Il lavoro sporco di "Liberazione",
quotidiano del PRC

Chi ha la ventura di seguire il quotidiano del PRC "Liberazione", per ragioni di informazione politica o altro, avrà potuto constatare l'evoluzione del giornale che è andato aggiornando la struttura del suo palinsesto.

Nei mesi scorsi l'impegno prevalente del quotidiano è stato quello di fare da canale di comunicazione della linea governista del partito. Quindi argomenti prevalenti del dibattito sono state le direttive bertinottiane sul rapporto politica movimenti, sulla realpolitik che spetta a chi sa gestire la lotta politica ecc. ecc. A questa musica, che ha anche accompagnato la telenovela sui casi di coscienza che venivano trattati col bastone e la carota, si aggiungevano le trovate bertinottiane di fedeltà al pensiero dominante. Meditazione sul monte Athos, riconoscimento della situazione di fatto del muro israeliano con discorso collaterale (in Palestina!) contro la violenza, e così via. Si aprivano poi i casi dell'attacco a Cuba e al Venezuela di Chavez, sui quali si è poi raggiunto un compromesso del tipo: noi (la redazione) continuiamo a pensarla così, ma permettiamo ad altri di dissentire. Infine si è concessa un'intera pagina all'appello dei sionisti che preparava la marcia degli squadristi del circolo 1948 degli ebrei romani a Teramo. Accanto a questa corrente di 'pensiero' dell'ultima fase, si è mantenuta in vita anche la tradizionale direttrice di politica estera che è il punto di forza dell'imperialismo di sinistra: la Cina, la Russia, la Somalia, il Darfur, Gaza, Libano, tutte quelle situazioni sui cui USA e UE mantengono alta la tensione mediatica per coprire l'interventismo.

La svolta si è avuta dopo il fallimento della manifestazione del 9 giugno a Piazza del Popolo e la tornata delle amministrative di fine maggio che hanno registrato un netto regresso delle liste del PRC. A questo punto è scattato l'allarme del tipo 'cambiare musica o perire'! Ed è a questo punto che il quotidiano Liberazione ha sostituito il disco. Leggendo il quotidiano, si è avuta l'impressione che esso fosse espressione non del PRC, ma di un'altro partito sicuramente non corresponsabile della politica del governo e quindi collocabile all'opposizione.

Per la gioia dei massimalisti del partito e delle esangui frattaglie dell'opposizione interna si è scatenata la bagarre contro Padoa-Schioppa e la linea dei destri del governo additandoli come controparti, a partire dalla questione delle pensioni, mentre sulle questioni di politica internazionale vi è stata una denuncia costante dei disastri delle guerre come se questi non fossero la diretta conseguenza anche della politica estera del governo. In questo contesto di critica al trio Prodi-D’Alema-Padoa Schioppa con l’aggiunta del ministro Damiano, si è scomodata anche Rossana Rossanda con un'intervista di grande pessimismo sul programma della sinistra e le sue prospettive unitarie.

Dunque si torna all’opposizione? Neppure per sogno. Se si può parlare di lavoro sporco del quotidiano Liberazione è perché la sensazione che si ricava dalla sua lettura è quella di una pura operazione di recupero di immagine per ulteriori operazioni che vanno nella direzione di sempre.

Domanda finale. Esiste un problema Liberazione-PRC, nel senso di discutere e combattere il ruolo nefasto che esso gioca a sinistra? Certamente sì, ma esso non riguarda i 'quadri' politici governisti che pullulano nel partito e che sproloquiano sul nuovo mondo possibile. Il discorso riguarda la necessità di combattere sul piano politico e dell’informazione per la rottura con il cordone ombelicale che lega la sinistra con la demagogia di "Liberazione".

Erregi

8 luglio 2007


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