Da un seminario su Hannah Arendt tenuto lanno scorso a Napoli presso lIstituto di Studi Filosofici, Domenico Losurdo ha tratto un saggio dal titolo "Per una critica della categoria di totalitarismo" pubblicato dalla rivista Hermeneutica (2002), un saggio non accademico (nellaccezione negativa del termine) ma militante (cioè utilissimo per una ripresa delle idee comuniste) perché demistifica uno dei macigni della cultura imperialista contemporanea. Come si sa, la Arendt, ebrea e sionista, ha lasciato ai posteri, tra le altre sue opere, un ponderoso scritto di circa settecento pagine (e certamente il più significativo): "Le origini del totalitarismo" , un testo che ha fatto epoca, e che si studia nelle università.
In una precedente opera su Heidegger, Losurdo affermò che lo storico della filosofia o delle idee deve ricostruire la trama storica reale dentro la quale vengono formulate determinate idee, che questultime vanno sottoposte al vaglio del clima e dellambiente storico in cui nascono, prima di avere la pretesa di affermarsi "sub specie aeternitatis", cioè come idee universali e valide per sempre. (D. Losurdo, "La comunità la morte lOccidente - Heidegger e lideologia della guerra" ed. Bollati Boringhieri, pag.172). Fedele a questo metodo marxista, che per gli intellettuali anticomunisti è riduzionismo storicistico, Losurdo mette in luce il groviglio di contraddizioni su cui poggia la categoria arendtiana di totalitarismo. Di questo termine, che ha visto la luce fin dallinizio del Novecento, si sono serviti i teorici del liberalismo, i quali hanno attribuito le cause di tutti i mali della società occidentale (dove evidentemente il pieno dispiegarsi del liberalismo trova un limite nella lotta di classe) alla . Rivoluzione francese! Arendt si inserisce in questa tradizione e individua in Marx il progenitore del "totalitarismo comunista" poiché egli avrebbe sacrificato la morale sullaltare della filosofia della storia e delle sue leggi "necessarie".
La teoria del totalitarismo, che si è piegata alle necessità storiche e politiche contingenti dellepoca della guerra fredda, ha certamente fornito un grande aiuto ai fautori dellidea della fine della storia. Lequiparazione del nazismo al comunismo (che è il cuore della scoperta scientifica" di Arendt) risulta essere, alla fine, una semplice teoria anticomunista, laccettazione consapevole dellordine imperialista mondiale. Quanti intellettuali europei, grandi e meno grandi, soprattutto tedeschi, che varcarono la soglia fatale delladesione al nazismo (per usare unespressione di Losurdo), hanno vissuto lequiparazione del nazismo al comunismo come lenimento alla loro vergogna? E che sia stata poi unebrea a equiparare il carnefice del suo popolo a chi questo carnefice ha abbattuto pagando un prezzo di sangue di oltre venti milioni di morti lascia davvero inorriditi. La nefasta idea che possano essere sussunti sotto la categoria di totalitarismo sia la Germania hitleriana che lUnione Sovietica staliniana deve aver infettato anche quei comunisti occidentali che giudicano la nostra storia una sequenza criminale da cui prendere le distanze (vi ricordate la tesi bertinottiana comunismo contro stalinismo?). Del resto anche il Manifesto, che si definisce quotidiano comunista, fa la pubblicità ad una rivista di "teoria sociale e storia delle idee" in cui è pubblicata una conferenza della Arendt tenuta a Milano nel 1955 (Lascesa e lo sviluppo del totalitarismo), nonché un dibattito - con interventi di Arendt - sugli orrendi libri anticomunisti di Orwell (il Manifesto del 24 sett. 2002).
Losurdo conclude il suo scritto affermando che "la denunzia del totalitarismo continua ancora a funzionare egregiamente come ideologia della guerra contro i nemici delloccidente". Ma la medesima cosa si potrebbe dire della funzione altrettanto egregia (contro i popoli diseredati del mondo) che assolve la denunzia del terrorismo. Bisognerebbe indagare anche su questo termine, come Losurdo ha fatto con il totalitarismo, e non accontentarci più di citare dogmaticamente Lenin o Marx al riguardo: Il Terrorismo, come la Guerra, è una categoria storica e non metafisica.
Per motivi di spazio, pubblichiamo, con il consenso dellAutore, solo una parte di questo saggio, diviso in 9 paragrafi, e precisamente il 7°, dal titolo "Stato razziale e eugenetica: gli Usa e il 3° Reich" (rinviando alla rivista Hermeneutica per i riferimenti bibliografici) . Abbiamo scelto questa parte per ricordare, agli apologeti della democrazia statunitense, in che direzione bisogna muoversi per individuare le origini storiche del razzismo.
A. C.