Mosca, 15-16 dicembre 2012

Il movimento comunista internazionale oggi e domani

Seminario organizzato dal Partito Comunista della Federazione Russa

Intervento del rappresentante del KKE

Elisseos Vagenas

Fonte: KKE, sito internazionale in inglese
Link: [qui]
15 dicembre 2012
Il secondo intervento [qui]


     Cari compagni,

Ringraziamo il Partito Comunista della Federazione Russa per l'invito a questa riunione informale dei partiti comunisti, che ha per oggetto i problemi e le prospettive del movimento comunista internazionale.

Il nostro incontro di oggi avviene in condizioni di approfondimento della crisi capitalista globale, che mette in luce difficoltà e limiti del modo di produzione capitalistico. Ma il capitalismo non crollerà da solo, non cadrà come un "frutto maturo", se il fattore soggettivo e soprattutto il partito comunista, il movimento comunista non saprà elaborare una strategia rivoluzionaria.

Purtroppo, il movimento comunista oggi sta attraversando una profonda crisi ideologica, politica e organizzativa.

Il KKE a partire dal 1998 ha intrapreso una serie di iniziative per far sì che i comunisti possano incontrarsi, scambiare opinioni ed esperienze dalle loro attività, per coordinarsi sulle questioni su cui si può essere d'accordo. Gli Incontri Internazionali di Atene sono iniziati nel 1998 con questo spirito e sono stati accolti da decine di partiti comunisti sicché oggi sono considerati un importante appuntamento annuale per il movimento comunista internazionale. Il nostro partito insiste sul fatto che questi incontri devono rimanere incontri di partiti comunisti, perchè perderebbero la loro anima e finirebbero per dissolversi se fossero svigoriti con la partecipazione di altri partiti o forze "di sinistra" che si proclamano anti-imperialiste.

Al tempo stesso come partito teniamo una serie di incontri comunisti regionali e tematici a livello europeo, dei Balcani e del Mediterraneo orientale. Partecipiamo attivamente alle iniziative e agli inviti di altri partiti comunisti. Ma, cari compagni, sappiamo bene e siamo convinti che il movimento comunista non potrà superare la crisi in cui si trova solo con questo tipo di attività.

La questione cruciale è l'acquisizione della strategia rivoluzionaria e della tattica corrispondente, in modo che le posizioni rivoluzionarie siano rafforzate nel movimento comunista e quelle riformiste e opportuniste siano costrette a recedere e siano indebolite nel duro scontro in atto.

La linea di "resistenza e rottura" con il sistema capitalista deve guadagnare terreno rispetto alla linea di "adattamento e assimilazione" nel sistema.

È ovvio che non possiamo menzionare qui in dettaglio, a causa della restrizione di tempo, tutte le problematiche relative alla situazione del movimento comunista e le sue prospettive. Tuttavia, vorrei brevemente concentrare l'attenzione su alcune posizioni fondamentali del KKE.

Il KKE ritiene che la posizione in relazione al socialismo che abbiamo conosciuto, come pure le valutazioni riguardanti le cause della caduta sia una questione importante. Il nostro partito ha difeso il socialismo, anche nelle condizioni più difficili, di fronte alla fanatica offensiva anticomunista e ha difeso il contributo dell'URSS alla lotta dei popoli. Ma non si è limitato a questo. Fin dai primi anni '90 abbiamo considerata prioritaria l'analisi scientifica delle cause della vittoria della controrivoluzione in URSS e negli altri paesi socialisti. In seguito, dopo 18 anni di studio, siamo arrivati alla decisione del 18° Congresso riguardo le cause del rovesciamento del socialismo e gli errori commessi sul piano economico e politico nella strategia del movimento comunista internazionale che hanno portato alla vittoria della controrivoluzione. Il nostro approccio si concentra sull'abbandono dei principi della costruzione del socialismo, con il rafforzamento sul piano economico – detto in estrema sintesi – dei rapporti mercantili realizzato con le riforme degli anni '50 e '60 e con la graduale creazione di forze sociali interessate al rovesciamento del socialismo. Sul piano politico abbiamo visto le idee errate sullo "Stato di tutto il popolo" e al livello delle relazioni internazionali l'idea errata della "competizione pacifica" dei due sistemi socio-politici. Il socialismo è stato abbattuto dall'alto e "da dentro", a causa della graduale corrosione opportunista dei Partiti Comunisti.

In questa come in altre analisi Il KKE continua a basarsi sulla visione del mondo del marxismo-leninismo, che ritiene attuale oggi, e ritiene prioritaria la lotta contro le teorie borghesi e opportuniste e le loro organizzazioni, quale fu per esempio in passato la corrente del cosiddetto "eurocomunismo" e qual'è oggi il cosiddetto "Partito della Sinistra Europea".

Il nostro partito difende il carattere del Partito Comunista, come partito della classe operaia, che non si limita a lottare per la vendita a miglior prezzo della sua forza-lavoro, ma lotta per l'abbattimento del sistema di sfruttamento capitalistico, lotta giorno dopo giorno per il socialismo che oggi è l'unica soluzione alternativa per i lavoratori.

Noi crediamo che la necessità e l'attualità del socialismo non sia affatto scossa dai cambiamenti controrivoluzionari in URSS e in tutta Europa, perché questa necessità non dipende dai rapporti di forza, che sono negativi, ma dall'esistenza di condizioni oggettive per la costruzione del socialismo, dai vicoli ciechi del capitalismo, come l'attuale crisi globale del capitalismo. Una crisi che non è semplicemente causata da una forma particolare di gestione (cioè il neo-liberalismo), come sostengono vari apologeti del sistema capitalista, ma dalla contraddizione fondamentale tra capitale e lavoro.

