in Cina e a Cuba la libertà che Gorbaciov e Eltsin hanno portato in Russia. No, i miei nemici sono quelli a me più distanti, più distanti dal comunismo; quelli che oltre ad essere contro il comunismo realizzato sono fin’anche contro il comunismo ideale.

Le sconfitte della sinistra sono convinto dipendano molto dal fatto che i compagni, ma anche al livello di Stati a direzione comunista, hanno sempre combattuto quelli che erano a loro più vicini. Invece di far capire alle masse di giovani sprovviste completamente della pur minima nozione politico-economica, invece di far capire alle masse lavoratrici e popolari la natura e il meccanismo del sistema capitalistico che le costringe a una vita grama e insicura, i compagni si sono combattuti tra loro, trascurando completamente la necessaria crescita della coscienza anticapitalista di classe, prima ancora che marxista-leninista o stalinista o trotzkista o revisionista, delle masse stesse.

Ma se era giusto fare la lotta alla socialdemocrazia quando l’alternativa ad essa era il comunismo, non è giusto farla oggi, dopo l’89, sapendo che l’alternativa è il modello repubblicano USA. La politica liberale del centro-sinistra credo sia anche determinata dalla forte pressione della destra che purtroppo è diventata di massa. E’ a monte, tra le masse spoliticizzate che i comunisti devono lavorare! Pensare che si possa lavorare meglio con un governo di destra mi sembra sbagliato.

Rosario Verdesca

Sanremo, 14 novembre 1999

... e la nostra risposta

Sul fatto che il primo nemico sia la destra, il fascismo e l’imperialismo USA siamo completamente d’accordo. Ma non basta dire questo, occorre anche capire il ruolo che hanno governi come quello di D’Alema. Non è forse questo governo che ha fatto la guerra assieme agli USA contro la Jugoslavia? Non è forse questo governo che in barba alla Costituzione vuole finanziare la scuola privata? Non è forse D’Alema che parla di modificare l’accordo sulle pensioni? Non è forse D’Alema quello che si è riunito a Firenze per discutere con Clinton e Blair la terza via, quella che bombarda quotidianamente l’Iraq e che ha provocato um milione di morti per fame?

Quindi caro compagno Verdesca non basta guardare da una parte sola, purtroppo la strada che dobbiamo percorrere è molto più accidentata.

Certamente questo percorso deve essere fatto facendo attenzione a stabilire il miglior rapporto di forze rispetto all’avversario di classe, ma sempre tenendo presenti gli obiettivi che un comunista deve perseguire.

Quanto poi alle valutazioni sul movimento comunista e sul socialismo reale, ci sembra che proprio i personaggi di sinistra che tu citi siano i responsabili della disinformazione e del revisionismo storico. Leggendo AGINFORM si ricava una ben altra opinione, per questo abbonarti può essere utile a rafforzare le tendenze che tu stesso intendi valorizzare. Quindi, caro compagno, forse vale la pena abbonarsi ad AGINFORM. Non è questione di ventimila lire, il costo dell’abbonamento, ma piuttosto di mantenere i rapporti con compagni che su certe cose la pensano come te. Il resto si può discutere assieme.

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