Nasce la Fondazione Internazionale Nino Pasti
per la Pace e l'Indipendenza dei Popoli

settembre 1993

Il 21 agosto 1992 moriva il nostro presidente, il compagno Nino Pasti. La storia di quest’uomo, che era stato generale di grado molto elevato, è legata, per noi e per chi ha avuto modo di conoscerlo, alla lotta contro i progetti di guerra nucleare prima e in un secondo tempo anche allo scontro su questioni politiche di carattere generale che hanno poi portato alla nascita del Movimento per la Pace eil Socialismo.

A un anno di distanza dalla sua morte nasce la FONDAZIONE INTERNAZIONALE NINO PASTI PER LA PACE E L'INDIPENDENZA DEI POPOLI. A presiedere la Fondazione è Falco Accame che in Italia, insieme a Pasti, è stato ed è ancora un protagonista di molte battaglie per la pace e la solidarietà tra i popoli. Segretario della Fondazione è il compagno Paolo Pioppi, che fa parte della direzione del Movimento per la Pace e il Socialismo.

Accanto alla presidenza e alla segreteria è stato costituita una Presidenza Internazionale

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Premessa

Abbiamo chiarito nel corso della preparazione di questa iniziativa soprattutto con i nostri amici e compagni a livello internazionale le ragioni che ci hanno spinto a promuoverla.

Non c’era in noi, compagni del MPS solo la volontà di continuare nel tempo l’opera iniziata da Nino Pasti. In realtà abbiamo voluto, oltre a questo, mettere a fuoco, ridefinire una strategia di fase che raccogliesse il contenuto di battaglie svoltesi negli anni ottanta in un contesto profondamente diverso.

L'arretramento pauroso delle nostre forze

Il dato nuovo che la situazione pone non è più quello di uno scontro globale tra due fronti, quello imperialista e quello della pace e delle lotte di liberazione - condizione nella quale abbiamo combattuto fino al 1989 - bensì quello di un dominio planetario della potenza imperialista USA e dei suoi alleati regionali in Europa, Asia, Medio Oriente.

C’è stato, come tutti hanno potuto constatare, un arretramento pauroso delle nostre forze, che ha consentito un moltiplicarsi rapido dell’intervento imperialistico e delle guerre locali. La dissoluzione dell’URSS ha aperto una nuova fase di guerre calde soprattutto nella regione dell’Asia Centrale; la fine della Jugoslavia ha avuto le conseguenze che sappiamo; la Somalia è ridiventata terra di conquista; in Iraq vi è stato uno dei più terrificanti wargames della tecnologia della morte; ecc.

Afganistan, Angola, Nicaragua, Kurdistan, subiscono la recrudescenza dei mutati rapporti di forza; gli embarghi a Cuba, alla Libia, all’Iraq sono le manifestazioni del nuovo ordine mondiale.

Il vero «impero del male» ha ora la possibilità di dispiegare fino in fondo i suoi progetti, che fanno impallidire quelli che furono di Hitler e della Germania e del Giappone nella seconda guerra mondiale. Tra l’altro, a proposito del paragone con la logica che fu del nazismo, bisogna sottolineare che nei confronti dell’Europa orientale si stanno realizzando molti dei sogni che furono appunto di Hitler. Il caso della Cecoslovacchia è tipico. La divisione del paese e il ritorno della Repubblica Ceca sotto il controllo tedesco rimette i tasselli al loro posto senza l’esperienza drammatica del Trattato di Monaco. Oggi si può fare senza scandalo ciò che negli anni quaranta sembrava un delitto.

In questo contesto drammatico, che lascia ammutoliti e impotenti, ci sono anche esempi di «pacificazione», di mediazione del conflitto, quasi a far apparire il nuovo ordine mondiale come un tribunale di giustizia. Ma quelle che appaiono concessioni sono solo un modo diverso di sancire la sconfitta dei più deboli, come è il caso della Palestina, del Mozambico, del Salvador. Il quadro generale non cambia.

Ciò che è più scandaloso, è che l’ONU è diventato il comitato d’affari degli USA e dei loro più stretti alleati. Lo stato maggiore americano pianifica le guerre e l’ONU copre con la sua bandiera le spedizioni che hanno comunque come perno le truppe americane. Il Consiglio di Sicurezza è ormai pacificato, con la Russia che fa da spalla agli americani e la Cina che «opportunamente» evita di impegnarsi in un conflitto con gli americani in nome del libero commercio.

C’è da domandarsi quale sia l’obiettivo di questa nuova costruzione imperialista mondiale e perchè alla fine del XX secolo si sia arrivati a queste forme paurose di dominio.

