Brigatisti e Comunisti

Francamente, nel contesto dello scontro che si è innescato con la guerra contro la Jugoslavia non ci saremmo aspettati un'uscita come quella di coloro che si definiscono BR e che hanno scelto di rilanciarsi uccidendo il consulente di Bassolino, Massimo D'Antona. Potevamo immaginare che i livelli imposti dallo scontro provocato dalla guerra potessero trasformare azioni armate in progetti strategici, ma sempre relativamente alla questione all'ordine del giorno, cioè la guerra.

Invece ci siamo trovati di fronte a un rituale ben conosciuto, fatto di documenti strategici chilometrici, di obiettivi fumosi e cervellotici, di riproposizioni di meccanismi militari da banda Bonnot. Perchè? L'interrogativo è serio e nei prossimi mesi dovremo dargli una risposta. Ora ci mancano gli elementi e ci limitiamo quindi ad alcune considerazioni.

La prima è questa: a chi è venuto in mente, in un contesto in cui la questione essenziale era e rimane la continuità e la durezza dello scontro sulla questione della guerra e della NATO, di andare a proclamare un'improbabile guerra di classe, deviando il movimento dall'obbiettivo principale, e cioè la lotta contro la guerra? E' possibile che di fronte a una posizione così demenziale non ci sia stato qualcuno che ha posto il veto? Oppure qualcun altro ha sollecitato questa scelta?

Guardando il solito spettacolo dei rappresentanti delle istituzioni che commemorano i morti per terrorismo, ci è sembrato di cogliere quel clima propizio al superamento di tutte le contraddizioni di fase e al rilancio dell'unione sacra che serve così tanto in momenti di difficoltà, non risultando poi così convincente la guerra 'umanitaria' per il Kosovo. L'interrogativo rimane dunque sempre lo stesso: a chi giova?

Sia chiaro, noi non siamo tra quelli che fanno dichiarazioni non violente o contrappongono il lavoro di massa ad altre forme di lotta. Non siamo così ipocriti da parlare di non violenza di fronte alla violenza della guerra imperialista; sarebbe una forma di imbecillità e/o di opportunismo. Il nostro punto di vista su questa sortita delle BR parte unicamente da una concezione di classe dello scontro, che si basa su due fondamenti essenziali: il significato e il peso politico delle azioni e il contesto oggettivo da cui esse scaturiscono. Se consideriamo i fatti partendo da questi due punti di riferimento, saremo in grado di valutare correttamente il significato dell'uccisione di Massimo D'Antona e i proclami delle nuove BR.

Su questo ritorneremo sicuramente nei prossimi numeri di AGINFORM, considerando la nostra battaglia di comunisti legata a una visione marxista del mondo e contro ogni forma di degenerazione avventuristica della lotta che può giovare solo al nemico.

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