2009: Qual'è la prospettiva?
Ragionamenti fuori dagli schemi della quotidianeità

Il calendario non può essere il punto di riferimento per i passaggi politici ed epocali, può aiutarci però a definire un bilancio sulla situazione. E allora con questa fine del 2008 approfittiamone per capire come sono andate le cose e se finalmente il fondo del barile l'abbiamo toccato e può esserci una risalita. Questo interrogativo, sul fondo del barile, ce lo portiamo dietro da molto tempo di fronte ai crolli all'est e alla successione delle guerre. Ebbene, su questo bisogna dimostrare un certo ottimismo, in particolare perchè la crisi americana, che è contemporaneamente crisi economica, militare e di egemonia, apre una dialettica nuova a livello internazionale. In fondo, in poco più di una dozzina di anni e nonostante il cambiamento dei rapporti di forza a livello mondiale a favore dell'imperialismo occidentale, lo scenario è cambiato. La necessità di trovare un Obama è la dimostrazione che la linea della guerra infinita è arrivata al suo capolinea. La superpotenza USA non esprime più l'assoluta egemonia che ha permesso almeno quattro guerre con il concorso della 'comunità internazionale' e si è aperta una fase di ridefinizione dei ruoli internazionali. A partire dal fatto che la Cina ha tenuto il suo ruolo, la Russia ha dimostrato che la ritirata è finita, il continente latinoamericano accentua la sua autonomia dagli Stati Uniti. Questo risultato, bisogna dirlo con molta chiarezza, è stato preparato dalle sconfitte militari americane che in modo speculare hanno accentuato la crescita dei grandi paesi emergenti. Non a caso ormai si è passati dal G8 al G20.

L’essenza della questione nuova deve essere però inquadrata correttamente. La crisi degli USA non avviene a caduta libera, come anche le relazioni internazionali non stanno portando a nuovi antagonismi, ma ad una collaborazione tra i paesi del G20 per affrontare la nuova fase. In fondo sta passando il principio che si sta nella stessa barca e che conviene collaborare. Quali sono gli obiettivi di questa collaborazione e quali gli esiti possibili? Innanzitutto si cerca di far fronte alla crisi economica adottando provvedimenti che ne limitino gli impatti a livello economico, finanziario e sociale. Si tratta di pilotare la crisi ed evitare che il sistema capitalistico ne venga travolto. Riuscirà dunque questa operazione? Inutile fare previsioni, ma si tratta di prepararsi a nuove e più brusche svolte. La stabilizzazione capitalistica, anche se al ribasso non è scontata.

Una seconda questione riguarda le relazioni tra i paesi del G20. Si collabora o si aprono nuove crepe? Già il fatto che si è passati dal G8 al G20 sta a significare che nelle relazioni internazionali si tiene conto di molteplici interessi e non più solo del diktat americano. Tutto questo però dentro un quadro che prevede collaborazione, seppure dialettica, ma non rottura.

Ancora non si intravedono i grandi sommovimenti che potrebbero far fare un salto qualitativo alla situazione. Non che ci sia stabilità. America Latina e paesi islamici premono sulle contraddizioni aperte in questi anni e anche l’Africa è entrata nel cono di una conflittualità che esula dalle questioni particolari.

Saranno però il conflitto nell’area islamica e gli esiti della crisi economica a farci capire cosa porterà il 2009. Una cosa è certa: non si torna agli anni ’90 anche se coloro che sono rimasti comunisti ancora non hanno indicato una via d’uscita valida.

Erregi

31 dicembre 2008


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