DICHIARAZIONE DI NON VOTO
un appello ad uscire dalla tempesta mediatica

Rimane difficile in un'epoca di dominio mediatico uscire dalla rappresentazione virtuale dello scontro e proiettarsi sulle questioni vere. Lo sganciamento appare come un modo di isolarsi dal contesto oppure di fare una scelta individualistica. Invece, a nostro parere, il coraggio di una scelta, politicamente motivata, di non voto mette i protagonisti della sceneggiata elettoralistica con le spalle al muro.

Qual'è difatti il punto debole di costoro? Sostanzialmente nel fatto che il loro progetto è fatto di parole e di promesse che non saranno mantenute, dal momento che la situazione scorre su binari predeterminati costituiti dalla'UE, dalla NATO e da un capitalismo italiano che se vuole sopravvivere deve fare i conti con lo stato sociale e le condizioni dei lavoratori, peggiorandoli.

Questo è lo schema vero entro cui si svolge il dibattito, anche se la carta dei sogni è fatta di crescita e di rilanci tecnologici. Questo porta inevitabilmente a due possibili soluzioni. O rassegnarsi, sperando che qualcuno (Bersani), addolcisca la medicina, oppure resistere e accettare la sfida.

Dimostrare dunque che il re è nudo e che nessuna marmellata ingroiana potrà modificare il corso delle cose. La domanda, più che lecita per chi condivide la nostra analisi, è questa: come concretamente affrontare la situazione? Intanto uscendo dall'idea che con gli attuali schieramenti elettoralistici si possa arrivare ad un cambiamento qualitativo. Anche il grillismo, la forma più radicale dell'elettoralismo, sarà ingessato dai suoi limiti istituzionali e da un programma che non ha basi di credibilità.

La possibilità che intravediamo è che in Italia si possano aprire fasi vere di resistenza politico-sociale che siano in grado di misurarsi con l'avversario di classe e con l'imperialismo, quello dell'UE e quello della NATO. Due esempi credibili, in questo senso, riteniamo siano il movimento NO-TAV e NO-MUOS. I risultati definitivi sono ancora da raggiungere, ma il livello dello scontro e la coscienza del movimento sono alti. In genere, altre forme di movimento o anche di resistenza hanno un carattere difensivo e spesso puramente ideologico-propagandistico e spesso si saldano con la marmellata ingroiana e oltre. Studiare quindi il terreno su cui dare battaglia, analizzarne le potenzialità e verificare i livelli di tenuta organizzativa.

Ma fin qui siamo ancora alle premesse, perchè senza un'organizzazione politica, esterna alla logica elettoralistica e con una visione strategica, non si andrà molto lontano.

Erregi

23 gennaio 2013


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