Fine dell'anomalia o non volevamo capire?

Le vicende che stanno portando la sinistra 'estrema', nata all'inizio degli anni 90, nell'alveo di un partito socialista di tipo 'europeo' pongono fine a quella, apparente, anomalia che vedeva l'Italia in controcorrente rispetto alla crisi del movimento comunista internazionale. Qualcuno di noi si è domandato, dopo i crolli dell'89, come fosse possibile che proprio nel momento in cui la bandiera rossa veniva ammainata dalle torri del Cremlino, a Praga si installava Havel , Ceaucescu veniva fucilato e veniva abbattuto il muro di Berlino, in Italia si rilanciava il comunismo, anche se rifondato?

Evidentemente a molti, presi dall'entusiasmo, era sfuggito che un non comunista come Fausto Bertinotti veniva paracadutato nel PRC per prenderne le redini, mentre successivamente i 'comunisti italiani' partecipavano al governo di guerra contro la ex Jugoslavia e l'allora segretario della rifondazione scatenava la sua offensiva contro il secolo degli orrori, quello in cui i comunisti erano stati protagonisti di una grande epopea.

A molti è sfuggito anche il fatto che, vigliaccamente, i paladini dell'intransigenza nell'essere comunisti evitavano di dare battaglia sulle questioni di fondo per rifugiarsi in sceneggiate che oggi si sono concluse nella prospettiva comune di diventare un partito del socialismo europeo.

Possiamo dire che in questi anni siamo vissuti, o meglio, abbiamo voluto vivere, in una dimensione illusoria, in cui i riferimenti erano solo formali, ma la realtà era ben diversa. Questo certamente non migliora la nostra condizione attuale, nè basta dire, "noi l'avevamo detto!" Sì, l'avevamo detto noi, ma perchè le cose non sono cambiate? Perchè non si è determinata una reazione 'comunista' contro le palesi contraffazioni, contro le calunnie, contro le sceneggiate di chi ha portato con cinismo le cose al punto attuale?

La verità è che abbiamo voluto vivere nella beata illusione che in Italia ci fosse un movimento di comunisti e qualche compagno, non sappiamo quanto in buona fede, ci incitava a prendere contatto con questo movimento, in vista di una successiva trasformazione 'più avanzata'. I fatti ci insegnano però che come dalle rape non si cava il sangue così da un movimento che aveva succhiato il latte dalla via italiana al socialismo non poteva nascere alcunchè di comunista. E ora difatti tutti rincorrono il nuovo treno socialista.

La nuova situazione pone, o meglio dovrebbe porre, il problema di una riflessione sulla crisi del movimento comunista, ma evidentemente quegli interessi materiali che sostengono la generosità 'comunista' non lo consentono. Il sistema di governo e di sottogoverno aperto ai movimenti non produce riflessioni, ma corruzione. Quindi siamo punto e daccapo e quella riflessione che non si è voluta fare agli inizi degli anni novanta si ripropone oggi. Quanti comunisti vorranno trarre le conclusioni dai fatti? E quanti comunisti vorranno uscire, o meglio saranno capaci di uscire, dalle comode, ma inutili nicchie della pura testimonianza per affrontare i nodi della nuova e drammatica fase storica?

Comunque per iniziare a discutere bisogna uscire da quel pantano che ha portato acqua al mulino della nuova socialdemocrazia.

Erregi

6 maggio 2007


Ritorna alla prima pagina