Nota elettorale

  Domenica 27 ottobre si vota in Umbria. Nonostante il numero ridotto degli elettori (703.000) non è una elezione qualsiasi. Non abbiamo un candidato da indicare: qui vogliamo solo fare una breve considerazione sulla posta in gioco, da cui ciascuno potrà fare le deduzioni che ritiene più opportune.

   Certamente questa nota non può riguardare personaggi in cerca di gloria che per accaparrarsi uno zero virgola continuano a ingannare i compagni proponendo alternative a cui non credono neanche loro. Non a caso il percorso di costoro continua ad essere lastricato, solo per citare gli ultimi esempi, da 'rivoluzionari' del genere di Gennaro Migliore (oggi renziano) o Piero Sansonetti, l'ex direttore del quotidiano di Rifondazione Comunista che, con renziani e berlusconiani, rilancia il quotidiano Il Riformista finanziato dall'imprenditore (meglio 'immobiliarista') Romeo, imputato nel caso Consip.

   Il nodo di queste elezioni è però un altro. Da una parte c'è il blocco di destra che spera, con la vittoria in Umbria, di mettere in crisi il governo e riproporre Salvini leader. Dall'altra c'è uno scalpitante Renzi, che opera a tenaglia per arrivare allo stesso risultato. La caduta di questo governo dunque rimetterebbe in gioco forze che vogliono chiudere definitivamente la partita che si era aperta nel marzo 2018 e che continua a preoccupare, non a caso, un vasto settore di gente 'per bene', non dichiaratamente schierata a destra.

   Nel caso delle elezioni in Umbria non si tratta di ripetere il 'codismo' che certa sinistra ha espresso negli anni passati 'a prescindere', nei confronti dei fratelli maggiori che guidavano le liste elettorali. Nel caso di domenica prossima si tratta di valutare le conseguenze politiche di certi risultati. Chi ha orecchie (e cervello) per intendere intenda e senza abiure di sorta. La discussione la riprenderemo dopo il 27.

Aginform
24 ottobre 2019