I compagni Aldo Bernardini e Fulvio Grimaldi hanno partecipato il 16-17 giugno scorso, pochi giorni prima del blitz militare con cui Slobodan Milosevic è stato consegnato all’Aja, alla riunione del Comitato Internazionale per la Difesa del leader jugoslavo che si è tenuta a Belgrado contemporaneamente a una grande manifestazione di massa contro i Diktat a cui la Jugoslavia è sottoposta dai suoi carnefici. Ai compagni di ritorno da Belgrado abbiamo posto alcune domande.

Leggi l'intervista a Aldo Bernardini

Il Comitato Internazionale per la difesa di Milosevic

Intervista a Fulvio Grimaldi di ritorno da Belgrado

Che cos’è e cosa si propone il Comitato Internazionale per la Difea di Slobodan Milosevic (ICSDM)?

L’ICDSM e’ stato fondato a Berlino, il 24 marzo scorso, durante il primo Forum Europeo della Pace (vedi Aginform n. 18, marzo 2001). I suoi esponenti provengono da 20 paesi e sostegno alle sue attivita’ e’ stato offerto da 600 personalita’ accademiche, politiche, culturali e giuridiche di oltre 30 paesi, tra i quali nomi prestigiosi come il commediografo britannico Harold Pinter, 98 deputati su 130 della Camera Alta russa, William Spring presidente di "Cristiani contro la Nato" (Londra), il poeta greco Georgios Kakudilis, i dirigenti del Partito Comunista e del Partito dei contadini ucraini, dirigenti dell’International Action Center (N.Y.) di Ramsey Clark. E’ presieduto da Ramsey Clark e Velko Valkanov (parlamentare bulgaro, presidente dell’Unione Antifascista). Io sono vicepresidente insieme a Jared Israel (giornalista USA), Sergei Dovgan (Presidente del Partito dei Contadini di Ucraina), Liana Kaneli (deputato indipendente per il Partito Comunista Greco).

L’ICDSM si e’ riunito nei giorni 16, 17 e 18 giugno e, al termine, ha denunciato in una conferenza stampa le violazioni giuridiche e il degrado politico e morale impliciti nelle manovre per l’estradizione di Milosevic e di molti altri dirigenti serbi, le violazioni delle norme sanitarie a sua protezione, la continua repressione e persecuzione esercitata dal governo e dalle sue bande di teppisti nei confronti di esponenti del precedente assetto istituzionale e di centinaia di semplici funzionari e dirigenti d’impresa senza qualifica politica, ma le cui posizioni sono ambite da esponenti DOS, nonche’ le procedure di strangolamento messe in atto dalle istituzioni finanziarie internazionali per distruggere del tutto l’economia jugoslava.

Si parla tanto di "aiuti" alla Jugoslavia e della prossima "conferenza dei donatori"

Condizione per i prestiti è che i lavori di ricostruzione siano affidati a imprese straniere e che le aziende dismesse siano cedute a prezzi infimi alle multinazionali. Queste, se competitive nei confronti di aziende occidentali, verranno chiuse. E’ successo, tra tanti altri esempi, alla Light Bulb, grande fabbrica elettrica di stato ungherese, acquistata per pochi soldi dalla General Electric americana. La stessa ricetta shock inflitta, con i noti risultati, a Polonia, Ucraina, Bulgaria, Romania, ecc.

La Jugoslavia è afflitta da un racket mafioso interno, e da uno altrettanto criminale esterno, nel quale gli USA e la UE intimano: "O mi dai una fetta del tuo business, o ti faccio saltare per aria l’azienda". Il viceministro federale Miroljub Labus ha detto in una conferenza stampa: "Abbiamo 38 miliardi di dollari di debito. Se non consegnamo Milosevic, non ci saranno salari, pensioni, lavoro". E’ una cifra curiosa. Quando la Jugoslavia, nel 1992, fu espulsa dal FMI, il debito estero ammontava a 5 miliardi di dollari. Da allora piu’ nessun prestito, ma gli interessi sul debito hanno portato la cifra a 12 miliardi. A che cosa siano da attribuire gli altri 26 non e’ dato sapere. Forse sono i danni di guerra che Belgrado intende risarcire alla Nato?

