L'accelerazione della situazione politica in seguito alla guerra in Ucraina ci impone una ridefinizione delle priorità sulla proposta di un Fronte politico costituzionale, ma non ne modifica la sostanza. Anzi, per certi versi ne viene confermata l'impostazione perchè la drammaticità degli avvenimenti rende ancor più necessario che si ragioni sulle vie d'uscita possibili che consentano in Italia la nascita di un movimento politico che raccolga i settori progressisti e popolari i cui interessi sono opposti a quelle forze liberiste che guidano il governo e sostengono la politica di guerra portata avanti dalla NATO.
Per aprire il discorso sul FPC ricorriamo a una frase celebre di Marx: "l'umanità si pone sempre solo i compiti che può risolvere". E' importante sottolineare questa frase per uscire da un dilemma in cui ci dibattiamo nella sinistra tra il trasformismo elettoralistico che passa per tattica e l'antagonismo 'a prescindere', senza una base razionale e strategica, che poi quasi sempre tracima nel trasformismo.
Il testo che segue deriva da un'analisi della fase che stiamo attraversando e serve ad aprire un discorso che sia la sintesi tra una necessità storica e il programma che ci consenta di affrontarla
PER LA PACE E L'INDIPENDENZA DELL'ITALIA
FUORI DALLA NATO
FUORI DALLA GUERRA
La determinazione criminale degli Stati Uniti di procedere ad estendere la NATO ad est, coinvolgendo in questo progetto l'Ucraina, per completare l'accerchiamento missilistico della Russia ha creato una situazione al limite di una guerra mondiale.
Chiare ci devono essere la responsabilità di quello che sta accadendo e queste non possono che essere di chi in questi decenni ha portato la situazione a un punto di non ritorno sollecitando l'adesione alla NATO di tutti i paesi confinanti con la Russia per creare un sistema missilistico aggressivo che ha costretto questo paese a reagire.
L'Italia sta seguendo in modo servile le direttive americane e partecipa alle scelte dell'Alleanza Atlantica facendo correre al popolo italiano il rischio di essere coinvolto nella guerra.
A tutti gli italiani e italiane che non vogliono la guerra deve essere chiaro che per impedirla bisogna portare l'Italia fuori dai progetti della NATO e fare in modo che il nostro paese riprenda la sua indipendenza da una struttura di guerra a servizio degli americani e delle cricche europee ad essa collegata.
In questo momento tutti coloro che sinceramente sono contro la guerra devono uscire dalla manipolazione mediatica diretta da forze politiche e governi che hanno sempre assecondato le avventure militari NATO a guida americana, dalla Jugoslavia all'Afghanistan, dall'Iraq alla Libia, e i cui esiti sono stati distruzioni e morti.
La democrazia è la maschera di questa logica che oggi si ripete puntualmente in Ucraina.
Per questo bisogna impedire in tutti i modi possibili
che l'Italia condivida oltre le scelte della NATO
e partecipi a una politica di guerra.
Chi fa queste scelte sappia che esse sono
in pieno contrasto
con l'art.11 della Costituzione
come già è avvenuto peraltro in questi decenni
e deve risponderne al popolo italiano.
Forum italiano dei Comunisti
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DOPO IL PCI
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E' bene prendere in seria considerazione le conseguenze che derivano dalla decisione anglo-americana, che potrebbe già essere stata presa, di autorizzare Kiev a usare armi occidentali a lungo raggio contro obiettivi in Russia. La novità non viene facilmente compresa e non se ne avverte il pericolo perchè il territorio russo viene regolarmente colpito già da molto tempo con altre armi, come i droni. Ma Putin ha spiegato a chiare lettere, nella dichiarazione che riportiamo in calce che le armi di cui si parla possono essere utilizzate solo con i dati dei satelliti NATO e solo da parte di personale NATO e quindi comportano il coinvolgimento diretto e non più mascherato della NATO nella guerra, ne cambiano la natura ed equivalgono a una dichiarazione di guerra alla Russia.
