Scrivo a proposito della polemica di Tiziano Tussi sulla Resistenza irakena (Iraq: preti e comunisti), polemica decisamente miope e priva di ogni serio riferimento marxista, alla quale ha compiutamente risposto il compagno Bronzi.
Quel che preoccupa davvero nella questione è la ricerca a sinistra di qualsiasi alibi da mercatino rionale per evitare limpegno e la mobilitazione costante contro limperialismo americano, che è la battaglia essenziale per tenere aperte prospettive di resistenza qui (non in Iraq e grazie proprio allIraq) contro lattacco sempre più selvaggio alle condizioni di vita, di democrazia e di civiltà (questa è la vera guerra di civiltà) della classe lavoratrice italiana, da parte di un Governo e, ahimè, di una sedicente opposizione, che ha fatto del servilismo verso gli USA lo strumento fondamentale di controllo del Paese.
Ritengo inutile, dunque, richiamare a Tussi le decine di citazioni che Marx, Lenin, Stalin, Gramsci ci hanno proposto rispetto alleterna questione dei compagni di viaggio: lo ha già fatto molto meglio il Comp. Bronzi.
Mi piace però citare almeno un episodio storico quasi sconosciuto di ineccepibile chiarezza nella battaglia anti-imperialista dei comunisti italiani. Nella guerra combattuta nel 1936 in Etiopia per resistere allaggressione dellimperialismo italiano di Mussolini si sono battuti nelle file del Negus contro lesercito fascista anche 38 comunisti italiani, fra i quali il leggendario livornese Ilio Barontini.
Pochi, certo, ma erano pochi anche i comunisti italiani in quei giorni e 38 sono andati a rischiare la pelle non per il Negus ma contro limperialismo per la libertà dei popoli, esattamente come subito dopo andarono in Spagna: di quei 38 comunisti i lavoratori italiani dovrebbero essere orgogliosi perchè per loro si sono battuti contro limperialismo fascista che doppiamente li derubava.
Dunque, altro che preti compagni di viaggio e di resistenza sai che fior di progressista, che rivoluzionario era il Negus e il suo Impero ma non potevano esserci dubbi e non ce nerano per i comunisti circa la scelta da che parte stare.
Credo davvero che questa sia, ben oltre il modesto peso sostanziale, per la forte valenza teorica ed etico-politica, una lezione storica attualissima . Varrebbe la pena ricordarla più spesso ai cialtroni sedicenti rivoluzionari.
Paolo Pietrini