Torniamo alle repressione del governo e delle bande di teppisti. Che idea te ne se fatto?

Girando per la Jugoslavia ho potuto raccogliere altri dati. Sono 40.000 i manager, imprenditori, funzionari, professionisti cacciati dai propri posti di lavoro con la feroce epurazione condotta da Otpor e dalla DOS. Come il PSS ha denunciato all’OSCE, senza esito alcuno, la DOS ha estromesso con la violenza la maggior parte degli eletti del PSS nelle amministrative del settembre scorso, quando il PSS aveva conquistato il 34,9% dei comuni. O attraverso la rimozione forzata delle giunte, o attraverso commissariamenti arbitrari, la DOS ha insediato proprie giunte in 29 comuni amministrati dal PSS e dai suoi alleati di sinistra. Questi comuni erano stati conquistati dalle sinistre nonostante l’allarme lanciato dalla solita Otpor, che "i villaggi e le citta’ che avessero votato socialista sarebbero stati di nuovo bombardati dalla Nato". Minaccia nient’affatto incredibile, se si ricorda con quale cinico razzismo l’Unione Europea decise, all’indomani dell’aggressione, di rifornire di quantita’ di combustibili, peraltro misere, soltanto i centri amministrati dalle destre. Una pratica cui si e’ piegata anche la CGIL nei suoi aiuti al Kosovo.

Non si vedono piu’ in giro nè i teppisti di Otpor, la cui ultima impresa era stata la campagna di cartelloni con il patriottico slogan "CONSEGNATELO" (Milosevic) e che dagli USA vengono tenuti in serbo nell’eventualita’ che si debba esercitare pressioni sull’attuale regime o destabilizzarlo, ne’ le inquietanti "camicie nere" a testa rasata che costituivano la guardia pretoriana di Djindjic. Un amico accademico, da sempre apartitico, mi racconta che, da criminali che erano, sono stati tutti assunti in polizia. Venti sono diventati guardie del corpo del primo ministro serbo, con una paga di 2.500 DM al mese. Tutti i maggiorenti della DOS sono circondati da nugoli di gorilla, quando Milosevic, al tempo della sua presidenza, si avvaleva di un’unica guardia del corpo.

Qual’è la situazione sociale del paese e come viene affronta dal governo amico della NATO?

Tasso di disoccupazione 60%. Tasso d’inflazione dall’ottobre scorso 85%, con un salto del 18% nell’ultimo mese. Lavorano a tempo pieno, perlopiu’ nell’edilizia, solo 850.000 operai. L’industria lavora al 10% della sua capacita’. Quasi tutti i salari arrivano con due, tre mesi di ritardo. Lo stipendio medio e’ di 100DM, sufficienti per comprare mezzo paio di scarpe. Mancano spesso i generi di prima necessita’. Tagli della corrente elettrica di sette ore ogni 24. La maggioranza dei raccolti sono falliti per mancanza di fertilizzanti e anticrittogamici e per la mancata bonifica dei campi costellati di bombe a grappolo. Fame diffusa. Negli ultimi due mesi le bollette di luce, gas, telefono sono aumentate del 16%. Ai disoccupati arriva un sussidio di 13 DM. Sono stati aboliti i buoni-cibo. Viene richiesto l’arretrato delle bollette che, durante il governo di Milosevic non era stato esatto.

Dopo i primi due provvedimenti legislativi presi dal governo al suo insediamento - amnistia e restituzione dei beni all’ex-re di Jugoslavia e amnistia, su ordine Nato, dei terroristi albanesi processati e condannati, accompagnata dall’arresto di Milosevic e di 250 dirigenti e militanti del Partito Socialista - viene ora avviata la privatizzazione dei servizi pubblici, gia’ prevista dal programma elettorale di Kostunica e a me da lui confermata in un’intervista, a partire da istruzione e sanita’. Le rette universitarie sono state quadruplicate (per Giurisprudenza da 300 a 1200 DM, ed e’ la retta piu’ bassa) e per le scuole superiori e’ stata introdotta una "partecipazione" finanziaria delle famiglie. La Jugoslavia, come Iraq, Cuba, Vietnam e altri stati vittime di aggressioni USA o Nato, garantiva l’assoluta gratuita’ di pubblica istruzione e sanita’ a ogni grado e livello. Nelle presenti condizioni del paese, questi costi significheranno l’espulsione dal sistema sanitario e scolastico superiore di almeno il 50% della popolazione.

