Comunisti e astensionisti

E' evidente, e tutti i mass-media sono costretti ad ammetterlo, che i vincitori dell'ultima tornata elettorale del 26-27 maggio sono stati gli astensionisti. Peraltro, mentre sono state riportate le percentuali dei non votanti, nessuno ha dato notizia delle schede bianche e nulle e potrebbe anche risultare con questo che a Roma i non votanti hanno raggiunto e superato il 50%.

Il trend dell'astensionismo dunque si consolida e per il prossimo futuro potrà salire ancora per varie ragioni che qui riassumiamo: il movimento cinque stelle, ormai depotenziato com'era prevedibile, alimenterà l'astensionismo e altrettanto farà la scelta berlusconiana del governo di responsabilità e l'inconsistenza democristiana di Letta. Dunque il governo dell'inciucio PD-PDL potrà essere travolto, più che dalle interne contraddizioni, da un rifiuto di massa al voto.

D'altronde, le alternative elettoralistiche sono logorate e i potenziali votanti non sono disponibili ad abboccare all'amo. Come insegna Ingroia e ora anche il caso di Medici a Roma, le proposte alternative non hanno credibilità e le percentuali dei votanti si spartiscono tra un elettorato di destra galvanizzato da Berlusconi e uno schieramento di centro sinistra che rappresenta il moderatismo delle pance piene.

Gli altri, quelli travolti dalla crisi, sono incazzati e abbastanza lucidi e scelgono di non votare. Non siamo ancora alle barricate, per ora, ma la spinta di massa aumenta e chi, per giustificare il proprio elettoralismo, parla di qualunquismo astensionista è in perfetta malafede. A non votare sono i ceti popolari, i disoccupati, coloro che sono stremati dalla crisi e subiscono un processo rapido di proletarizzazione.

Grave è che non ci siano organizzazioni comuniste degne di questo nome a dare un nerbo politico all'astensionismo e scagliarlo contro il blocco di potere che governa oggi l'Italia. Una sinistra a parole, che pensa solo ai vantaggi del sottogoverno, e caricature di comunisti, malati di cretinismo parlamentare, fanno mancare un'occasione che Grillo, a suo modo, ha saputo sfruttare egregiamente, ma che sta gestendo in modo donchisciottesco. In questa situazione rischiamo di passare dall'astensionismo ad avventure politiche dettate dalla crisi e che le classi dominanti hanno di riserva anche in previsione di un allargamento dei teatri di guerra.

A noi non resta che lavorare perchè si possa passare dalla preistoria alla storia dello scontro politico vero.

Erregi

30 maggio 2013


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