Chi fa la rivoluzione a metà ci scava la fossa

In Francia, all'epoca della grande rivoluzione, il motto non era esattamente questo, ma: chi fa la rivoluzione a metà si scava la fossa, per dire che i rivoluzionari devono andare fino in fondo se non vogliono fare una brutta fine.

Noi diciamo invece che chi non va fino in fondo scava la fossa a noi, e ci riferiamo ai processi politici che si sono o si stanno sviluppando in Europa e in Italia in ambiti non di destra, e che sono diretti principalmente contro l'Europa di Bruxelles e i governi che in ogni singolo stato la rappresentano. Di fronte a questi movimenti non ci siamo uniti al coro di quella sinistra immobilista e aspirante parlamentaristica che in malafede ha bollato di ambiguità ciò che stava crescendo. In Spagna con Podemos, in Grecia con Syriza, in Italia coi 5stelle.

Ci siamo resi conto, al di fuori degli schemini sinistresi-alternativi, che nel tessuto sociale si era prodotta una lacerazione tra le vecchie politiche di alternativa istituzionale e nuove esigenze di massa che emergono dalla crisi. Non abbiamo condannato dunque il carattere spurio delle nuove formazioni, ma abbiamo preso atto di questa realtà e valutato gli effetti positivi cha ha prodotto. Se prendiamo l'esempio dell'Italia possiamo forse dire che i 5stelle non conducono una battaglia contro il nemico principale in questo momento, il renzismo? Possiamo forse dire che la vicenda Tsipras, aldilà degli esiti, non abbia scosso l'Europa? Possiamo dire che Podemos non abbia messo in crisi sostanzialmente il ruolo di 'opposizione' dei socialisti e del PCE? Questi per noi sono dati di fatto che peraltro si contrappongono ad Alba dorata, a Salvini, al FN di Le Pen, contribuendo a creare un argine alla demogogia di una destra nazionalista antieuropea.

La nostra preoccupazione però nasce dal fatto che il livello dello scontro è alto e chi si è avventurato molto avanti senza valutare i contraccolpi può finire come in Grecia o, se parliamo dell'Italia, anche peggio. L'esempio italiano, da questo punto di vista, va valutato molto attentamente. Da noi siamo a un punto cruciale dello scontro dove in ballo ci può essere la caduta di Renzi e una vittoria elettorale al ballottaggio dei 5stelle. Questo ha messo in moto un attacco durissimo dei renziani che hanno fatto di Quarto il loro Piave sul problema della corruzione. Gli italiani però non sono poi così scemi e valutano la strumentalità dell'operazione e le proporzioni dei fatti.

Se così si può dire il pericolo viene dopo, con una eventuale vittoria elettorale dei 5stelle che di fronte alla gestione del potere non hanno ancora ben capito come la questione si pone di fronte alla crisi. Dietro i milioni di voti che Grillo riceve da un popolo incazzato per come vanno le cose in Italia, per le ruberie, per la mancanza di soluzioni concrete, per l'arroganza del potere, c'è una richiesta di soluzioni qui e subito. La crisi dell'alternativa grillina - e certe cose emergono già a livello locale - ci porterà dal Comitato di Salute Pubblica al Termidoro?

E allora bisogna votare Fassina? Non scherziamo.

Uscendo finalmente dalla melma gruppettara e del finto sindacalismo di base, cerchiamo di vedere come evitare il peggio creando strumenti efficaci per misurarci con la crisi. Non bisogna in questo essere pessimisti, almeno non nella volontà.

Aginform

17 gennaio 2016