9 giugno, in piazza fuori dal coro

Il nove giugno arriva Bush a Roma a incontrare i suoi alleati del centro-sinistra. Non è dato sapere in anticipo ciò che si diranno, ma certo non sarà scontro, sarà un incontro tra persone che si rispettano.

Se il buon giorno si vede dal mattino, la contestazione di Prodi da parte del movimento di Vicenza anticipa il vento che tira. Potrebbe essere un buon vento che ci porti fuori dalle secche in cui ci hanno precipitato i 'politici' che per mestiere rappresentano il movimento contro la guerra fuori e dentro il governo.

Sui governisti 'no war 'che si troveranno in Piazza del Popolo a Roma e che non sfileranno con gli organizzatori del corteo credo che bisogna ribadire un giudizio di fondo senza se e senza ma. Se oggi l'Italia è impelagata a fianco di Bush in tutte le guerre sporche dirette dagli americani, lo si deve senza dubbio a questo governo 'amico' e se i Palestinesi continuano ad essere ammazzati dai nazisionisti col consenso dell'occidente civilizzato e dell'Italia, se il nostro paese aumenta le spese militari, le basi americane e le industrie di morte, lo si deve ancora a questo governo 'amico'. Su questo la sinistra imperialista è recidiva. Ricordiamo tutti il governo D'Alema e Cossutta all'epoca dell'aggressione alla Jugoslavia.

I pacifisti 'non violenti' che lasciano che la violenza venga esercitata dai loro alleati non possono dunque essere rappresentativi del popolo della pace, questo deve essere chiaro a tutti noi. Costoro devono essere definiti per quello che sono, la copertura a sinistra della politica imperialista degli USA e della Nato e per questo vengono tenuti al governo. In sostanza Bertinotti, Diliberto, Pecoraro Scanio, con le loro 'opposizioni' interne che spesso fungono da pontieri col 'movimento' sono non solo responsabili della debolezza del movimento italiano contro la guerra, ma impediscono coi loro comportamenti che la lotta contro l'imperialismo diventi una realtà.

Diventa quindi incomprensibile che un gruppo di persone più o meno conosciute, tra cui Domenico Losurdo, si prenda la briga di sollecitare una risposta unitaria alla venuta di Bush in Italia con coloro che minano alla base la possibilità che in Italia si rafforzi un vero movimento antimperialista e contro la guerra. Si dirà: 'più siamo e più forte sarà la risposta a Bush'. Ma questo spirito unitario è un imbroglio. Non si può essere unitari con chi sostiene il governo di guerra, non si può essere unitari con chi condanna la resistenza contro gli invasori americani e Nato, non si può essere unitari con chi crede ancora alla favola dei 'due popoli - due Stati' e non combatte il naziosionismo. Con costoro non si può essere unitari, anzi bisogna denunciarli e isolarli, impedendo che l'imbroglio 'pacifista' vada avanti. In piazza deve scendere chi ha le idee chiare sulle guerre e sui veri fautori delle guerre.

Ma questo 9 giugno non è caratterizzato solo dal tentativo della sinistra imperialista di confondere le idee. E' caratterizzato anche dai soliti rituali dei professionisti delle 'scadenze politiche' e in questo rientra anche la manifestazione contro Bush. Non che scendere in piazza contro gli americani e il loro presidente nel momento in cui viene a stringere la mano a Prodi, Napolitano e soci non sia cosa utile, ma la questione è il contesto. Come si può scendere in piazza contro Bush se non si protesta anche contro le componenti di centro e di sinistra di questo governo? La guerra americana va avanti con la collaborazione attiva del governo italiano e in questo governo ci sono i partiti della cosiddetta sinistra radicale. Parlare di Prodi è limitativo, bisogna scendere in piazza anche contro PRC, PdCI e soci. E' questa la manifestazione indetta dai gruppi che organizzano il corteo? Non ci sembra, e quindi essa risulta depotenziata e tale da alimentare gli imbrogli 'pacifisti' della sinistra governista.

Nel contesto della preparazione della scadenza del 9 c'è stata la solita coda di dibattito tra gruppi e gruppetti su come impostare le cose. Ha prevalso, come al solito, il gruppone alternativo-moderato sponsorizzato dagli ambienti della sinistra che conta. Il compagno Massari li ha definiti giustamente quelli del carrozzone centrista, quel carrozzone pronto ad essere agganciato dal circuito dei 'forchettoni rossi'. Le ambiguità hanno un peso e un valore di scambio.

A remare controcorrente sono rimasti gli esclusi, i quali hanno trovato come soluzione ai problemi quella dello spezzone degli irriducibili, un pò come scoprire, di fronte alle difficoltà, l'acqua calda.

Speriamo che la realtà si dimostri più avanti di questi strateghi ingessati.

Erregi

 

4 giugno 2007


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