La Corea del Nord non è sola

Sulla Corea sembra proprio che in occidente sia consentita qualsiasi nefandezza. Ricordate le critiche di Kerry a Bush? Si concentra troppo sull’Iraq e così trascura la “minaccia nucleare” della Corea. Come se fosse la Corea a minacciare gli Stati Uniti e non viceversa.

In realtà l’amministrazione americana non trascura affatto la Corea ma fa pesare sulla penisola coreana e sull’Asia intera l’incubo di una nuova guerra di sterminio. Le minacce e i piani operativi militari sono tante e tali che ormai la necessità di serie contromisure politico-militari è ben presente in molti governi, oltre che naturalmente nel governo di Pyongyang, che per la verità ha sempre avuto questo punto ben chiaro, anche quando ha sperato di poter fare con gli Stati Uniti una trattativa onesta, come nel 1994 proprio sulla questione nucleare.

L’accordo concluso allora prevedeva la chiusura dei reattori nucleari nordcoreani in cambio della costruzione di nuove centrali non utilizzabili anche per scopi militari e di forniture di petrolio. Incassata la chiusura dei reattori, lo zio Sam si è ben guardato dal rispettare la sua parte dell’accordo e ha anzi intensificato gli sforzi per abbattere il regime del Nord.

Questa politica però non solo non piega la RPDC, ma si sta ritorcendo contro i suoi promotori.

Dal 15 giugno 2000, quando Kim Jong Il per il Nord e Kim Dae Jung per il Sud firmarono la famosa “Dichiarazione congiunta”, la distensione tra le due parti della Corea ha fatto importanti progressi. Il fatto è che anche i coreani del Sud, nonostante tutta la propaganda anticomunista, si sentono minacciati, come rivela un recente sondaggio di opinione, non dal Nord ma dagli USA, che in Corea hanno già sulla coscienza milioni di morti, o magari dagli alleati principali degli USA nell’area, quei giapponesi che hanno lasciato in Corea assai brutti ricordi e ora rinsaldano i legami militari con gli USA e celebrano senza vergogna le loro passate imprese imperialiste, suscitando sdegno in buona parte dell’Asia.

Un recente articolo del “Washington Post” sottolinea le preoccupazioni americane per la difficoltà di imporre sanzioni (un ottimo viatico per l’occupazione militare, come insegna l’Iraq) perchè in realtà la RPDC sta uscendo dalla grave crisi agricola e industriale determinata negli anni scorsi dalla mancanza di energia e dalle calamità naturali. L’interscambio economico è in rapida crescita soprattutto con la Cina, ma anche con Russia e Corea del Sud. Solo con il Giappone i rapporti economici si stanno riducendo.

In questi giorni (tra il 18 e il 25 maggio) in Corea si ricorda il massacro di Kwangju: migliaia di morti, feriti, arrestati sotto l’occhio benevolo dei responsabili americani ad opera del loro fedele proconsole di allora in Corea, Chun Doo Hwan. E si moltiplicano le manifestazioni di massa contro le truppe americane che continuano a occupare la Corea con 40.000 uomini e ogni sorta di armamenti. Gli stanziamenti di fondi per la propaganda e la sovversione con leggi vergognose approvate negli Stati Uniti come il Korea Human Rights Act e i miliardi di dollari per nuove armi micidiali non potranno rovesciare la tendenza storica verso la fine del dominio USA e la riunificazione del paese. Il prossimo 5 agosto, 60º anniversario della liberazione del paese, sarà una nuova occasione per riaffermarlo.

P.P


Ritorna alla prima pagina