Intervento di AGINFORM alla conferenza politico-teorica sul tema La falsificazione anticomunista della storia,
organizzato a Praga il 13 novembre 2010 dal Partito Comunista di Boemia e Moravia.
Marx ed Engels iniziano il Manifesto dei comunisti con la celebre frase: uno spettro si aggira per l'Europa, lo spettro del comunismo. L'anticomunismo quindi è vecchio come il comunismo, in quanto ne rappresenta il nemico speculare col quale la borghesia ha sempre cercato di combattere le organizzazioni che ne preconizzavano l'espropriazione e sulle cui ceneri si doveva costruire una nuova società basata sulla socializzazione dei mezzi di produzione e sull'estinzione dello Stato come espressione del dominio di classe.
Senonchè la vecchia talpa del comunismo ha continuato a scavare allargando sempre più la sua influenza sulle classi sfruttate e obligando in molti paesi la borghesia ad affrontare il suo nemico non solo e non tanto con mezzi polizieschi, quanto sul campo della battaglia politica e ideologica.
E' a questo punto che lo schieramento mondiale si è diviso in due campi, da una parte l'internazionale della borghesia e dell'imperialismo, dall'altra l'internazionale degli sfruttati e delle forze di liberazione. L'accusa di comunismo diventava lo spauracchio che produceva i suoi effetti solo nei settori legati agli interessi del capitalismo, mentre dalla parte opposta della barricata la parola comunista diventava simbolo di resistenza e di liberazione.
Le modificazioni dei rapporti di forza tra i due schieramenti di fatto non avvenivano sul campo delle idee, bensì seguivano il corso delle battaglie di classe laddove ogni sconfitta portava il movimento comunista ad arretrare, mentre le classi padronali gridavano vittoria, ma sulla base della repressione e degli eccidi.
L'epoca delle rivoluzioni socialiste e delle lotte di liberazione nazionale ha messo in crisi l'anticomunismo riducendolo a un'arma spuntata. Lo si è visto anche con gli anatemi del papa Pio XII, che in Italia scomunicò quelli che votavano comunista. Nonostante il profondo radicamento del cattolicesimo in Italia, neppure il Papa, col suo anticomunismo riuscì a far arretrare i comunisti.
Nè ci riuscirono coloro che sotto la bandiera del trotskismo cercavano una via di fuga a sinistra per indebolire il movimento comunista. Il trotskismo rimase un fenomeno marginale e un'ulteriore arma spuntata che non modificò i rapporti di forza tra movimento comunista e forze reazionarie anticomuniste.
Ma la storia del comunismo non è solo storia di grandi vittorie, ma anche di grandi sconfitte. Molti compagni e molte compagne che hanno vissuto l’epoca della grande avanzata vivono ora in condizioni di isolamento e di delusione. Per i marxisti però la lettura degli avvenimenti storici deve essere fatta alla luce di una concezione materialistica che li ponga al di fuori del terreno emotivo. Mentre, però, il dibattito storico e teorico è aperto, il nemico di classe ha rilanciato l’anticomunismo come arma per impedire una ripresa delle forze di classe e antimperialiste.
Ad aiutare la borghesia nel suo impegno anticomunista non si sono trovate solo le tradizionali forze reazionarie, ma anche gran parte delle forze che storicamente hanno fatto parte della grande famiglia dei comunisti e in particolare questo processo è stato rilevante in Europa, la culla del movimento comunista e delle esperienze di costruzione del socialismo.
Il processo di cui parlo non è stato rapido, è iniziato nel ’56 col XX congresso del PCUS e si è concluso negli anni ’90 con la caduta del muro di Berlino, con l’ammainarsi della bandiera rossa sul Cremino, con la fucilazione di Ceaucescu, con la fine dell’Unione Sovietica e il dissolversi delle esperienze comuniste in Europa.
Proprio in Europa, in seguito a questi avvenimenti, la borghesia ha cercato di fare tabula rasa di una storia fondamentale che ha occupato tutto il XX secolo, il secolo dei comunisti.
E’ stato proprio un ‘rifondatore’ del comunismo, Fausto Bertinotti, a definire il secolo dei comunisti come "il secolo degli errori e degli orrori".
Oggi destra e sinistra europea convergono verso la posizione anticomunista, anche se per ragioni diverse. L’anticomunismo classico si richiama alle vecchie tesi reazionarie, l’anticomunismo di sinistra giustifica la sua posizione alla luce di considerazioni democraticistiche e pseudolibertarie. Ambedue le tendenze convergono verso il giudizio sul "secolo degli errori e degli orrori".
Come si dice da noi, la borghesia al potere usa il bastone e la carota. Per i comunisti considerati ‘democratici’, vere e proprie strutture elettoralistiche, c’è in qualche caso un atteggiamento di condiscendenza per favorirne l’erosione e la degenerazione, come è avvenuto in Francia, in Spagna e soprattutto in Italia, dove i comunisti sono scomparsi dalla scena politica.
Certamente se questa scomparsa è avvenuta è anche colpa delle nostre insufficienze, ma non dobbiamo dimenticarci che la ragione principale è che, in maniera scientifica, la borghesia ha favorito prima l’ascesa e poi il crollo di coloro che giravano l’Europa accreditandosi per comunisti e come tali venivano accettati.
In molti paesi europei, dell’Est in particolare, è cominciata la nuova caccia al comunista, del tipo di quella che imperversò a cavallo tra la prima e la seconda guerra mondiale. In questi casi si è messa in moto una macchina repressiva che ha dato anche codificazione legislativa alla lotta al comunismo. L’anticomunismo è diventato legge di stato. Paesi baltici, Polonia, Ungheria e anche Repubblica Ceca, sono paesi dove è consentita la repressione delle idee comuniste e del loro simbolo, la bandiera rossa.
Come e quando sarà possibile invertire questa tendenza? E' in ogni caso una strada obbligata. E intanto dobbiamo rifiutare l'ambigua distinzione tra 'comunisti buoni' e 'comunisti cattivi' che i portavoce della borghesia vogliono imporci e poi bisogna seguire l’esempio di sempre: quello che ci insegna che il nostro diritto ad essere comunisti si conquista con la coerenza e con il legame con i settori che sono antagonisti alle forze dell’anticomunismo.
Roberto Gabriele
AGINFORM Italia