Crollato l’antagonismo tra Est e Ovest, con buona pace di coloro che hanno sempre sottovalutato il carattere di deterrenza che lo schieramento progressista e antimperialista giocava, i vincitori della competizione si sono posti da subito, quando ancora la polvere del muro di Berlino non si era depositata, i nuovi obiettivi strategici:

Ogni popolo, ogni movimento che tenta di liberarsi dal gioco dell’oppressione imperialista o cerca di portare avanti processi di trasformazione sociale che entrano in contrasto con gli interessi imperialistici, si trova di fronte una macchina da guerra pianificata per impedirlo. Da questa situazione occorre trarre le dovute conseguenze. Non è più possibile procedere in ordine sparso, nell’illusione che si possa far fronte da soli a un simile stato di fatto. Nè basta pensare, come nel passato, che il movimento solidaristico verso questa o quella realtà possa modificare la situazione. Se in passato è avvenuto che forti movimenti di solidarietà potessero incidere nei rapporti di forza e impedire all’imperialismo di andare oltre certi limiti, ciò era dovuto al fatto che esisteva un campo organizzato di forze che rendeva possibile il raggiungimento di certi obiettivi. Ora questo campo non esiste più. Ciascuno si trova di fronte all’enorme sproporzione tra la propria dimensione di lotta e l’organizzazione imperialistica mondiale guidata dagli USA.

Un grande movimento mondiale contro il pericolo mortale che minaccia il genere umano

Affrontare questa realtà significa ricostruire una forza strategica che metta in crisi il nuovo ordine mondiale e i suoi disegni strategici.

In questo secolo in particolari momenti, come dopo la prima guerra mondiale, durante l’ascesa del fascismo in Europa e in Giappone, durante i grandi processi di decolonizzazione attorno agli anni ’60, durante il periodo della cosiddetta guerra fredda e della minaccia di guerra nucleare è già avvenuto che a livello mondiale e di centinaia di milioni di persone ci si rendesse conto della necessità di fronteggiare un nemico comune.

Oggi siamo nella stessa situazione. C’è bisogno che a livello mondiale ci si renda conto che un nemico mortale minaccia il genere umano, la sua possibilità di vita e di trasformazione verso un futuro migliore (e per molti popoli si tratta anche di conquistarsi un futuro degno). C’è bisogno di una grande unità di forze per sconfiggere questo nemico e modificare le prospettive che abbiamo di fronte. Non è possibile con i diplomatismi, con i funambolismi, con le semplici denunce poter conseguire risultati apprezzabili. E’ la storia del lupo e dell’agnello che si ripete. Non ci sono ragionamenti possibili di fronte alla brutalità dell’avversario.

Solo la crescita di un forte e organizzato movimento mondiale contro i nuovi barbari rappresentati dalle forze imperialiste che fanno capo agli Stati Uniti può riaprire ai popoli la strada verso un avvenire diverso e migliore.

Ci sono centinaia di milioni di uomini subiscono le guerre, il sottosviluppo, l'oppressione, fin dentro le cittadelle imperialiste. La liberazione di questi milioni e milioni di esseri umani passa per la sconfitta dell’imperialismo e per la generalizzazione di una coscienza di massa che contro questo nemico bisogna combattere duramente e soprattutto uniti, al di là delle differenze di opinioni e di programma immediato.

Il progetto della Fondazione Pasti

All’interno delle necessità delineate nel preambolo, è nata l’iniziativa della Fondazione Pasti. Essa si propone il compito di sviluppare collegamenti e iniziative internazionali che contribuiscano al raggiungimento della più vasta unità antimperialista, di un grande fronte della pace e della liberazione dei popoli.

Questo fronte non passa per la ricostituzione di blocchi contrapposti, ma di fronti contrapposti. Si tratta di una scelta di campo tra la logica imperialista perseguita dal nuovo ordine mondiale e il fronte che esprime la necessità di liberazione dai vincoli che esso impone. Dentro questo campo di forze bisogna saper esprimere la più ampia unità, una capacità di ricomposizione basata su alcuni punti essenziali:

Su questi tre grandi obiettivi bisogna lavorare perchè dalla crisi si esca con la speranza di nuove e positive trasformazioni epocali. E’ chiaro a tutti ormai che il nuovo ordine mondiale instauratosi dopo il crollo dei regimi socialisti dell’Est europeo e la guerra del Golfo ha portato l’umanità in una fase oscura da cui bisogna uscire al più presto.

La maturazione di questa esigenza è un fatto epocale, uno di quei tornanti della storia dell’umanità che determinano le sue possibilità di sviluppo generalizzato.

Ci si rende conto che la maturazione in profondità di questa esigenza passa attraverso lo sviluppo di una coscienza di massa basata su dati oggettivi forti, su esigenze che i popoli riconoscono imprescindibili.

Non sappiamo quanto tempo occorrerà perchè queste condizioni si determinino, riteniamo però che a questo bisogna puntare e in questo senso lavorerà la Fondazione Pasti a livello internazionale.

La sede di Praga della Fondazione Nino Pasti

Oltre alla sede di Roma, la Fondazione Pasti ha istituito una propria sede a Praga, in collaborazione con i compagni Cechi.

La sede di Praga avrà una funzione particolare nello sviluppo delle relazioni con i paesi dell’Est europeo che vivono, all’interno della nuova situazione mondiale, una fase molto drammatica.

