Paralleli storici
la Federazione della sinistra spiegata da Andrea Catone

All'indomani del congresso costitutivo della Federazione della Sinistra, i commenti dei protagonisti sono sostanzialmente positivi in quanto, a loro parere, a Roma sarebbe stata realizzata la quadratura del cerchio consistente nello slogan comunisti + sinistra e sarebbe stato superato il dilemma che aveva attanagliato il PRC fino a Chianciano.

Come molti sanno il dilemma era: siamo sinistra o siamo comunisti? Ai più era sembrato di capire che la rottura con Vendola significasse una divisione che scioglieva questo dilemma in favore dell'ipotesi comunista, ma subito dopo Chianciano il vento ha ricominciato a girare verso la tendenza unitaria. Subito si è riaperto il dialogo con Vendola che sulla base del successo come 'governatore' delle Puglie era ridiventato un referente importante per una politica 'unitaria'. Il sostegno alle regionali e il sostegno alle primarie sarebbe dovuto essere una sorta di pegno in questo senso. Vendola però, avendo un suo percorso che prescinde da quel che rimane del PRC, si è ben guardato dal prendere sul serio la proposta. Ai donatori di sangue alle primarie non si può dire di no, ma i patti politici sono un'altra cosa.

A questo punto entra in ballo il ragionamento storico-teorico di Andrea Catone che, da studioso del movimento comunista, in un commento al congresso della Federazione della Sinistra, avanza un paragone un pò azzardato con le vicende storiche del movimento comunista negli anni trenta. Per giustificare il pasticcio comunisti-Federazione della Sinistra Catone propone l'esempio della politica del fronte unito che aveva contraddistinto il movimento comunista europeo negli anni trenta del secolo scorso. Tutti sanno che quella politica, che peraltro non ha avuto un grande avvenire, nasceva dal tentativo di superare una fase di isolamento dei partiti comunisti dopo la grande ondata rivoluzionaria. Si trattava di fare in modo che settori operai influenzati dai partiti socialisti entrassero in contatto con quelli di orientamento comunista per allargare il fronte della resistenza. Si è trattato di una dinamica che trovava la sua ragion d'essere nel contesto oggettivo delle forze in campo.

Senza voler apparire poco generosi nei confronti di un compagno che pure ha dato un contributo alla presenza di una posizione comunista in Italia nel periodo più duro dell'attacco anticomunista di Bertinotti, dobbiamo dire che il parallelo storico avanzato da Catone non regge e ci sembra francamente ridicolo. Infatti le 'forze' (termine improprio per questo raggruppamento) confluite nella Federazione della Sinistra non sono un'effettiva rappresentanza di settori sociali che confluiscono in un unico progetto, bensì l'espressione di ceti politici residuali sopravvissuti al fallimento della Rifondazione del comunismo, il cui esito è noto a tutti. Non sono quindi forze reali che si incontrano, ma gruppi che cercano di sopravvivere per ottenere una visibilità elettorale e mediatica. In questo contesto il fronte unito evocato da Catone si riduce a due cose, entrambe negative. Da un lato il mantenimento dell'equivoco comunisti sì - comunisti no, dall'altro l'uso di un percorso unitario per agganciare il centro sinistra in questa fase in cui si riaprono le speranze di andare al governo.

Se questa è la verità, scomodare le esperienze storiche del movimento comunista per giustificare vicende di ben altro tipo è un'operazione demagogica per abbindolare quel che resta di opinione comunista in Italia.

Erregi

28 novembre 2010


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