LE QUESTIONI ESSENZIALI
fuori dal parlamentarismo e dalla retorica

Da intermarketandmore.finanza.com

Siamo ad un punto delicato della vicenda post elettorale e gli avvenimenti potrebbero spingerci a perdere l'orientamento e ad adottare schemi non adeguati.

In agguato ci sono due realtà che stanno lavorando per riportare indietro 'l'orologio della storia': la destra berlusconiana e il PD. Ambedue tendono a ridividersi la torta ritornando ad essere i protagonisti del vecchio bipolarismo. Inciucio o non inciucio, questo è l'obiettivo. Come si sa, con la vittoria dei 5Stelle e l'affermazione della Lega a costoro la situazione è sfuggita di mano, ma su tutto incombe l'occhio vigile e discreto (per ora) della UE che potrebbe mettere in moto al momento giusto una soluzione in salsa greca.

Ai due interlocutori principali spetta ora il compito di dimostrare a milioni di sostenitori di essere in grado di dare alla situazione soluzioni diverse e migliori, dal salario di cittadinanza, alle pensioni, ai rapporti con l'Europa, all'indirizzo dell'economia. Il voto a Salvini e a Di Maio non è stato un voto ideologico, ma una richiesta concreta di cambiamento. Dopo la svolta elettorale ci sarà la svolta su queste questioni? E se non ci sarà, quali scenari si determineranno? Ritornare ai vecchi schemi di interpretazione degli scenari futuri significherebbe non capire che l'equilibrio italiano non dipende più dalle manovre di Berlusconi e del PD, ma da come verrà superata la prova da parte dei vincitori e affrontata la crisi.

Questo discorso vale anche per la cosiddetta 'sinistra'. Il PD e dintorni mostra di credere nella possibilità di una rimonta in caso di difficoltà degli avversari, ma è un'illusione. Il PD postrenziano non potrà essere un punto di attrazione elettorale, anche se quello che accadrà con l'approfondirsi della crisi non saranno rose e fiori. Anche al partitino dell'1% bisognerà togliere l'illusione che la demagogia sul popolo possa andare oltre dalla conquista di qualche decimale. Quindi?

Quindi bisogna fare due considerazioni, una di fase e un'altra sul lavoro concreto e di prospettiva. Rispetto alla fase politica bisogna capire che dobbiamo agganciarci alla prospettiva che si è aperta dopo il 4 marzo. Andare avanti dunque in rapporto a ciò che avverrà, misurandosi con la concretezza delle questioni e lavorare anche affinchè le forze che si autoproclamano 'alternative' non inquinino la discussione (a partire dalla visione neoimperialista, ormai consolidata, della realtà internazionale).

Quanto al lavoro concreto e di prospettiva dobbiamo affrontare una discussione vera su tre questioni essenziali: 1) la questione della guerra che l'imperialismo occidentale fa incombere anche sull'Italia; 2) la necessità di riorganizzazione del fronte di classe, superando le degenerazioni in atto nel sindacalismo di base per ridare potere contrattuale ai lavoratori e combattere il nuovo schiavismo; 3) la crisi di civiltà dell'occidente capitalistico che va affrontata sia sulla base dell'esperienza del movimento comunista che definendo in termini teorici la nuova fase epocale.


Aginform
20 marzo 2018