Il governo del Presidente

Analizzando gli sviluppi della situazione che si è determinata con la fine del governo Renzi vengono a delinearsi i tratti fondamentali del nuovo quadro politico.

Siamo solo agli inizi della partita e il gioco è ancora aperto a colpi di scena, ma quello che si può capire è che il governo fotocopia dovrà operare, obtorto collo, sotto il controllo del presidente della Repubblica Mattarella. Difatti, quelli che sembravano i protagonisti della nuova fase, a partire dai renziani e da Renzi, si stanno via via sgonfiando e rischiano di apparire marginali nella soluzione della crisi politica in atto. A partire, appunto, da Renzi e dal suo gruppo.

Se consideriamo l'esito dell'assemblea nazionale del PD, quella in cui Renzi ha ammesso che ha straperso, si capisce che questo partito è allo sbando; l'astro nascente del decisionismo padronale italiano è già alle corde e le sue trovate non eccitano più neppure il 'giglio magico' che ancora lo sostiene (vedi le lacrime della Serracchiani). Attorno aleggia invece, tra quelli che hanno vissuto la fase della rottamazione, un'aria non solo di sconfitta, ma anche di preoccupazione sul futuro.

E' per questo che il grido di battaglia "al voto, al voto" si sta infrangendo di fronte alle manovre di quelli che fiutano il pericolo.

Il punto di forza di questa tendenza è il presidente della Repubblica il quale ha dichiarato che, se si dovrà votare, ciò potrà avvenire solo in presenza di una legge elettorale unica per Camera e Senato. Solo che questa precondizione non è facile da realizzare. Il 'Mattarellum' garantisce solo il più forte e lega le mani a chi intende giocarsi le prospettive lasciandosi le mani libere e quindi invoca il proporzionale.

All'ombra però della contesa sulle modalità del voto si sta profilando un'altra operazione che parte sì da Mattarella, ma vede partecipi coloro che hanno ben capito che con le pagliacciate di Renzi non si va da nessuna parte. I tasselli di questa operazione si stanno man mano collocando nello scacchiere istituzionale, a partire da personaggi come Minniti agli interni (con Alfano destinato proprio per questo al turismo politico) e la Finocchiaro ai rapporti col parlamento (la legge elettorale).

Tuttavia quello che si intravede non basta a tenere in piedi il quadro politico. Gli incidenti di percorso sono molti. Dai comportamenti imbecilli del ministro del lavoro, alle scarse qualità personali del nuovo capo del governo. E intanto vengono allo scoperto, non casualmente, altre questioni che smorzano gli entusiasmi elettoralistici della partitocrazia (scusateci il termine, ma non sappiamo definirla altrimenti): a partire dalle rinnovate divisioni nella destra, dalle condizioni in cui i 5Stelle si stanno trovando a Roma (che non è la Parma di Pizzarotti!), alla difficoltà di Renzi a ritrovare un protagonismo in assenza di progetti e sulle spalle un'arcisconfitta referendaria.

Ci vuole tempo quindi per tentare di rimettere assieme i cocci e per permettere anche che la crisi del renzismo dia una nuova identità alle forze che ruotano attorno al PD. Anzi,questa diventa una condizione senza la quale non è concesso procedere. Ancora una volta è Mattarella a dire che è necessario svelenire il clima politico. Che significa questo se non che bisogna rientrare nella 'normalità istituzionale'? Ci sembra che nella Magistratura ci sia chi sta lavorando per questo.

Aginform
21 dicembre 2016