I compagni Aldo Bernardini e Fulvio Grimaldi hanno partecipato il 16-17 giugno scorso, pochi giorni prima del blitz militare con cui Slobodan Milosevic è stato consegnato all’Aja, alla riunione del Comitato Internazionale per la Difesa del leader jugoslavo che si è tenuta a Belgrado contemporaneamente a una grande manifestazione di massa contro i Diktat a cui la Jugoslavia è sottoposta dai suoi carnefici. Ai compagni di ritorno da Belgrado abbiamo posto alcune domande.

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«Difficile pensare a una vergogna maggiore»

Intervista ad Aldo Bernardini di ritorno da Belgrado

Il putsch elettorale di ottobre, la violenta repressione scatenata, le defezioni di molti opportunisti nelle stesse file del partito socialista non sono dunque bastate a piegare ogni resistenza della Jugoslavia ai piani degli imperialisti? Quali sono le ragioni profonde di questa resistenza? Quali le prospettive?

E’ un dato di fatto che la resistenza di una forte parte degli iugoslavi all’imperialismo non è stata piegata. Il popolo sta già provando le delizie del liberismo. Prezzi e tariffe salgono, sono state introdotte tasse alte per l’Università e la scuola superiore. Il nucleo duro dell’idea socialista non è spento, come del resto il forte senso di dignità nazionale e di spirito di indipendenza in strati numerosi della popolazione. Anche la rabbia per la barbarica aggressione subita resta viva in moltissimi: chiara è anche la coscienza che quell’aggressione ha lasciato aperti ed ha aggravato tutti i problemi, come dimostra ora la situazione della Macedonia. La malafede degli aggressori NATO appare palese, quando scoprono i miliziani albanesi dell’Uck come terroristi dopo averli evocati, finanziati ed armati solo in funzione antijugoslava e per mettere piede nel Kosovo. La situazione resta peraltro difficile, perché i mezzi di comunicazione sono totalmente nelle mani delle attuali autorità completamente asservite all’occidente. Mi pare comunque di aver notato una certa ripresa del partito socialista,

I Quisling di Belgrado fanno grandi professioni di democrazia e di rispetto del diritto. A parte la violenza squadristica scatenata contro gli avversari quale è in realtà il loro comportamento sul piano giuridico nella vicenda emblematica di Milosevic?

Non vi è dubbio che l’attuale governo, nato chiaramente dal ricatto occidentale e da un vero e proprio putsch innestatosi sulle elezioni del settembre scorso, sa benissimo di poter sopravvivere soltanto appoggiandosi, e quindi asservendosi, all’occidente. La difficile situazione sociale porta, anche se l’opposizione socialista può ancora esprimersi (ma fra pressioni, minacce, arresti e la mancanza di spazi comunicativi), ad una sorta di fascismo strisciante. L’illegalità regna in larga misura, soprattutto nella repressione di esponenti dell’era Milosevic. Per prendere emblematicamente la situazione di quest’ultimo, la sua incarcerazione appare totalmente infondata: i suoi avvocati ci hanno mostrato i dossiers e se ne deduce, come gli stessi inquirenti sono costretti ad ammettere, che sinora non vi sono elementi a carico di Milosevic sul piano degli asseriti reati finanziari. Ma pur essendo scaduti i termini della (infondata) carcerazione preventiva è prevedibile che non verrà rilasciato o in quanto si inventeranno nuovi episodi o in quanto si cercherà di consegnarlo al Tribunale dell’Aja.

Tale consegna viene pretesa dagli Stati NATO al fine di aprire crediti alla Jugoslavia, attribuendo somme (da restituire con interessi e quindi con futuro strangolamento) che sarebbero dovute invece come risarcimento della illegale aggressione. Una prima gravissima illegalità del presente governo, un vero e proprio tradimento, è la rinuncia a tali diritti per ottenere prestiti condizionati alla consegna del precedente presidente sempre democraticamente eletto e simbolo dell’indipendenza del Paese. Forse l’immagine di Giuda è quella appropriata.

In secondo luogo, si rinuncia alla posizione inizialmente espressa dall’attuale presidente Kostunica, che aveva chiaramente e giustamente sottolineato l’illegalità totale del Tribunale dell’Aja: un’invenzione mai finora attuata di intromissione dall’esterno nella giurisdizione penale di uno Stato sovrano, ammissibile soltanto in situazioni di occupazione o amministrazione internazionale di territori. La Jugoslavia viene dunque assimilata ad uno Stato vinto ed occupato: è l’attuale governo a comportarsi in tal modo.

Il Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite non ha certamente il potere, secondo la Carta, di prendere una misura, come l’istituzione di un tribunale penale ad hoc per giudicare individui e addirittura organi di uno Stato sovrano. Questo è contrario a principi basilari del diritto internazionale e della stessa Carta delle N.U.. Del tutto illegale è poi, dal punto di vista jugoslavo, l’estradizione di un cittadino (e al di là di là di ogni sofisma tale è la consegna a un tribunale anche c.d. intemazionale), vietata dalla Costituzione federale e da quella serba. Pare stia miseramente fallendo, per la resistenza dei socialisti montenegrini, il tentativo di far passare a livello federale una legge ordinaria, per l’estradizione di Milosevic e altri (naturalmente, ci sarebbe voluta almeno una legge costituzionale). A questo punto, per cedere al ricatto vergognoso occidentale, gli attuali reggitori stanno pensando ad una legge (anche qui, solo ordinaria?) a livello serbo, dove avrebbero la maggioranza richiesta. Si scordano che il diritto federale jugoslavo prevale su quello serbo... e si dice persino che, per superare tutti questi ostacoli, sarebbero disposti a proclamare la "secessione serba", rompendo essi con il Montenegro e quindi distruggendo la Federazione Jugoslava: al fine di soggiacere al ricatto. Difficile pensare a una vergogna maggiore! (In efetti la consegna di Milosevic è avvenuta pochi giorni dopo che sono state pronunciate queste parole, con un vero e proprio colpo di mano, senza più nemmeno l’ombra di un procedimento legale, NdR).

Alla manifestazione di Belgrado hanno partecipato diverse personalità non jugoslave. Si sta concretamente profilando un fronte internazionale contro la continuazione della guerra contro la Jugoslavia con altri mezzi?

A Belgrado, a Piazza della Repubblica, vi è stato un grande e intenso comizio popolare con la partecipazione anche di personalità straniere, a cui ha fatto seguito un corteo imponente di almeno 25.000 persone che per sette chilometri hanno attraversato la città sino al carcere che rinchiude il presidente Milosevic. Anche se vi è stato qualche sporadico contestatore, il corteo ha avuto applausi e approvazioni da numerose persone affacciatesi dagli appartamenti lungo la strada o presenti ai margini di questa. Sta dunque anche a noi realizzare un fronte internazionale contro la continuata aggressione alla Jugoslavia, purtroppo sostenuta oggi dall’interno dai Quisling attuali.

Aldo Bernardini


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