«Non ci aspettiamo niente di nuovo»

Interveniamo sull’articolo apparso sul n° 27 di Aginform: "L’utopia della pace e la realtà della guerra".

Amedeo Curatoli dà un’interpretazione dei grandi sconvolgimenti avvenuti a seguito del XX° Congresso del PCUS, con il famoso "rapporto segreto" di Krusciov (di cui noi comunisti italiani siamo stati informati prima dagli americani).

Ci troviamo d’accordo col compagno Amedeo nel constatare le difficoltà dei partiti comunisti a prendere posizioni contrarie: solo i partiti comunisti cinese e albanese si sono opposti.

Curatoli mette in giusta evidenza le capriole di Togliatti: dopo il ventesimo egli non era più il "compagno Ercoli". Che i cinesi e gli albanesi avessero ragione è ormai provato dai fatti.

I compagni cinesi non si sono limitati ad opporsi alle tesi del XX° Congresso ma hanno fatto una seria analisi sul perché sia avvenuto che la componente di destra abbia prevalso. In Cina, allora, il potere era nelle mani della sinistra, con Mao segretario generale. I cinesi, avendo affrontato nel loro paese grandi battaglie sociali, hanno capito che finché esistono le classi esiste la lotta di classe e questa si ripercuote anche nel Partito.

Nei partiti al potere il revisionismo ha bloccato l’avanzata verso nuove conquiste di giustizia sociale e di libertà. Nei partiti che, pur non essendo al potere, hanno avuto un ruolo importante tra la classe operaia e le massi popolari (es. il PCI), dopo la svolta, ha prevalso la via elettoralistica a scapito delle lotte di classe, si è rafforzata l’alleanza con i ceti medi, fino a ridurre il partito ad una aggregazione interclassista alleata della grande borghesia.

Cosa si può fare affinché la lotta di classe si sviluppi anche in quei partiti che si dicono "comunisti" o di sinistra?

Per tornare ad avere lo strumento necessario (un vero partito comunista) i compagni, sia che operino all’interno degli attuali partiti oppure si siano organizzati in gruppi, devono essere sempre presenti nelle lotte, con modestia, anche per obiettivi parziali, ma con la consapevolezza che prima o poi i lavoratori capiranno che le lotte non sono sufficienti e non danno risultati duraturi se non si trasformano in lotta per il potere.

Il nostro compito è quello di propagandare, insieme ad obiettivi sindacali, contenuti di prospettiva e di difendere tutta la gloriosa storia dei comunisti e dare fiducia per il futuro.

Dialoghiamo con il compagno Amedeo riguardo alla Cina e al partito guida che si chiama ancora comunista. Condividiamo le sue speranze di un futuro ritorno della Cina sulla via gloriosa della sua esperienza rivoluzionaria. Ma per ciò che riguarda il XVI° Congresso, che si terrà in ottobre, non ci aspettiamo nulla di positivo.

L’attuale dirigenza di destra preparerà tutto per bene: magari farà pure qualche affermazione di sinistra, un accorato appello all’unità nazionale, per distogliere la classe e le masse popolari dagli enormi problemi interni, ma di sostanza ne vedremo poca.

Tutto questo però non durerà all’infinito poiché le contraddizioni di classe, in Cina, sono enormi: la classe operaia è molto numerosa e sfruttata, ci sono centinaia di milioni di contadini poveri, si contano molti milioni di disoccupati.

In una società in grande evoluzione, con una minoranza di cittadini arricchiti a scapito della stragrande maggioranza, non sarà facile per i veri comunisti cinesi - che pure ci sono - sparare sul quartiere generale e nello stesso tempo difendere l’indipendenza nazionale dalle aggressioni imperialiste poiché, con l’avanzare della crisi del capitalismo, l’imperialismo non si limiterà alle attuali aggressioni contenute ma punterà a qualcosa di più sostanzioso.

Noi comunisti dobbiamo difendere la Cina come stato indipendente, poiché, per il fatto stesso di esistere, essa rappresenta un ostacolo alle mire dell’imperialismo anche sul piano della concorrenza commerciale.

Il nostro appoggio principale deve però essere rivolto alla classe operaia e alle masse popolari cinesi e alla loro lotta contro lo sfruttamento oggi e, in prospettiva, alla lotta che dovranno sviluppare per riappropriarsi del loro glorioso Partito Comunista.

Severino Gambato e Ilario Griggio
del Coord. Lavoratrici e Lavoratori Calzaturieri Comunisti della Riviera del Brenta

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