Uscita di sicurezza

Da: La rivoluzine francese in 47 schede [qui]

  Quando si entra in ballo bisogna ballare, ma anche avere un'idea di come uscire dalle difficoltà. L'abbiamo ripetuto fino alla noia che chiamarsi fuori non ha senso per chi vuole politicamente misurarsi con la situazione attuale. Bisogna però capire con chi si ha a che fare e non farsi incastrare nel gioco.

   Ci riferiamo ancora una volta agli sviluppi della situazione di governo e a quello che si prospetta nel prossimo futuro. A questo proposito non vi è dubbio che siamo entrati in una fase nuova in cui il patto di governo si sta sgranando ed emergono le difficoltà a tenere insieme quelle che si stanno delineando come tendenze che vanno in direzione diversa e anche opposta: Lega da una parte e 5 Stelle dall'altra. In particolare emerge che non si tratta più di una mediazione su singoli punti, ma di un asse strategico che difficilmente riuscirà a tenersi in piedi nel tempo.

   Come è ovvio che sia, i liberalimperialisti e quelli di 'sinistra' che gli fanno il verso si fregano le mani e pensano a una rivincita a portata di mano. Sarà cosi? Noi pensiamo al contrario che il percorso sarà più complesso e la conclusione non scontata.

   Intanto la partita di governo è ancora aperta e anche se Salvini incalza con il suo slogan 'grandi opere più sicurezza', i 5 Stelle tengono duro sulle loro postazioni a partire dal salario minimo. Il rischio è che se si portano le cose per le lunghe la situazione logorerebbe le forze in campo e in particolare i 5 Stelle. Diversa sembrerebbe la situazione per la Lega che è certa di poter estendere la sua egemonia a destra anche in caso di crisi di governo. Usiamo però il condizionale perchè Salvini, a nostro parere, fa i conti senza l'oste e questo si è già presentato nella veste del Russiagate. Qualcuno pensa che le cose in Italia possano essere in mano ad un Salvini qualsiasi oppure è giusto pensare che chi conta e decide vorrà dire la parola definitiva sulle soluzioni governative da adottare?

   Per questo la conclusione della vicenda, checchè ne dica Zingaretti, non è poi così scontata. Per ora comunque non dobbiamo anticipare i tempi e continuiamo a valutare una partita ancora aperta tenendo conto che l'arbitro potrebbe riservarci sorprese molto negative nella forma di un nuovo Monti in veste di decisionista salvatore della patria. La nostra posizione non è comunque quella di attendere sulla riva del fiume che passino i cadaveri dei nostri nemici, anche perchè così facendo gli unici cadaveri che vedremmo passare sarebbero i nostri.

   Dunque, torniamo a noi. Noi abbiamo affermato, assieme ad altri, che con i gialloverdi si apriva una fase nuova anche se dialettica. Il punto essenziale su cui faceva e fa tuttora leva il nostro giudizio è che nella nuova situazione erano state dette cose e prodotti fatti che rompevano con il liberal-imperialismo dei governi precedenti legati mani e piedi alla politica di Bruxelles. Per questo abbiamo invitato coloro che si rendevano conto di questa novità a scendere in campo e a rappresentare i nuovi sanculotti in previsione delle contraddizioni che sarebbero emerse. Qualche voce si è levata, ma piuttosto fioca e in parte anche stonata. Ora però siamo in presenza di una situazione più seria e difficile perchè la collaborazione nel governo gialloverde scricchiola e se non vogliamo che Conte diventi organicamente una pedina di Bruxelles, dobbiamo capire come affrontare la nuova fase.

   Facendo appello a tutti coloro che, a partire dal marzo 2018, hanno con lucidità interpretato la situazione che si andava determinando, è arrivato il momento di ragionare senza romanticismi e improvvisazioni e di passare dalle parole all'azione, facendo capire, in ambiti non ristretti, i punti su cui convergere. In primis la questione UE e della politica estera italiana. Su questo non dobbiamo fare demagogia, ma azione politica convincente e inserita anche nel contesto dello scontro in atto con Bruxelles di cui Salvini è parte. In secondo luogo, crisi o non crisi, non possiamo permetterci di far liquidare il programma sociale dei 5 Stelle, contro cui Confindustria e sindacati confederali si sono scagliati con rabbia, appoggiati dai liberalimperialisti e dai loro lacchè di 'sinistra', e che invece per noi è il punto di partenza per agganciare le questioni legate all'applicazione della Costituzione del '48.

Aginform
27 luglio 2019