I dubbi dei compagni

Care compagne e cari compagni, ho di recente scaricato dal vostro sito alcuni fra i primi numeri di Aginform, rimanendo particolarmente interessato dagli articoli sulla Cina contemporanea contenuti sul numero 2 nonchè dallo scambio di lettere fra voi e un compagno riguardo la questione (tutto ciò pubblicato sul numero 3).

Premetto anzitutto, prima di entrare nel vivo di ciò che voglio comunicarvi, che chi scrive non è un super esperto dell’economia nè dei testi "sacri" del Socialismo Scientifico... dunque le mie riflessioni sul "dilemma Cina" non potranno che essere basate sul poco che posso sapere e vedere su quella che attualmente è l’esperienza del Socialismo di Mercato avviata nella Repubblica Popolare Cinese. Personalmente ritengo non vi siano dubbi sul ruolo che la Cina moderna gioca, e che in futuro sempre di più giocherà, nella lotta all’Imperialismo; conservo però dei forti dubbi sul fatto che la Cina non si stia avviando sulla via della restaurazione del capitalismo.... questi dubbi mi derivano da una serie di considerazioni:

1. Se è vero che, già col 20° congresso del PCUS, i revisionisti moderni avevano progressivamente abbandonato la via al Comunismo introducendo progressivamente sempre più elementi capitalistici nelle società socialiste, agevolando di fatto le infiltrazioni della borghesia in tali società e finendo addirittura per diventarne essi stessi una componente essenziale, perchè mai in Cina non dovrebbe esserci il rischio che ciò si ripeta?

2. In un certo qual modo l’introduzione di rapporti economici (di conseguenza anche sociali) capitalisti, non crea essa stessa un meccanismo che strutturalmente diventa, se non impossibile, almeno molto difficile da governare in termini di edificazione (o rafforzamento) di una società socialista?

3. In uno degli articoli pubblicati su Aginform 2 (non ricordo se quello sul PCC o quello sulla Cina) riconoscete che, seppure non molto estesa, una borghesia piuttosto ricca esiste in Cina. Siamo sicuri che il corso politico attuale non finisca per rafforzarla, magari grazie all’appoggio che questa potrebbe avere da sue propaggini in alcuni settori del PCC?

4. Sempre su Aginform 2 (e sempre in uno degli articoli sulla Cina) mi pare che esprimiate un giudizio negativo sulla Grande Rivoluzione Culturale Proletaria. Io non conosco tutte le vicende attraverso le quali questa si è articolata e personalmente non nego il fatto che questa abbia avuto degenerazioni anche brutali. Tuttavia non dimentichiamo l’obiettivo perseguito da Mao con essa: mobilitare le masse, restituendo ad esse iniziativa politica, e nel contempo rivelare e privare di potere i borghesi nello Stato e addirittura nel Partito (bombardate il Quartier Generale!!!). Per quel poco che so, Mao muore con la paura che se la Destra del Partito avesse preso il potere sarebbe stato un disastro per il Proletariato e le masse tutte. Non sarà che l’attuale corso politico cinese possa essere già di per sè l’incarnazione dei timori di Mao ?

Ho focalizzato nelle quattro domande di sopra quelli che sono i miei dubbi sull’attuale corso politico in Cina, anche alla luce di un rapporto di continuità fra esperienze del passato e quelle del presente che i comunisti devono sempre tenere a mente. Sottolineo che comunque, nonostante i dubbi che ho espresso sulla Cina Popolare oggi, mi piacerebbe affrontare la questione senza dogmatismi. Fraterni saluti comunisti

Massimo Meloni


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