Elezioni
Nudi alla meta

Ora che siamo giunti alla vigilia delle elezioni del 13 aprile, possiamo confrontare l'indicazione che abbiamo dato attraverso la campagna astensionista con l'andamento del dibattito politico e delle tendenze che si sono evidenziate. Cerchiamo in questa nota di riassumere la situazione. In primo luogo appare evidente che l'angoscia di coloro che sostengono sempre la tesi del meno peggio si è dimostrata senza fondamento. Se nelle elezioni precedenti si è avvertita netta la necessità di manifestare una posizione antiberlusconiana per costituire un riferimento politico che determinasse un rapporto di forza sfavorevole alla destra, stavolta l'alternativa Berlusconi-Veltroni ha reso evidente che gli attori principali recitavano male la parte. L'orco Berlusconi è sembrato un personaggio da avanspettacolo piuttosto che un temibile esponente di una destra reazionaria. Intendiamoci non che egli non sia reazionario nella sostanza, ma stavolta Berlusconi è apparso un tipo da operetta più che un dittatore in nuce. Di contro, il buonismo di Veltroni, seppure ha animato la partecipazione di alcuni settori democratico-moderati, non ha colto nessun elemento che potesse rilanciare un'alternativa. E come poteva accadere dopo l'esperienza del governo Prodi?

Quindi, una volta sdrammatizzata la contesa tra i protagonisti principali, è rimasto un noiso trascinarsi nei confronti televisivi con trovate di carattere programmatico per adescare porzioni di elettorato.

In questo contesto è apparsa nettamente ridicola la partecipazione della sinistra arcobaleno allo 'scontro'. L'isteria oratoria del leader Bertinotti ha confermato la nullità di un narciso che con le parole cerca di recuperare una credibilità ormai irrecuperabile. L'operazione rilancio della sinistra molto probabilmente naufragherà sugli scogli del risultato elettorale.

Il fremito elettoralistico rivoluzionario, assente nella realtà, ce lo ha regalato la par condicio televisiva che ha proiettato sugli schermi personaggi caricaturali delle liste alternative, che recitavano la parodia del post- sessantotto.

Ci auguriamo che a coloro cui abbiamo proposto l'astensionismo e che si sono dimostrati all'inizio perplessi, pensando che facessimo una campagna di principio e non politica si siano resi conto che proprio accettando il terreno della campagna elettorale si smarriva il senso della situazione e della proposta che andava fatta. L'indicazione: stavolta no, il voto è una cosa seria - astieniti ci appare quindi, a posteriori, più che mai valida e questo anche nei confronti di coloro che, pur rifiutando il voto, si sono voluti tener fuori da una campagna astensionista attiva.

A questi ultimi vogliamo ancora una volta dire che per il 13 aprile non si tratta solo di pronunciarsi sul votare o meno, ma di mettere in chiaro che con una certa sinistra bisogna rompere definitivamente e provare a ragionare su come definire un percorso di ripresa dentro la situazione molto difficile che si delinea dopo le elezioni.

Nel corso dell'assemblea astensionista di Roma, il 30 marzo, abbiamo proposto di aprire un dibattito su questo. Ci auguriamo che la situazione maturi le condizioni per aprirlo. Ciascuno di noi sarà impegnato a portare il suo contributo.

Erregi

7 aprile 2008


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