Crisi economica e penetrazione imperialistica favorita dalla nuova borghesia compradora; repressione delle forze di sinistra (la Repubblica Ceca è uno dei centri maggiori di questa repressione); guerre etniche e divisioni profonde tra i popoli che per secoli hanno collaborato pacificamente: sono questi i dati su cui si svilupperà il lavoro del centro di Praga per ridefinire un’iniziativa che possa costituire una controtendenza ai processi di disgregazione, alla logica del sottosviluppo, alla dinamica di guerra innescata in questa parte del mondo.

Ci rendiamo conto che non è facile, in una fase come questa, modificare le tendenze che si sono innescate, ma oggi è impensabile che questa sorta di «buco nero» che è costituito dall’Est europeo e dalle repubbliche dell’ex URSS possa essere ignorato in un progetto di ripresa del movimento per la pace e la liberazione dei popoli. L’imbarbarimento a cui ci stanno abituando avvenimenti come quelli dell’ex Jugoslavia, le guerre dell’Asia Centrale, la fine della repubblica Cecoslovacca, i livelli di povertà da terzo mondo in cui sono precipitati centinaia di milioni di persone, è diventato parte importante della tragedia di questa epoca storica e tutto ciò non è certo casuale.

La mano dell’imperialismo, la forza del nuovo ordine mondiale, il ruolo della nuova borghesia compradora sono del tutto evidenti. L’euforia e le illusioni che hanno seguito al crollo dei regimi socialisti sono state bruciate in breve tempo. Le rivalità etniche, sapientemente manovrate da chi aveva interesse a costituire i nuovi poteri, da chi intendeva usare la guerra per scopi di penetrazione, sono diventate un potente grimaldello per scardinare antichi equilibri e costruire nuove zone di influenza. In poco tempo, l’imperialismo ha riconquistato grandi spazi di manovra che gli erano stati sottratti da decenni di trasformazioni sociali e di lotte di liberazione. Riprendere l’iniziativa, proprio là dove l’imperialismo ha realizzato il suo risultato migliore, per superare le rivalità, il sottosviluppo imposto, le nuove forme di repressione, ci sembra un compito importante nel contesto del lavoro che la Fondazione Pasti intende svolgere a livello internazionale.

Un forum permanente di confronto e di iniziativa in Europa

Nella nuova situazione internazionale l’Europa occidentale (CEE) vive una situazione contraddittoria.

Da una parte essa gioca un ruolo importante nel «nuovo ordine» internazionale. Essa è attiva sul piano militare in una serie di aree (dalla Jugoslavia, alla Somalia al Golfo), svolge un’attività rilevante nella penetrazione economica all’Est (in particolare la Germania).

Dall’altra l’Europa vive, al suo interno, forti contraddizioni sociali e politiche, che però ancora non sono riuscite ad esprimere e a dispiegare energie sufficienti per capovolgere la situazione a favore delle forze della pace e antimperialiste.

Anzi, proprio sulla base di queste contraddizioni, si vanno rafforzando tendenze di destra a livello di movimenti di massa e tendenze autoritarie a livello istituzionale che rendono estremamente pericoloso, sul piano internazionale, il ruolo dell’Europa occidentale. Nuovi e pressanti compiti spettano dunque, nel contesto di una battaglia globale, ai movimenti e alle forze politiche europee che si oppongono all’imperialismo della «fortezza Europa».

Finora però queste forze, nella maggioranza dei casi, si sono mosse in un ambito troppo ristretto e nazionale e con parecchie ambiguità. In modo particolare:

Analizzare le cause di queste incertezze e di queste debolezze e riprendere un percorso di lotte che sia all’altezza dei tempi e del ruolo storico che l’Europa ha sempre ricoperto nelle battaglie internazionaliste è un compito specifico al quale dobbiamo sapere assolvere. Per questo la Fondazione Pasti, nel quadro delle sue attività, prevede la costituzione di un Forum permanente di confronto e di iniziativa tra tutte le forze antimperialiste e progressiste europee che sono interessate a una battaglia comune contro il nuovo ordine mondiale e il ruolo che in esso svolge la fortezza Europa.

L’unità tra queste forze ha come discriminante il giudizio negativo sugli istituti della comunità europea, il rifiuto dell’uso delle forze armate all’estero, la volontà di battersi contro la condizione sociale, politica e razziale che caratterizza i paesi della CEE.

L’Europa è un anello importante della catena imperialista mondiale. Anche se esistono antagonismi con gli USA e il Giappone, il peso che l’Europa esercita nel quadro di un’alleanza «dialettica» interimperialistica è assai grande.

Questa Santa Alleanza trova purtroppo le forze antagoniste che si muovono nei vari paesi europei indebolite e incapaci di dare un segnale forte a livello continentale.

Troppe sono le incomprensioni, le debolezze, le subalternità finora dimostrate di fronte a un nemico sempre più pericoloso e minaccioso.

Per questo riteniamo che lo svilupo di una sede permanente di discussione e di iniziativa possa favorire il risalire la china. Su questo la Fondazione Pasti si propone di lavorare.

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