La 'vittoria' di Ferrero

Mentre continuano i commenti salaci sulla vicenda dello spezzatino rosso andato a congresso nel mese di luglio, [vedi tra i tanti Lucio Manisco e Francesco Fumarola], proviamo a uscire dal contesto caustico, anche se motivato, e valutare i fatti e le prospettive che si aprono, o meglio si chiudono.

Saltiamo il congresso dei verdi finito in bagarre perchè ci sembra privo di possibilità di commento. Cosa si può dire infatti di un gruppo politico che ormai è ridotto a gestire solamente una sigla come fosse la reclame di un dentrificio? Diciamo dunque che non fa testo.

Altra vicenda di poco conto è stato il congresso del PdCI dove prevarrebbe il ridicolo se alla base non ci fosse un tentativo grave di imbrogliare quei compagni e quelle compagne che non hanno capito che dietro alla parola comunista, un grande riferimento storico, oggi si celano gli interessi di una miserabile casta di piccoli burocrati che tentano di esercitare un mestiere che in questi decenni ha portato alla disfatta. Non si tratta di gente qualsiasi che sfrutta l'ideologia e basta. Si tratta di coloro che in vista della guerra alla Jugoslavia hanno tramato con D'Alema per formare un gabinetto di guerra di cui sono stati ministri. Si tratta appunto di personaggi come Diliberto e Rizzo che oggi vengono a chiedere l'unità dei comunisti. Se ci sono 'comunisti' che si vogliono unire a costoro vuol dire che la parola comunista ha perso ogni significato.

Il centro delle vicende congressuali dello spezzatino rosso è stato però il congresso di Rifondazione e lo scontro tra le mozioni. In questo scontro Vendola ha rappresentato il simbolo delle forze 'riformiste', di quelle che decidono a tavolino, attraverso gli strumenti di regime, dalla stampa all'uso di compiacenti 'indipendenti' che fanno l'opinione, chi e come debba prevalere. Ebbene, questo tentativo è stato vanificato da uno schieramento che ha portato alla elezione di Ferrero a segretario. La notizia è di quelle che dovrebbero far felici tutti i compagni e le compagne che in questi anni hanno considerato l'anticomunista Bertinotti come un nemico da battere.

Ora che è stato battuto dentro Rifondazione stessa quali prospettive si aprono? Diciamo pure che non siamo ottimisti e non perchè vogliamo sostituire ai processi politici reali un odio settario, bensì perchè le parole non riescono a mascherare alcuni incontestabili dati sulla realtà di Rifondazione. Due in particolare emergono. Il primo consiste dalla mancanza di una vera autonomia strategica dalla cosidetta 'sinistra'. Quando parliamo di sinistra non ci riferiamo a punti di programma o riferimenti ideali. Per sinistra intendiamo qualla forza di sottogoverno che è inserita in tutte le articolazioni della società 'civile' politichese e che è l'humus su cui si è costruita Rifondazione. Senza questo, Rifondazione muore ed è prevedibile che le forze della 'sinistra' riprenderanno il loro ruolo egemone dopo la disfatta di Vendola. Dietro questo personaggio c'è D'Alema e il PD, o almeno una parte di esso, c'è l'intellighenzia di una sinistra che dal Manifesto in poi si è tenuta a galla ed ha avuto un ruolo nefasto per i comunisti. Non vogliamo fare previsioni definitive, ma non ci sembra che l'ottimismo possa essere di casa.

Il secondo dato, a cui accennavamo, è di natura programmatica e strategica. Su che cosa è fondata l'ipotesi di ripresa di Rifondazione dopo il congresso di Chianciano? Ritornare in fabbrica e nel sociale? La foto di Ferrero che distribuisce volantini davanti alle acciaierie di Taranto ci sembra francamente patetica e anche un pò ripetitiva. Bisognerebbe ricordare a Ferrero che non siamo nel '68, ma nel 2008 e che se si vogliono cambiare le cose occorre dare una risposta dura e credibile ai problemi posti dalla crisi. Con la lista della spesa e con l'operaismo ideologico non si scalfisce il neofascismo berlusconiano e l'egemonia, sempre più debole, dei 'riformisti'. Battuto Vendola, la discussione continua.

Erregi

3 agosto 2008


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