I comunisti per un
Fronte Politico Costituzionale

  Dal marzo 2018, dopo lunghi anni di politica liberal-imperialista e una opposizione di sinistra inefficace e con ambizioni solo elettoralistiche, si sono aperte nell'equilibrio del sistema grosse crepe che solo una cultura comunista poteva capire e utilizzare politicamente. Purtroppo i comunisti di nicchia e una sinistra radicale, minoritaria e con venature sorosiane, non sono stati capaci di intervenire efficacemente e anzi hanno aiutato il liberal-imperialismo piddino a tentare la rimonta. I comunisti che si sono opposti a questa deriva ora, in una situazione più complicata dopo la caduta del governo gialloverde, devono ritrovare il bandolo della matassa per evitare di rimanere in una posizione di irrilevanza. Bisogna cercare di non ritornare indietro e lavorare per

   IMPEDIRE CHE IL LIBERAL-IMPERIALISMO RIALZI LA TESTA

   Questa è la posta in gioco dopo la rottura tra Lega e 5 Stelle. Finora i 5 Stelle hanno aperto un varco nel muro liberal-imperialista, ma senza un movimento strutturato che sappia reggere strategicamente lo scontro non si può andare molto lontano e si rischia di rientrare nella palude.

   Ci rivolgiamo dunque ai comunisti e a tutti coloro che condividono la necessità di mantenere aperte le crepe che si sono manifestate nel muro liberal-imperialista perchè si rapportino dialetticamente alla situazione e definiscano obiettivi commisurati al carattere delle contraddizioni. Si tratta di lavorare alla formazione di un movimento politico che possa farsi carico di alcuni, fondamentali, punti programmatici che siano maturati e condivisi a livello di massa, ma che non trovano rappresentanza politica.

   I tentativi maldestri, e politicamente equivoci, di dar vita in questa situazione a una sorta di 'sovranismo di sinistra' rappresentano un ostacolo che va chiarito e superato. Solo un movimento che abbia coscienza degli obiettivi reali da raggiungere può svolgere un ruolo positivo e far avanzare la situazione, superando la frammentazione dovuta a una cultura minoritaria e subalterna. Non si tratta di fare un elenco della spesa o di dar vita a lotte rivendicative parcellizzate, ma di indicare una visione complessiva dei cambiamenti da operare nella società italiana, collegati alla fase storica che stiamo attraversando. Qui ne indichiamo i principali.

   1. RIPUDIO DELLA POLITICA DI GUERRA, DEGLI EMBARGHI, DELLE AVVENTURE NEOCOLONIALI E DEI BLOCCHI ECONOMICI IMPERIALISTI

   Da qui parte il discorso della sovranità e dell'autonomia dell'Italia dal circuito economico e militare imperialista di cui oggi è parte. Noi comunisti non rivendichiamo la sovranità dentro questo circuito, ma la sua rottura. Il grande assente nella situazione odierna invece è proprio questo tema. Frastornati dalla questione dell'immigrazione, dalla demagogia salviniana e dal buonismo sorosiano, dimentichiamo l'essenziale, e intanto passano discorsi sulla sovranità che evitano la questione centrale.

   2. RIPRENDERE LA BATTAGLIA SULLE GRANDI QUESTIONI SOCIALI

   Le elezioni del marzo 2018, con la sconfitta elettorale del liberalimperialismo, hanno prepotentemente rimesso all'ordine del giorno questioni che sembravano sparite dall'orizzonte dopo la sconfitta dei grandi movimenti di massa e il tradimento dei dirigenti che fino ad allora li avevano guidati. L'indirizzo liberista è stato rimesso in discussione sia rispetto ai rapporti con l'UE che agli indirizzi della politica sociale. Non è stata una rivoluzione, ma è bastato questo per scatenare una reazione rabbiosa delle classi padronali a livello italiano e internazionale, insieme al PD e ai suoi alleati che questa politica rappresentano. Da questo bisogna partire per riaffermare i principi costituzionali, sul carattere sociale dello sviluppo dell'economia e sui diritti dei cittadini e dei lavoratori.

   Riprendere questi principi vuol dire anche riuscire a portare a compimento un percorso storico che si connette alla Resistenza, alla fondazione della Repubblica, alla Costituente. E' questo il compito che spetta ad un Fronte politico costituzionale e che può essere realizzato solo da una forza che recuperi la grande tradizione politica interrotta bruscamente dai cattivi maestri che sono passati dalla parte del liberismo.

   L'Italia deve diventare il paese in cui la politica di pace, i fini sociali dello sviluppo economico, i diritti dei cittadini e dei lavoratori siano i principi fondanti delle relazioni sociali. Il liberismo è dunque il nemico principale, tanto a livello italiano che europeo e in questo senso si tratta di concepire e rilanciare la collaborazione in Europa, con tutti i paesi europei, Russia compresa, fuori dalla logica dei trattati di Bruxelles.

Aginform
24 agosto 2019