Noi formuliamo la nostra politica di alleanze sulla base dell'obiettivo strategico, che è il socialismo-comunismo. Abbiamo respinto la formazione di coalizioni "di sinistra", di "fronti anti-fascisti" e respingiamo perchè pericolosa e dannosa la collaborazione con la social-democrazia (riteniamo un errore distinguere una "sinistra" da una "destra"). Cerchiamo invece di mobilitare e concentrare le forze sociali, la classe operaia e gli strati popolari piccolo borghesi urbani e rurali in senso anti-monopolista e anticapitalista, lottando su ogni problema che affligge il popolo in conflitto e rottura con le unioni imperialiste. Questa alleanza popolare nella fase rivoluzionaria si trasformerà in un fronte operaio rivoluzionario e darà vita a nuovi organi di potere popolare.

Continuiamo a ritenere valide le parole del Manifesto comunista secondo cui "Il proletariato di ogni paese deve, ovviamente, in primo luogo fare i conti con la propria borghesia" [1], riteniamo cioè che la lotta a livello nazionale sia il fronte principale. Questa lotta però deve essere coordinata a livello regionale e internazionale perché è una lotta internazionale con lo slogan, ancora valido, "Proletari di tutti i paesi, unitevi". Il nostro partito resta fedele all'internazionalismo proletario!

L'imperialismo con cui ci scontriamo ha ancora le caratteristiche riconosciute da Lenin. Noi non identifichiamo l'imperialismo solo con gli Stati Uniti, perché ci sono altre forti potenze e unioni imperialiste, come l'imperialista Unione Europea. Noi riteniamo che tutti i paesi, in cui i rapporti capitalistici di produzione e i monopoli sono dominanti hanno un posto nel sistema imperialista, in base alla loro forza economica, politica e militare. Le teorie che trattano l'imperialismo come una politica dei governi, come una politica estera e non come una fase dello sviluppo capitalista collegata al dominio dei monopoli nella produzione capitalistica, alla fusione del capitale industriale e bancario, all'esportazione di capitale e al carattere economico delle guerre imperialiste (divisione e ri-divisione dei mercati) provoca gravi danni. Sarebbe un grave errore per il movimento popolare riporre le sue speranze nelle cosiddette potenze emergenti, o sceglierle come un "campo". Perché, come avvertiva Lenin, questo ci porterebbe alla valutazione errata che "i monopoli nell'economia siano compatibili con metodi non-monopolistici, non violenti, non annessionisti in politica" [2]. Il cosiddetto "mondo multipolare", la cosiddetta "nuova architettura delle relazioni internazionali", non è un mondo di pace e sicurezza per i popoli, ma un mondo in cui le contraddizioni interimperialiste diventano più acute.

Come partito escludiamo la possibilità di partecipare a governi borghesi, compresi quelli che si definiscono "di sinistra" o "patriottici" perché, analizzando la storia del nostro partito e del movimento comunista internazionale, siamo giunti alla conclusione che non ci sono fasi intermedie tra il capitalismo e il socialismo. Non c'è nessun potere di transizione. Il potere sarà nelle mani della classe operaia o nelle mani del capitale. La partecipazione del PC in un governo di "sinistra" nel quadro del capitalismo si è rivelata dannosa per il movimento popolare. In sostanza lo sfruttamento della classe operaia è stato perpetuato e i profitti del capitale sono stati sostenuti con "slogan di sinistra".

Ci concentriamo sulla organizzazione della lotta della classe operaia nei sindacati, nel movimento operaio e sindacale, che farà propria la lotta di classe, entrerà in conflitto con la la cosiddetta "pace sociale" e col "dialogo sociale" voluto dal potere borghese e sostenuto dagli opportunisti.

Noi non siamo alla ricerca di nuovi soggetti rivoluzionari, perché riteniamo che il ruolo storico della classe operaia, che è l'affossatore del capitalismo, non è cambiato.

Noi difendiamo le leggi della rivoluzione e della costruzione socialista e rifiutiamo la logica di "modelli nazionali", che in sostanza negano queste leggi.

     Cari compagni,

Come partito non ci limitiamo a sottolineare che ci sono idee diametralmente opposte tra i nostri partiti su queste fondamentali questioni, comprese quelle emerse qui oggi. Noi cerchiamo il dibattito e lo scambio di opinioni tra i PC. Cerchiamo l'elaborazione comune sui problemi teorici attuali, soprattutto tra i PC che hanno una significativa convergenza di opinioni. Ma siamo pronti a sviluppare iniziative comuni sul terreno antimperialista con tutti gli altri partiti comunisti con cui possiamo concordare a livello bilaterale, regionale o multilaterale. Riteniamo che il fronte ideologico dello scontro con le teorie borghesi e opportuniste, con l'anticomunismo e l'antisovietismo sia una necessità. E riteniamo parimenti necessario sviluppare le iniziative contro le potenze imperialiste, come quelle decise recentemente al 14º Incontro Internazionale dei Partiti Comunisti e Operai tenutosi a Beirut. E attualmente in particolare contro l'intervento imperialista in Siria e la guerra imperialista che si prepara contro l'Iran. Come partito siamo pronti a dare il nostro contributo in questa direzione.

[1] Karl Marx, Manifesto del partito comunista.

[2] V. I. Lenin, L'imperialismo, fase suprema del capitalismo.


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