Alitalia: una grande prova di dignità dei lavoratori

Anche se con decenni di ritardo, la lotta dei dipendenti di Alitalia si è sottratta al sordido gioco che governi, manager corrotti e sindacati confederali hanno condotto attorno alla compagnia di bandiera italiana. Con un no secco, la stragrande maggioranza dei dipendenti ha risposto al quesito referendario sull'accordo confezionato da CGIL, CISL, UIL e UGL che prevedeva altri mille licenziamenti, una sostanziale riduzione degli stipendi e un aumento dei carichi di lavoro.

Negli anni precedenti, con accordi capestro e con il consenso anche di un certo 'sindacalismo di base' erano già stati licenziati migliaia di lavoratori e introdotto un precariato diffuso per 'salvare' patriotticamente la compagnia di bandiera, anche se queste operazioni facevano in realtà da copertura a strategie di gruppi di potere internazionali e ad ambizioni manageriali lautamente retribuite di una classe imprenditoriale a cui si dovrebbe presentare il conto anche sul piano giudiziario.

Il gioco si stava ripetendo ancora una volta: un accordo al ribasso per i lavoratori e le lavoratrici, per avere poi mano libera per ulteriori manovre speculative. Stavolta però l'operazione non è riuscita. A mandare in fumo progetti e appetiti sono stati proprio coloro a cui confederali, mass media e ministri hanno rivolto il loro ricatto perchè votassero sì. Una grande scelta di dignità che è stata fatta nonostante i rischi che presentava.

A questo si attaccano ora il governo e gli altri attori della partita paventando esiti catastrofici che andrebbero gestiti da un commissario straordinario.

Purtroppo la situazione dell'Alitalia è stata compromessa dagli esiti delle precedenti crisi, quando il movimento è stato indebolito dalle soluzioni di 'salvataggio' all'insegna del meno peggio, un meno peggio che è costato diecimila esuberi, assunzioni precarie e licenziamento delle avanguardie di lotta.

Ora però c'è stata la svolta e, come abbiamo detto nel corso della trattativa, tutto si sposta sullo scontro politico perchè l'interlocurore aziendale, con la mossa del commissario straordinario, si deresponsabilizza e il governo dice no a ogni forma di nazionalizzazione. Su questo il governo si è già attrezzato, scatenando una campagna del tipo di quella dei 'fannulloni' del pubblico impiego per spiegare agli italiani che per risanare l'azienda sono stati sperperati alcuni miliardi di euro.

Ma chi li ha sperperati e perchè? Da qui deve partire la risposta dei dipendenti Alitalia, non solo per far pagare chi deve pagare, ma per non accettare di farsi scaricare addosso le conseguenze del modus operandi degli speculatori di stato.

La vertenza assume quindi necessariamente, per avere forza, il carattere di scontro politico aperto e insieme riveste anche un significato più generale rispetto al modo in cui si è risposto finora a governo e padronato che sono riusciti ad imporre le loro soluzioni.

La partita è indubbiamente dura e per giocarla i dipendenti Alitalia hanno bisogno non di sbandieratori di sigle, ma di compattezza, di determinazione nella lotta e di una solidarietà profonda nel paese.

E' un'occasione per provare a vincere.

Aginform
26 aprile 2017