La resistenza immaginaria
degli antimperialisti perbene

Risposta a Tiziano Tussi

In risposta a Tussi si legga anche la lettera inviata dal compagno Pietrini

Iraq: preti e comunisti. Così il titolo di un intervento su www.resistenze.org a firma Tiziano Tussi. L’argomento trattato è lo sciopero della fame dei compagni del comitato Iraq Libero a favore del visto d’ingresso per la Conferenza Internazionale dell’ 1 e 2 ottobre a personalità della resistenza irachena e la stessa Resistenza Irachena. L’autore, ergendosi a difensore del marxismo, ha bollato e trascinato in giudizio ambedue i soggett, con l’accusa di essere antimarxisti e reazionari.

Visto che in questo processo vi sono gli imputati, il giudice e l’accusa, dovrebbe esserci almeno uno straccio di difesa. Non essendosi fatto avanti nessun volontario, vorrà dire che si dovranno accontentare di una difesa d’ufficio. Analizziamo l’atto d’accusa che viene mosso contro di loro. Tussi, gelosa vestale del pensiero comunista, unico interprete dell’ortodossia e per tale unico ad essere autorizzato ad emettere inappellabile giudizio su chi sia o meno comunista, condanna gli imputati per aver osato - udite, udite - praticare come forma di lotta, pensate un po’, il digiuno che, come si sa, è un esclusiva ghandiana e, prosegue l’accusa, aver osato schierarsi con la Resistenza irachena che, secondo l’illuminato, non può essere definita tale infatti è “cosiddetta” Resistenza irachena, perché a suo dire diretta ed egemonizzata dagli ayatollah e, come gli diceva anche un amico, “dove ci sono i preti non ci sono i comunisti”.

In giurisprudenza la norma di legge astratta è interpretata dal giudice e applicata alla situazione concreta. Qui ci troviamo, nella migliore delle ipotesi, davanti a un'interpretazione che in giurisprudenza viene definita estensiva, cioè il senso della norma è esteso oltre il senso che si ricava dalla semplice lettura della stessa. A questo punto ci chiediamo: è giusto ciò che sostiene l’autore, pardon il giudice? Esistono degli stereotipi di lotta comunisti, deve essere condannata una resistenza contro un’invasore solo perché i comunisti non sono egemoni e sono al suo interno una sparuta presenza? A noi sembra proprio di no e forse lo deve sembrare pure a Tussi se, per giustificare la sua posizione, è costretto a fare delle bizzarre affermazioni sulla Resistenza italiana e sulla guerriglia sandinista e a riconoscere che solo due su cinque invitati alla conferenza sono preti e che differenze tra i cinque verso la religione non interessano.

Una prima difesa dalle accuse mosse da Tussi viene proprio dallo stesso sito, su cui è pubblicato un intervento di Salah al Mukhtar, che tra l’altro è uno degli invitati alla conferenza, dirigente del partito Ba’ath. Dunque dice Mukthar: “L'attuale resistenza in Irak non è stata preparata dal governo iracheno, ma dalla direzione del partito Ba’ath…. I gruppi preparati per la guerriglia urbana comprendevano, oltre alle forze armate irachene, organizzazioni chiamate ‘I Feddayn di Saddam’, e combattenti del partito Ba’ath, come pure i quadri dello stesso partito. Alla luce di quanto ho detto, lei può concludere che la resistenza è stata preparata principalmente dalla dirigenza politica irachena……. Al momento attuale abbiamo molti gruppi differenti che lottano contro l’occupazione coloniale americana, e queste organizzazioni hanno caratteri ideologici diversi e comprendono forze progressiste, gruppi religiosi, nazionalisti, ma l’organizzazione principale resta quella del partito Ba’ath”. Alla domanda: “se la resistenza è stata preparata, come spiega la proliferazione dei gruppi religiosi islamici?” molto correttamente dal punto di vista politico, al contrario del “ comunista” Tussi, Salah al Mukhtar risponde: “Durante una guerra di liberazione è molto importante che nella lotta contro l’occupazione vengano mobilitate tutte le forze. Tutte le esperienze hanno mostrato che quando si tratta della liberazione di un paese tutti i tipi di ideologie e di indirizzi vi prendono parte; per esempio, nel Vietnam, contro l’occupazione degli americani sono scesi in campo i buddisti. Quanto all’Irak, noi stiamo lottando contro il più pericoloso colonialismo… e poiché non abbiamo aiuti dall’esterno, le circostanze hanno obbligato tutte le forze ad unirsi fra loro per garantire la liberazione dell’Irak”.

Le parole di Mukthar dimostrano che l’accusa mossa da Tussi dell’egemonia religiosa sulla resistenza è falsa, che la componente religiosa è presente insieme ad altre componenti ma, che la direzione di essa è in mano laica. E capirai!!! - potrebbe obiettare il “difensore della fede” Tussi - in mano al Ba’ath, nemico e sterminatore dei comunisti, oltre che nazionalista e strumento del potere dittatoriale del satrapo Saddam. Se ci lasciassimo catturare dal suo modo di ragionare, non potremmo fare altro che rinnegare qualsiasi resistenza all’imperialismo USA che non fosse targata comunista, naturalmente con il marchio di garanzia rilasciato da Tussi.