Quali sono state in questo contesto le iniziative del Comitato internazionale?

Il Comitato, assistito da un team di giuristi internazionali guidato dall’avvocato canadese Christopher Black, ha svolto un approfondito lavoro di indagine sull’arresto e la detenzione di Milosevic. Le conclusioni, tratte dopo aver incontrato i magistrati inquirenti e Milosevic stesso in carcere (presenti due militari che hanno preteso la traduzione della conversazione svoltasi in inglese) e pubblicate in un documento diffuso durante la conferenza di tre giorni a Belgrado, sono l’inesistenza di qualsiasi elemento che potesse giustificare il protrarsi della detenzione del prigioniero.

Del resto la cosa è ufficiale: dopo quasi tre mesi di detenzione, prolungata due volte oltre i tempi stabiliti, e’ terminata l’inchiesta che avrebbe dovuto appurare le responsabilita’ di Slobodan Milosevic per quanto attiene a "abusi di potere". Specificamente gli era stato imputato di aver ordinato a un ministro e al direttore delle dogane di stornare fondi verso destinazioni ignote. Dopo aver ascoltato centinaia di testimoni, gli inquirenti non sono riusciti a trovare una sola prova a carico di Milosevic.

In compenso il viceministro della giustizia, Sarkic, non ha esitato a rivelarci le sue motivazioni personali: "Anni fa, ero magistrato, Milosevic mi sospese per 4 mesi dalla professione . Capirete che non ho gradito e che questo pesa. Eppoi non ho simpatie per socialisti e comunisti. Molti di noi vorrebbero vederli tutti appesi a un lampione. Cio’ non toglie che, dal punto di vista giuridico, non vi e’ al momento alcun motivo per tenere Milosevic in carcere."

I magistrati inquirenti lavorano in questa atmosfera. Uno di loro ha candidamente ammesso: "Io voglio fare l’avvocato. Ma qui, per fare quel mestiere, devi prima fare cinque anni il magistrato. Se io non mi piego alle pressioni che mi vengono dall’alto, posso dare l’addio al mio futuro professionale."

L’avvocato Black, a nome del Comitato internazionale, ha ribadito dunque il carattere tutto politico di quanto viene inflitto a Milosevic, motivato dalla sua decennale resistenza alla Nato e ai diktat imperialistici; e dalla necessita’ USA e UE di distruggere, eliminando il massimo punto di riferimento, tutte le forze jugoslave che difendono la sovranita’ nazionale.

Il Comitato, e anche i legali di Milosevic, hanno denunciato anche la montatura circa gli 85 corpi ritrovati nel Danubio, chiusi in un camion che, su ordine di Milosevic non suffragato da alcun documento o testimonianza, sarebbe stato fatto sprofondare nel fiume nel 1999. La scoperta sarebbe stata fatta da un subacqueo dilettante che avrebbe scoperto il camion a una profondita’ di 30 metri, allorche’ la visibilita’ in quelle acque non supera un metro. Quei corpi sarebbero stati poi seppelliti nella fossa comune scoperta nelle vicinanze dell’aeroporto militare di Belgrado, dove i media occidentali avrebbero denunciato la presenza di ben 800 corpi, per poi tacersi del tutto. Il ricordo va a Timisoara, dove al tempo della satanizzazione di Ceausescu, la stampa mondiale "trovo’" 2000 "vittime del dittatore", che risultarono poi corpi giustapposti, sottratti dall’obitorio e da un vicino cimitero. Scopo evidente: riesumare la montatura delle famigerate fosse comuni, nessuna delle quali, dopo aver scavato in mezzo Kosovo, ha potuto essere trovata (tranne una, con 136 corpi serbi). Il PSS chiede ora che sui corpi ritrovati si effettui l’esame del DNA e lo si confronti con quello dei famigliari di 1300 serbi scomparsi, nonche’ dei famigliari di albanesi denunciati come scomparsi. Si ricordera’ che la cifra ufficiale sulle vittime del Kosovo e’ di 3000, di cui 1300 serbi uccisi e altrettanti scomparsi. Questo, dopo una guerra tra esercito e separatisti e 78 giorni di bombardamenti Nato.

