SULLA PELLE DI CHI LOTTA
le due insidie al movimento reale che cambia le cose

Abbiamo avuto, in questi ultimi mesi, l'opportunità di segnalare che il movimento, quello reale, si è dimostrato molto più avanti delle forze politiche che avrebbero dovuto rappresentarlo.

Il discorso riguardava innanzitutto il PD, rimasto sempre alla coda deglli avvenimenti, ma non solo. Da quello che si può definire il movimento dei tetti, ai pastori sardi, al forte movimento studentesco, fino allo scontro alla FIAT di Marchionne, vi è stato un crescendo della conflittualità sociale che ha sopravanzato la debole linea di difesa delle opposizioni vere o fasulle, spostando il centro dell'attenzione dalla lotta al berlusconismo alle questioni legate alla condizione materiale della gente.

La questione FIAT ha rappresentato un segnale molto forte, destinato a lasciare il segno e foriero di una ripresa molto più ampia del conflitto sociale in relazione anche alle previsioni economiche internazionali. Assieme al riemergere dell'ottimismo nei settori conflittuali della società italiana, riemergono però anche i vecchi difetti della situazione italiana che sono alla base di molte sconfitte passate. In sostanza, di fronte all'avanzata dei movimenti i vecchi arnesi della politica affilano la loro professionalità per deviare e inglobare le forze che tendono al cambiamento.

Un esempio eclatante lo si è avuto nel corso delle lotte studentesche quando alla radicalità si è voluto opporre il buonismo giovanilistico e i sermoni del presidente della Repubblica. Invece di meditare sulla strategia ci si è fatti condizionare dal falso protagonismo politico dei nuovi leaders studenteschi e dai loro cattivi maestri di navigata esperienza.

Adesso il punto sta nell'evoluzione del quadro politico che per convenzione si definisce 'sinistra'. In questo contesto il PD, reduce da una grande confusione sul ruolo da svolgere nella situazione, cerca di evitare la bancarotta rettificando il tiro e presentandosi come mediatore delle conflittualità, accettando la responsabilità di gestire il sistema guardando al disagio del paese.

Al suo fianco sinistro è già in movimento un fronte di vecchie sigle e di nuovi soggetti in formazione, in primo luogo l'area che definiamo 'demolaburista', su cui dovranno convergere sul piano politico ed elettorale le spinte dei movimenti e di quella sinistra che non vuole delegare il PD neppure tappandosi il naso. Ma un simile progetto può essere affidato a Cofferati, Rossanda e soci? E, soprattutto, un fronte politico di opposizione può essere collegato a un PD che ne rivendica l'egemonia?

Sullo sfondo si intravedono i rottami del comunismo istituzionale che tentano di dar vita a un partito comunista erede di tutte le sconfitte dal PRC in poi. E' possibile sfuggire a questa tenaglia? Diciamo che col criticismo velleitario non si possono cambiare le cose.Ma con l'intelligenza di chi le cose le vuole cambiare veramente bisogna adoperarsi perchè il filo delle lotte venga collegato a una progettualità politica che le sappia esprimere non con i comunicati ma con la materialità dei risultati.

Erregi

16 gennaio 2011


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