"Chi si aspetta di vedere una rivoluzione sociale “pura” non vivrà abbastanza da vederla. E’ una persona che rende omaggio verbale alla rivoluzione, senza comprendere cosa sia una rivoluzione” - con queste parole Lenin bollava i dogmatici, i rivoluzionari parolai, i malati della frase rivoluzionaria. Il marxismo è la scienza dello sviluppo della natura e della società; come tale è soggetto ad arricchimenti, perfezionamenti, non può e non deve essere immobile, deve avere la capacità, alla luce del continuo sviluppo della società e del progresso delle altre scienze, di evolversi, non deve fossilizzarsi, le sue formule devono rispecchiare i tempi adeguandosi ai nuovi compiti, altrimenti resteranno soltanto frasi vuote.

Condannare la guerra di aggressione degli USA, ma allo stesso tempo sentire la necessità di condannare anche la resistenza irachena vuole dire essere degli opportunisti, vuol dire seguire la vecchia strada del "nè con nè con", che è quella del trozkismo. Il PCC, con a capo Mao, si alleò nella lotta contro i giapponesi con il Kuomintang, e nel 1924 Stalin ebbe ad indicare nei “Principi del leninismo” che “La lotta dell’emiro afgano per l’indipendenza dell’Afganistan è oggettivamente una lotta rivoluzionaria, malgrado il carattere monarchico delle concezioni dell’emiro e dei suoi seguaci, poiché essa indebolisce, disgrega e scalza l’imperialismo, mentre la lotta di certi ‘ultrà’ democratici e ‘socialisti’, rivoluzionari e repubblicani….. durante la guerra imperialista, era una lotta reazionaria, perché aveva come risultato di abbellire artificialmente, di consolidare, di far trionfare l’imperialismo”.

Stalin, attento alla libertà dei popoli e alla sconfitta dell’imperialismo, usava il marxismo in modo creativo e non sui dogmi, facendo l’analisi concreta della situazione concreta, riconoscendo la funzione rivoluzionaria della lotta dell’emiro. Oggi i comunisti devono avere la stessa capacità e riconoscere l’azione progressista della Resistenza irachena, che acuisce le contraddizioni dell’imperialismo USA impedendogli altre guerre contro quelli che vengono definiti “stati canaglia”, salvando milioni di vite umane, impedendo altro dolore ed orrori che su di essi si riverserebbero. L’utilizzazione delle diverse forme di lotta, la loro combinazione e il ricorso all’una o all’altra, dipendono dalle diverse circostanze, dai diversi momenti e dalla maturità che le masse attraversano; questa è sempre stata una questione fondamentale per i comunisti considerando che la giusta soluzione permette di legarsi nella maniera migliore ad esse; questo significa legare la teoria alla pratica, i comunisti non inventano né si impiccano alle forme di lotta; il loro compito al contrario è possedere una giusta analisi della situazione e del movimento politico al fine di elevare il loro contenuto. Tatticamente non vanno poste contrapposizioni tra forme di lotta bensì una loro combinazione; la negazione pregiudiziale verso una qualsiasi forma di lotta significa la sottrazione di una possibilità. La scienza marxista non vincola le masse ad alcuna forma di lotta, le generalizza, le organizza, non si perde dietro formule fumose e dottrinali riconoscendo alle masse, man mano che crescono, la capacità di generare nuove forme di lotta e per questo si dispone ad apprendere da loro, dalla loro pratica. “Cercare di rispondere sì o no alla questione della utilizzazione di un determinato mezzo di lotta, senza esaminare in dettaglio la situazione concreta di un dato movimento e il grado del suo sviluppo significa abbandonare completamente il terreno del marxismo” Lenin (la Guerra di guerriglia). Pertanto ne scaturisce che i comunisti riconoscono tutti i tipi di lotta. Da marxisti dobbiamo essere capaci di interpretare la realtà, le leggi che dirigono il suo sviluppo ed il suo cambiamento .Con le sue frasi superficiali e sprezzanti Tussi fa oggettivamente compagnia e si schiera con quanti - primi fra tutti i 44 parlamentari neocon USA e in Italia i vari Libero, Foglio, Fallaci - sono gli alfieri del pensiero razzista e guerrafondaio dell’amministrazione Bush. La sua ironia fa il paio con quanto dichiarato da Margherita Boniver, che su Libero afferma “la troppa tolleranza aiuta i predicatori di odio”. Si schiera e fa il gioco di quanti affermano l’equazione resistenza uguale terrorismo trovandosi come compagni di strada Fini, Ferrara, Bondi; si schiera contro il sacrosanto diritto del popolo iracheno di determinare il governo del proprio paese.

Certamente noi sappiamo che buona parte dei contenuti politici espressi da questo movimento non sono rivoluzionari, anzi per alcuni aspetti sono conservatori, ma pensiamo che oggi questo non sia il fatto principale. Deve invece il nostro giudizio centrarsi partendo dal contenuto che spaventa i reazionari di tutto il mondo, che è la mobilitazione e la scesa sul campo di battaglia di un intero popolo, l’irrompere sulla scena delle masse.

Poniamoci la domanda: chi si atteggia a giudice emettendo sentenze, ha legittimità a questo? Crediamo proprio di no. Essendo a fianco degli imputati ci sentiamo di rinviare il giudizio al mittente con l’accusa di essere reo di avere reso il marxismo una barzelletta e di avere intentato un processo a danno di chi è insorto pagando con il sangue questa volontà di opporsi al nuovo ordine mondiale, volontà che di fatto è più vicina al marxismo di quanto lo sia il “comunista” Tussi; che al contrario ha volgarizzato il pensiero di Marx. Forse è pensando a gente di questo tipo che il rivoluzionario tedesco ebbe a dire “ho seminato draghi, raccolgo pulci”.

Luciano Bronzi


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