A Palermo varie componenti della sinistra radicale, da Potere al Popolo a Rifondazione ai Cobas, non hanno perso l'occasione per manifestare contro "il governo fascio/razzista Lega/M5S". "No Summit, no frontiere, M5s traditori degli americani siete i servitori", gli slogan più gettonati
La battaglia che stiamo conducendo dentro la sinistra ci ha portato a individuare due argomenti convincenti a sostegno della nostra posizione sul governo gialloverde. Si tratta, in primo luogo, della valutazione sull'efficacia dello scontro che il governo porta avanti con Bruxelles sull'autonomia dell'Italia e, in secondo luogo, dell'indirizzo di politica sociale su pensioni, reddito di cittadinanza e pensione di cittadinanza che introduce criteri che vanno in senso opposto a quelli seguiti dai governi precedenti.
Queste scelte non sono certo i decreti di Lenin dopo la presa del potere dei bolscevichi ma, se si vuole evitare il senso del ridicolo e di squallore che il settore dei radikalen produce e che prescinde da ogni valutazione dei passaggi di questa fase, dobbiamo capirne il senso oggettivo.
A quanto detto potremmo aggiungere decisioni come quelle sulla prescrizione, la posizione del governo sulle autostrade e i servizi pubblici, dal referendum sull'ATAC all'Alitalia, e quello che sta avvenendo a Torino sul TAV. Queste scelte stanno producendo, come sappiamo, un'ondata di critiche feroci di tutto l'apparato istituzionale del pensiero forte del neoliberismo europeista ma anche il controcanto dei radikalen che guardano il dito e non la luna e si associano al coro generale.
In questo scenario si sta introducendo un terzo elemento, di politica internazionale, che sta modificando la posizione dell'Italia nel quadro delle relazioni geopolitiche, almeno su alcune questioni di non poco conto, e che va attentamente valutato. Sui giornali i commenti sono molto rari e molto cauti perchè parlandone si scoprirebbero altarini di cui gli europeisti avrebbero da vergognarsi di fronte all'opinione pubblica. L'accusa di isolamento del governo Conte infatti cozza contro un fatto come la conferenza di Palermo sulla Libia. Già da un po' di tempo si era notato un insolito attivismo di esponenti del governo gialloverde in direzione della Russia e della Cina. In Russia Salvini si era lasciato scappare che a Mosca si trovava a suo agio e il ministro Tria era andato a Pechino seguito da Di Maio. Nessuna rottura di alleanze, ma i segnali erano inequivocabili.
Ora siamo arrivati alla conferenza di Palermo sulla Libia a cui hanno partecipato, anche se con modalità diverse, i due protagonisti libici Haftar e Serraj, personaggi del calibro di Al Sisi e Medvedev, altre figure importanti del Medio Oriente e l'ONU.
Sembrava una conferenza di routine ed invece, alla fine è venuto fuori che l'Italia di Conte ha fatto la famosa mossa del cavallo che ha messo all'angolo sia Macron che la Merkel. Chi era dunque isolato in questo caso?
Chi osservi con attenzione l'avvenimento, i personaggi che vi hanno partecipato e le stesse dichiarazioni del rappresentante dell'ONU, può capire che la minimizzazione della conferenza da parte dei giornaloni (ormai dovremmo chiamarli giornalacci) fa parte della campagna di disinformazione partita dal 4 marzo, che copre il timor panico che le cose possano cambiare anche nelle relazioni internazionali dell'Italia.
Rispetto alle quali è importante mantenere quella lucidità che ci permetta di capire il senso degli avvenimenti che abbiamo di fronte. Lo diciamo non perchè ci siamo arruolati tra i fans di questo governo, ma per dare dignità a una posizione politica che ci è imposta dalla tradizione comunista e ci aiuta a capire chi sono 'gli amici del popolo' e che ruolo stanno svolgendo.
Aginform
14 novembre 2018