Considerazioni sull'incontro di Torino

Cari compagni,

ho partecipato alla riunione di Torino del 18 e 19 Novembre e vorrei fare alcune considerazioni e proposte in merito.

Innanzitutto mi pare si sia registrata una sostanziale concordanza di vedute sulle questioni politiche fondamentali. Tutti si sono detti d’ accordo su:

a) L’ inesistenza oggi in Italia di un partito realmente comunista.

b) La necessità di lavorare alla costruzione (a tempo debito) di un partito vero, avente una reale presenza fra le masse lavoratrici, anche se non di massa (evitare di creare sulla carta l’ ennesimo sedicente partitino, di fatto inesistente).

c) L’ ovvia necessità che il partito da costruire si basi sui principi del marxismo-leninismo, dell’internazionalismo proletario, sulla lotta contro il revisionismo ed il dogmatismo (per un marxismo-leninismo autentico, quindi critico, creativo, in grado di svilupparsi adeguatamente alle trasformazioni sociali oggettive in atto senza derogare dai principi).

Diversità di opinioni si sono avute su:

a) L’ accento da porre secondo gli uni (mi è sembrata la maggioranza dei partecipanti) principalmente sulla lotta contro il revisionismo, secondo gli altri soprattutto sulla lotta contro il dogmatismo (ma nessuno ha negato che entrambe queste deviazioni vanno combattute).

b) La prevalenza dagli uni posta sulla necessità di avere un reale radicamento sociale nel proletariato, anche se si tratterà di un partito di quadri e non di massa, ma in grado di praticare realmente una linea di massa, dagli altri sulla esigenza di avere uno "Stato maggiore" forte e preparato teoricamente (nessuno ha negato la necessità di entrambe queste componenti del partito, nonché del livello intermedio di collegamento fra questi due, secondo la concezione gramsciana).

c) La valutazione del PRC, che tutti hanno negato trattarsi di un vero partito comunista, tutti hanno ammesso essere costituito anche da sinceri comunisti, ma a proposito del quale la minoranza (all’incontro di Torino) di iscritti ad esso ha affermato la possibilità e la necessità di lavorarvi anche all’interno, gli altri (la maggioranza) hanno sostenuto che debba essere combattuto in quanto principale ostacolo oggettivo sulla strada della costituzione del Partito (realmente) Comunista di cui c’è bisogno ed alla quale è necessario lavorare.

Al termine dei lavori sono state approvate due mozioni: una di solidarietà internazionalistica verso tutte le forze che si battono contro l’ imperialismo, ed in particolare per quelle organizzazioni e quei popoli che più duramente in questo momento stanno subendo durissime e sanguinose repressioni; l’altra, più immediatamente politica, che propone ai partecipanti di riconvocarsi fra qualche mese (all’ incirca a Febbraio), eventualmente allargando la partecipazione ad altri gruppi o singoli interessati a lavorare alla ricostruzione del Partito Comunista, al fine di passare ad una fase operativa, di cominciare a fare qualcosa di concreto in tal senso, come avevano richiesto a gran voce molti degli intervenuti.

A questo proposito, mi sembra che il prossimo incontro di Febbraio debba essere preparato accuratamente e preceduto da un dibattito sulle nostre riviste su proposte di concrete decisioni operative da prendere in tale sede. Non possiamo permetterci di giungervi senza aver definito precise proposte pratiche da discutere, da precisare, integrare, eventualmente da modificare in quella seconda riunione, pena il pericolo che fra i compagni finisca per diffondersi il pessimismo, la sfiducia e la passività.

Per parte mia, nell’ ambito di questo necessario dibattito preparatorio, ritengo di sostenere la proposta avanzata nel suo intervento scritto inviato a Torino dal compagno Giuseppe Amata, che forse molti riterranno estremistica e provocatoria: se non realizzarla immediatamente, cominciare almeno a ragionare ed a lavorare sull’ipotesi di scioglimento ed unificazione delle riviste e dei gruppi culturali e politici (esterni al PRC) che concordano sostanzialmente, come è stato verificato a Torino, sulle questioni teoriche, ideologiche e politiche fondamentali relative alla necessaria ricostruzione di un autentico Partito Comunista, a cominciare dalle due testate che hanno organizzato ed organizzano questi incontri di lavoro.

Ai compagni iscritti al PRC si potrebbe invece chiedere di pensare ad una loro collocazione prevalente all’interno della testata che dovrà a mio avviso nascere dalla fusione di quelle esistenti nonchè dell’organizzazione (non ancora il partito ma una sorta di embrione di esso) che la promuoverà; cioè innanzitutto di dichiararsi esplicitamente aderenti di tale organizzazione e di profondere il loro impegno di ricerca, culturale ed anche politica, in modo decisamente prevalente e prioritario nell’ambito di tale organizzazione e dei suoi strumenti ed organi di stampa, anche a costo del rischio di sanzioni da parte del PRC (che in questo caso si sputtanerebbe come partito pseudocomunista od anticomunista; meglio sarebbe comunque probabilmente se per tutta una fase preparatoria necessariamente precedente la costituzione del vero Partito Comunista, che non può essere improvvisata, questi compagni potessero continuare a lavorare anche nel PRC, per giungere a tempo debito a tale traguardo per noi imprescindibile nel migliore dei modi).

Comprendo bene di chiedere ai compagni che pubblicano le varie testate attualmente esistenti un grosso sacrificio; anche per questo propongo per lo meno di cominciare a pensare ad un tale obiettivo, di cominciare a porselo, senza pretendere di stabilire prematuramente scadenze affrettate.

Comprendo anche che non ci si può attendere da una tale unificazione una sorta di pura e semplice somma algebrica delle iniziative editoriali attualmente esistenti (non è detto che unificando due pubblicazioni mensili, più qualche altra quantitativamente "minore" - questa sottolineatura e queste virgolette spero bastino per non essere frainteso! - si possa immediatamente ottenere un buon quindicinale); si otterrebbe comunque un salto di qualità importante sulla strada della ricostruzione del partito.

D’ altra parte pretendere di continuare ad ogni costo a coltivare il proprio orticello, anteporre alla ricostruzione del partito la propria carriera giornalistica, peraltro assai modesta, significherebbe non essere dei veri comunisti ma degli egocentrici e narcisisti intellettuali piccolo-borghesi.

Così pure, da parte dei compagni attualmente iscritti al PRC, anteporre al lavoro per la ricostruzione del partito autenticamente comunista i vantaggi che da tale appartenenza si possono ricavare nel proprio lavoro accademico o magari, in un domani, da eventuali candidature a posti di comando delle istituzioni statali significherebbe comportarsi non già da comunisti, bensì da fottuti opportunisti.

Giulio Bonali

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