Il Comitato si è occupato anche della situazione in Macedonia?

L’ICDSM ha redatto un documento sugli avvenimenti in Macedonia, visti come la continuazione dell’aggressione Nato ai Balcani con l’utilizzo come fanteria delle bande terroristiche UCK, istigate ed armate dagli USA e dalle sue agenzie militari, come lo sono anche le forze armate macedoni. Lo scopo evidente e’ frammentare ulteriormente la regione per creare una serie di mininarcostati, affidati al controllo militare USA (in netta contraddizione con gli interessi europei) e alla criminalita’ organizzata albanese. Si ripete il modello Kosovo. Con l’obiettivo della Grande Albania, inizialmente portata avanti da Mussolini e Hitler con la cacciata di decine di migliaia di serbi dal Kosovo, si utilizzano le bande UCK per disintegrare la Macedonia con il pretesto dei diritti civili da riconoscere alla minoranza (20%) albanese e che, peraltro, in Macedonia sono largamente riconosciuti (come lo erano da parte di Belgrado in Kosovo). E’ iniziata la costruzione del corridoio 8 in partenza dal Mar Nero in Bulgaria e che, attraversata Serbia meridionale e Macedonia settentrionale, deve arrivare sull’Adriatico in Albania. Un corridoio che taglia fuori dai rifornimenti energetici l’Europa e di cui gli USA vogliono garantirsi, attraverso lo smantellamento di autorita’ statali nazionali, l’assoluto controllo.

L’attacco alla Macedonia, in partenza dal Kosovo controllato da 50.000 militari Nato e condotto con armi pesanti fornite dagli USA, dimostra che nessuna subordinazione alla Nato protegge un paese dal terrorismo grandalbanese organizzato dalla Nato. Il governo macedone ha eseguito tutti gli ordini della Nato. Ha accettato l’associazione alla Nato tramite la "Partnership for Peace" (fase che precede l’ingresso vero e proprio, cui anela anche Djindjic), ha accettato truppe Nato sul proprio territorio, ha chiesto di entrare a far parte dell’UE, ha consentito alla Nato di utilizzare il proprio territorio per condurre attacchi contro l’amica Jugoslavia. Tutto cio’ dimostra che se uno stato cede anche una piccola parte della propria sovranita’ nazionale alla Nato, la Nato presto o tardi se la prende tutta. La Nato non ha amici, solo future vittime.

La NATO si appresta a intervenire con un proprio contingente che comprenderebbe un cospicuo numero di soldati italiani

Sull’imminente impiego di militari italiani anche in Macedonia e sul presunto disarmo "volontario" che si chiede al’UCK ha attirato l’attenzione Zivadin Jovanovic, intimo collaboratore di Milosevic, a suo tempo universalmente rispettato come ministro degli esteri jugoslavo, parlando alla manifestazione indetta dal PSS. "Si ripete - ha detto Jovanovic - la farsa del Kosovo dove il disarmo dell’UCK si e’ trasformato nella creazione di una polizia armata onnipotente, chiamata Corpo di Protezione del Kosovo, che ha attuato in prima persona l’unica, vera pulizia etnica condotta in Kosovo, quella che ha portato alla cacciata di quasi tutta la popolazione serba e all’assassinio di migliaia di inermi cittadini di ogni etnia. L’ingresso Nato in Macedonia equivale a quello in Kosovo ed e’ destinato a dare copertura alle attivita’ disgregatrici dei terroristi albanesi, al fine di smembrare anche la Macedonia e porre l’intera regione sotto il controllo USA, presente con la piu’ grande base statunitense d’Europa, costruita e manutenuta dalla compagnia USA Halliburton, di cui e’ capo il vicepresidente Dick Cheney e che controlla anche il consorzio AMBO che ha iniziato a costruire, in coincidenza con la sovversione in Macedonia, il famigerato corridoio 8 dal Caucaso alla Macedonia e all’Albania".

Fulvio Grimaldi

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