Insistere, insistere, insistere
ma qual'è il progetto?

Stiamo insistendo molto su quelle che ironicamente abbiamo chiamato le nostre 'primarie', cioè sull'appello al non voto. Ma non ci sembra che dalla situazione vengano segnali di incoraggiamento a cambiare rotta. Sulla necessità del non voto crediamo che i sentimentalismi di sinistra siano superati e che bisogna stare ai fatti.

Che cosa è il PD lo abbiamo visto in questi mesi, da Marrazzo a Loiero a Bassolino fino a Del Bono e Chiamparino. Un coacervo di politicanti che gestiscono affari senza neanche un progetto strategico, se non quello di sostituire Berlusconi lasciando però a Repubblica, a Travaglio, a Di Pietro e alle trasmissioni come Ballarò e Anno zero il peso dello scontro. E intanto i tessitori, occulti e non, preparano l'inciucio.

La sinistra 'rifondata' per sopravvivere si aggrappa disperatamente ai discorsi unitari. Unitari verso il PD, rifiutandosi di dare un giudizio sulla sua natura e quindi sull'impossibilità di progettare collaborazioni che invece vengono sollecitate ovunque. Unitari verso tutta la 'sinistra', rilanciando un discorso di tipo bertinottiano che pure era stato oggetto di separazione all'ultimo congresso del PRC.

Cari compagni e compagne, diciamoci però chiaramente che il moralismo inerte non individua l'obiettivo. A parlar male del PD e della cosiddetta Federazione della sinistra rifondata siamo in parecchi. A tradurre però questo punto di vista in una coscienza chiara, diffusa e profondamente maturata siamo molti meno. Prevale l'opportunismo di chi non vuole rompere, ma si acontenta di distinguersi, lasciando poi che le operazioni trasformistiche vadano avanti.

Avevamo salutato la scomparsa della sinistra 'radicale' dal Parlamento con grandi brindisi e il brindisi si è ripetuto dopo le ultime elezioni europee. A questo non ha fatto però seguito una capacità di cogliere l'occasione per affrontare un discorso in positivo. Ognuno si è ritirato nel suo guscio, gruppettaro o trotskoide, lasciando il campo al politicismo parassitario della sedicente sinistra.

Per fortuna ci pensano i protagonisti del teatrino politico ad allontanare, anche a sinistra, dal voto, ma senza un'indicazione di prospettiva passa la rassegnazione e il qualunquismo.

Qualcuno si illude, utilizzando il Bignami sessantottino, di poter sopravvivere nello specifico. Ma l'onda lunga della controrivoluzione globale non lascia scampo. Bisogna cambiare musica e affrontare le cose per quello che sono.

Erregi

27 gennaio 2010


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