La notte del 26 settembre, dopo sei mesi di sofferenze, si è spento a Roma Mario Albanesi,
Così lo abbiamo ricordato nel libro "La zattera e la corrente" che ricostruisce le vicende della Organizzazione Proletaria Romana e di Radio Proletaria (che a Mario deve molto) negli anni 70 e 80.
Dunque siamo ai limiti di una guerra che può coinvolgere anche il nostro paese da un momento all'altro. Per questo non possiamo farci cogliere impreparati da questa evenienza e bisogna agire subito. Ma che fare concretamente?
Innanzitutto prendiamo atto che bisogna alzare il livello di mobilitazione e di organizzazione del movimento contro la guerra per cui, in questo caso, si tratta di superare sbarramenti e schemi operativi di tipo politichese e renderci conto che bisogna puntare a creare un movimento unico e con un obiettivo unico che è quello di combattere per tenere fuori l'Italia dalla guerra e denunciare, nel contempo, i partiti che la guerra sostengono. Senza sconti. Chi sostiene la guerra non è di sinistra e questo vale a partire dal PD verso cui bisogna condurre una battaglia insistente rispetto a quelle che sono le posizioni prevalenti a sostegno di Kiev.
Ma c'è anche un passaggio organizzativo che deve essere messo in evidenza nel contesto della lotta contro la guerra. Se la prospettiva è effettivamente questa, reagire adeguatamente non è una passeggiata. Chi porterà l'Italia in guerra sa bene che ci sarà una reazione a questa scelta, quindi si prepara a fronteggiare chi scenderà in piazza con leggi particolari e un apparato repressivo duro.
Il movimento contro la guerra dovrà dunque essere attrezzato politicamente e in modo militante per fronteggiare la situazione. Su tre cose bisogna puntare per renderlo forte e adeguato.
In primo luogo l'indicazione politica: FUORI L'ITALIA DALLA GUERRA deve essere lo slogan unificante. Ma questo non basta. C'è bisogno, nel contempo, di condurre una campagna di massa sulle responsabilità della guerra in Ucraina, smontando la tesi dell'aggressione russa e indicando chiaramente le responsabilità NATO e USA nell'aver provocato una situazione che necessariamente ha portato alla guerra. Le ambiguità rendono il movimento debole e confuso l'obiettivo.
C'è bisogno, in secondo luogo, di una strutturazione militante del movimento. Non basta la partecipazione di massa, ci vuole anche un livello di resistenza che difenda dalle provocazioni, di qualsiasi genere, coloro che partecipano alle mobilitazioni. Un tessuto organizzativo fatto di comitati che siano in grado di tenere alta la mobilitazione e svolgere azioni dimostrative e di propaganda dentro un movimento più generale.
E' infine, proprio perchè i fautori della guerra sanno bene che niente rimarrà impunito, occorre attrezzarsi contro normative e azioni repressive che sono il corollario delle scelte che si stanno preparando. C'è già, da questo punto di vista, una correlazione tra il governo neofascista della Meloni e le tendenze repressive che si stanno materializzando a partire dal decreto sicurezza. La pesante conseguenza di questo decreto, sui blocchi stradali, le occupazioni e altro dà il segno di ciò che potrà accadere in una condizione di stato di guerra. Non si tratta dunque solo di tenere l'Italia fuori dalla guerra, ma di combattere anche il neofascismo che avanza.
