Trarre profitto dalle difficoltà altrui
non servirà a rendere più grandi gli Stati Uniti

Traduzione nostra, [qui] il testo inglese


  Pechino, 2 febbraio 2020, Xinhua. Mentre la Cina è impegnata al massimo per contrastare l'epidemia del nuovo corona virus, la parte statunitense ha rilasciato commenti e intrapreso azioni tutt'altro che amichevoli verso la Cina, che non sono basate sui fatti e non sono certamente di aiuto.
   L'approfittare delle difficoltà altrui è l'ultima cosa di cui abbiamo bisogno nei rapporti tra stati. Le mosse statunitensi non sono certo un gesto di buona volontà. L'OMS ha elogiato le misure tempestive ed efficaci prese dalla Cina per controllare l'epidemia e ha manifestato chiaramente la contrarietà a misure di blocco dei viaggi o restrizioni commerciali contro la Cina.
   Gli USA hanno deciso di agire in senso opposto e il Dipartimento di Stato il 31 gennaio ha elevato l'allerta sui viaggi in Cina al massimo livello, lo stesso dell'Iraq e dell'Afghanistan.
   Nel frattempo il Segretario al Commercio ha dichiarato che l'epidemia favorirà il ritorno di posti di lavoro negli USA e altri funzionari hanno insinuato che la Cina non sta cooperando con la parte statunitense.
   Le prove che la Cina sta affrontando vengono viste da parte statunitense come opportunità per il proprio sviluppo. Queste posizioni sottolineano la loro meschinità e irresponsabilità.
   In realtà la Cina sta facendo il possibile per prevenire e controllare l'epidemia e ha fornito informazioni e condiviso i dati con gli USA così come col resto della comunità internazionale in modo tempestivo, trasparente e responsabile.
   Lo scoppio dell'epidemia interessa purtroppo tutto il mondo. Nel mondo attuale molti problemi richiedono la collaborazione internazionale per essere affrontati.
   Come recita il proverbio, gli amici si vedono nel momento del bisogno. In netto contrasto con le malevole iniziative statunitensi, molti paesi si sono espressi in modo positivo e hanno aiutato in vari modi gli sforzi cinesi di contrastare l'epidemia.
   Secondo il Ministero degli Esteri cinese diverse organizzazioni internazionali, comprese quelle facenti capo all'ONU, la Bielorussia e il Giappone hanno fornito materiali utili a contrastare l'epidemia.
   Anche se la parte statunitense cerca di creare il panico, la gente è in grado di riconoscere il vero dal falso e si rende conto che il mondo può esser sicuro solo se anche la Cina lo sarà.
   La Cina ha la capacità, fermezza e determinazione necessarie per assicurare la vittoria nella lotta contro l'epidemia. Si spera che gli USA rinuncino a prendere decisioni irresponsabili che non possono andare a beneficio del mondo né contribuire a renderli più grandi.


L'OMS non raccomanda la limitazione di commercio e movimenti

L'Oms ha chiarito che «non raccomanda la limitazione di commercio e movimenti» in risposta alla proliferazione del virus. Il direttore dell'Oms, Tedros Adhanom, ha precisato anche che non si tratta di «un voto di sfiducia sulla Cina». È la sesta volta in 10 anni che l'Oms dichiara l'emergenza sanitaria globale: i precedenti sono la pandemia di influenza suina del 2009, la poliomelite nel 2014, la Zika nel 2016, Ebola nel 2014 e nel 2019.

        Da Il Sole 24 Ore, 30 gennaio 2020

2009 Pandemia di influenza suina

  La pandemia influenzale del 2009 (chiamata anche influenza A/H1N1 o febbre suina), causata da una variante fino ad allora sconosciuta del virus H1N1, è stata una pandemia che ha causato centinaia di morti e decine di migliaia di contagi nel mondo, concentrati per la maggior parte nel continente americano. Nell'aprile 2009 l'Organizzazione mondiale della sanità (OMS) e il Centers for Disease Control and Prevention hanno lanciato l'allarme, sostenendo che il virus ora si trasmetta direttamente tra uomini (senza quindi che sia necessario il contatto con l'animale infetto), arrivando a definire possibile una pandemia influenzale

  [...]

L'America settentrionale e centrale è la parte del mondo maggiormente colpita dalla pandemia, con oltre 60.000 casi confermati e quasi 400 morti concentrati principalmente in tre paesi: Canada, Stati Uniti e Messico

        Da Wikipedia