Se lo dice anche Di Pietro

E' noto che l'on. Di Pietro è abituato, anche se con qualche difficolta' linguistica, a dire le cose senza diplomatismi politichesi e l'ha fatto anche stavolta, attirandosi i fulmini degli ipocriti, ma con l'insperato soccorso di Rosy Bindi.

Prima dei fatti di Milano Di Pietro era già stato accusato di sobillare la piazza, se non proprio di invocare la guerra civile. In realtà aveva solo sottolineato una tendenza, che si sta evidenziando nella situazione italiana, alla radicalizzazione dello scontro: non quello che avviene tramite le dichiarazioni dei partiti nel teatrino delle sedi istituzionali, ma quello della gente che ne ha piene le scatole e vuole agire. La manifestazione del 5 dicembre, pur con le sue ambiguità interne, ne è stata una prova.

Adesso però, il volto tumefatto di Berlusconi ha drammatizzato la situazione e ha svelato a tutti che la favola degli italiani che lo amano è alla pari della pubblicità di qualche marca di cucine. Sarebbe da riderci se gli sviluppi della situazione non si presentassero drammatici.

Vediamo le ipotesi possibili:

1. Berlusconi, dopo l’aggressione, alza ulteriormente il tiro e accusa i suoi avversari istituzionali di aver creato il clima che l’ha determinata. Questo vorrebbe dire che la campagna di intimidazioni andrebbe avanti nel tentativo di evocare una reazione di massa di tipo fascistoide. A sostegno di questa ipotesi c’è il giro di vite annunciato al Consiglio dei Ministri di giovedì contro le ’contestazioni’.

2. Si darà ascolto alle prediche buoniste del presidente Napolitano e a allora si aprirà una fase di 'dialogo sulle riforme' tra governo e opposizione che presuppone che i processi contro Berlusconi vengano messi in secondo piano e si contrattino soluzioni 'nell’interesse dell’Italia', come si usa dire da tutte le parti. In questo caso Berlusconi potrebbe riavere dignità da statista e continuare a governare.

A meno che l’inasprirsi dello scontro o l’erompere delle contraddizioni non faccia - coma ha detto Di Pietro - 'saltare il banco'.

Erregi

14 dicembre 2009


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