Arancioni? No, grazie

Mentre è ancora in corso la kermesse sulle primarie del PD e Beppe Grillo si avvia a raccogliere in modo demagogico e fortemente istituzionalizzato la spinta al rifiuto della politica, un nuovo e confuso progetto elettoralistico sta avanzando in previsione del voto del 2013.

Questo progetto prende il nome di lista arancione. Già il nome delinea la tendenza che si intende rappresentare, in analogia con quei movimenti arancioni che nell'est europeo rappresentano la forma più occidentalizzata di opposizione ai governi che tentano di non essere omologati dagli sponsor americani. Peraltro, gli arancioni sono in declino, avendo registrato molte sconfitte, in particolare in Ucraina e in Bielorussia.

Questo fa capire il provincialismo della proposta alla cui testa si sono posti magistrati come il sindaco di Napoli e il procuratore di Palermo Ingroia che ha acquistato popolarità con la vicenda Mancino-Napolitano.

Nelle intenzioni dei promotori, la lista arancione dovrebbe rappresentare quel variegato popolo che non si sente rappresentato dall'alleanza di centrosinistra che ruota attorno al PD, ma che di fatto ne è contiguo non solo perchè le forme di collaborazione si estendono in molte situazioni locali, ma anche per il fatto che, come De Magistris ha dichiarato, si è pronti al dibattito con la casa madre subito dopo le elezioni del prossimo anno. Se si va ad analizzare la composizione di questo popolo arancione si vedrà che all'interno sono rappresentati personaggi che da anni svolgono un ruolo critico senza mai avere il coraggio di definire una posizione di opposizione netta, sul piano politico, al ruolo che il PD svolge come garante del sistema. Come si usa dire, è l'opposizione di sua maestà.

Per definire in estrema sintesi il fenomeno arancione, si deve dire che esso è l'espressione di una spinta al rinnovamento a sinistra dei reduci da differenti percorsi che si esprimono però con gli stessi strumenti e personaggi che da decenni, da Democrazia Proletaria in poi, rappresentano lo specchietto per le allodole per chi non condivide il bersanismo e il suo sistema di alleanze ma si ritrova poi nella gabbia dell'elettoralismo parolaio.

Che futuro e che risultato può avere la lista arancione? Sull'esito dell'operazione, che è in sostanza costruita a tavolino, non c'è da essere ottimisti. Una lista arlecchino, più che arancione, rischia di fare la stessa fine dell'arcobaleno bertinottiano. Anche perchè deve fare i conti con l'astensionismo, con la radicalità grillina e, soprattutto, con un PD che parla al paese come forza 'innovativa' e che in questa veste pesca anche tra gli 'alternativi'.

Erregi

4 dicembre 2012