La teoria di una certa sinistra che ha sostenuto che in Italia esistono due destre nella sostanza equivalenti ha avuto la dimostrazione, in questi due anni di governo Berlusconi, che essa non corrisponde alla realtà.
Il governo della destra si è dimostrato, in politica interna come in politica internazionale, non solo devastante sul programma, ma pericolosissimo rispetto agli stravolgimenti istituzionali, mediatici, repressivi e ai collegamenti con la parte più aggressiva dellimperialismo americano. Le cialtronerie e le fanfaronate berlusconiane hanno dimostrato di avere dietro una determinazione e un sistema di alleanze sociali in grado di arrivare a creare un regime autoritario e neofascista e di sapersi inserire come puntello europeo nel circuito della catena che fa capo a Bush.
Lascesa di Berlusconi non poteva e non doveva quindi, come i fatti dimostrano, essere sottovalutata e, attraverso Aginform, alcuni compagni hanno sostenuto a suo tempo, e spesso controcorrente, che il voto a Prodi era stato dato sulla base di una valutazione tattica precisa in previsione di ciò che poi si sarebbe verificato.
Ora, una certa sinistra ha cambiato musica e non parla daltro che di contaminazione del movimento alternativo verso lintero schieramento di centro sinistra e della necessità di andare al governo con lUlivo non solo per battere Berlusconi, ma per aprire una fase politica nuova nel governo del paese. Cosa è cambiato nella sostanza delle posizioni politiche del centro sinistra che fa dire che ci sono le condizioni per andare al governo? I fatti dimostrano che nellUlivo ben poco è cambiato. Dopo il voto del Consiglio di sicurezza dellONU, lUlivo ha dimostrato la sua disponibilità a restare in Iraq e Fassino ha tentato di aprire il dialogo sulle pensioni. E più ancora si è messo in moto il progetto di lista unica che è lanticamera del nuovo partito riformista. Di alternativo non cè dunque nulla se non nella fantasia bertinottiana. La quale, è bene dirlo, non si manifesta a caso. Alla base di queste riscoperte unitarie , in realtà, cè il tentativo strumentale del gruppo dirigente del PRC di uscire dal cul de sac in cui si è messo con il referendum sullart.18 rilanciando una strategia di totale cedimento alla ledership dellUlivo. Esso, non potendo più reggere un strategia demagogica e senza respiro, ha colto loccasione della spinta unitaria che viene dalla sinistra e da vasti strati del popolo italiano per fare il salto della quaglia prescindendo da ogni analisi concreta della situazione. Lopportunismo come faccia speculare del massimalismo parolaio.
Non esiste dunque la necessità di unire le forze perchè la destra più pericolosa non possa portare oltre il suo programma devastante e il suo progetto di regime? Negare questo significherebbe passare dal massimalismo parolaio allestremismo parolaio che pure alligna in certa sinistra rivoluzionaria. Sulla necessità di trovare unintesa per rovesciare il governo della destra si impone però un ragionamento e un chiarimento che i comunisti devono saper portare allinterno delle esigenze unitarie che si vanno manifestando. La questione dellunità per rovesciare il governo Berlusconi è un dato obiettivo dal quale nessuno può prescindere. Confondere però questa necessità con la prospettiva di unallenza organica col centro sinistra è ben altra cosa.
Lalleanza contro Berlusconi può avvenire oggi, a nostro parere, sul terreno tattico dellalleanza elettorale, mancando qualsiasi presupposto per un progetto di governo alternativo. Su questo occorre fare chiarezza per impedire che quella che noi definiamo la sinistra dei valori, quella appunto alternativa, possa uscire con le ossa rotte da una nuova esperienza unitaria come avvenne allepoca del governo Prodi.
Lunità contro Berlusconi può e deve manifestarsi oggi solo sul terreno tattico elettorale con la consapevolezza del significato concreto di questa alleanza e delle profonde differenze che dividono le forze di classe dallUlivo. E possibile andare oltre un'alleanza elettorale contro Berlusconi? Una cosa è certa: in nome della lotta a Berlusconi non può nascere un governo che riproponga la guerra e il neoliberismo democratico. Questo non può essere il programma della sinistra.
Quindi, allo stato dei fatti, bisogna dire che lalleanza che si può prospettare riguarda il terreno elettorale e solo quello. Nella condizione attuale non si può definire questa operazione elettoralismo. Un tale accordo raccoglierebbe la spinta antiberlusconiana che sale dal paese e che riguarda sia il movimento di classe che settori ampi di forze democratiche e aprirebbe una fase politica nuova in Italia.
E solo in seguito a questo che le forze di classe e alternative potrebbero giocare il loro ruolo confrontandosi coi riformisti e portando lo scontro sulle questioni di programma. Ma rimanendo fuori da ogni forma di collaborazione governativa che sarebbe solo fattore di confusione, di nuove delusioni e di ripresa della destra.