Forum italiano dei Comunisti
17 settembre 2024
C’è un tentativo di seminare confusione. Non si tratta del permesso o del divieto per il regime di Kiev di colpire il territorio russo. Ciò viene già fatto con l’ausilio di veicoli aerei senza pilota o altri mezzi. Ma quando si tratta di armi ad alta precisione e a lungo raggio di produzione occidentale la storia è completamente diversa. Come ho già detto, e come qualsiasi esperto potrà confermare, sia qui che in occidente, l’esercito ucraino non è in grado di utilizzare i moderni sistemi ad alta precisione e a lungo raggio di produzione occidentale. Non può farlo. Ciò è possibile solo utilizzando dati di intelligence da satelliti di cui l’Ucraina non dispone. Questi dati sono disponibili solo dai satelliti dell’Unione Europea e degli Stati Uniti, in generale dai satelliti della NATO. Questo è il primo punto. Il secondo aspetto molto importante, forse quello fondamentale è che solo i militari della NATO possono effettuare missioni di volo con questi sistemi missilistici. I militari ucraini non possono farlo. Pertanto non si tratta di permettere o meno al ragime ucraino di colpire la Russia con queste armi. Si tratta di decidere se i paesi della NATO parteciperanno o meno al conflitto militare. Se questa decisione venisse presa, non significherebbe altro che la partecipazione diretta dei paesi della NATO, degli Stati Uniti e dei paesi europei alla guerra contro l’Ucraina. Questa è la loro partecipazione diretta e questo naturalmente cambia significativamente l’essenza stessa, la natura stessa del conflitto. Ciò significherà che i paesi della NATO, gli Stati Uniti e i paesi europei saranno in guerra con la Russia. E se così fosse, allora tenendo conto del cambiameento nell’essenza stessa di questo conflitto, prenderemo le decisioni appropriate in base alle minacce che ci verranno poste.
Pur essendo immersi nel buio meloniano, che induce al pessimismo, bisogna essere capaci in un momento come questo di capire da che parte dirigere gli sforzi per uscire dal tunnel. Il rischio infatti è quello di inseguire le cronache politiche frammentando la visione d'insieme e aumentando l'angoscia di chi si vede stretto tra guerra, crisi economica e forze di destra e liberiste che dominano la scena.
Rimane centrale ovviamente la questione della guerra. Siamo arrivati ormai al nodo della questione. E' chiaro che la Russia è decisa ad affrontare la partita con tutti gli strumenti militari che la situazione richiede e sta solo nella mente degli strateghi occidentali pensare che un Zelensky qualsiasi possa impedire che ciò avvenga.
Forse qualcuno si illudeva che le forniture militari e i sistemi di controllo sofisticati della NATO potessero superare una realtà geopolitica come quella rappresentata da un paese nucleare come la Russia che finora ha declassato il suo intervento militare a 'operazione speciale' dandogli il carattere di un'operazione di polizia e non di guerra vera e propria. Ma quando il gioco si fa duro entrano in gioco altri fattori.
La Russia avanza con prudenza, ma è preparata ad ogni evenienza e di questo bisogna che ci si renda conto per tempo. Finora sembra che solo il papa abbia dimostrato di capire come stanno andando effettivamente le cose. Per il resto c'è solo una propaganda occidentale miope e servile che accompagna l'evolversi della guerra.
La vittoria elettorale della Meloni, annunciata e ben preparata, ha peggiorato di molto la situazione in Italia perchè si accompagna alla sostanziale unità politica dei partiti draghiani, o neodraghiani come FdI, nel sostenere la guerra. Destra e 'sinistra' dunque uniti nella guerra. E allora la domanda è: come si rompe questo circuito infernale?
Per rispondere dobbiamo tenere in considerazione le due questioni che nella fase attuale hanno valore dirimente: l'evoluzione a sinistra e il carattere delle lotte.
Aginform
14 ottobre 2022
Cambiare l'Italia
attuando la Costituzione
Su questo obiettivo bisogna che convergano tutte le forze popolari e progressiste.
L'applicazione dei punti fondamentali della Costituzione repubblicana non è un richiamo retorico a un glorioso passato, ma una necessità obiettiva che scaturisce dalla situazione economica e sociale creata dalle forze liberiste e un passaggio obbligato per uscire dalla logica liberista e privatistica che governa da decenni la società italiana.
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