Mauro Manno è deceduto venerdì scorso. Non è stata una sorpresa, perché era gravemente sofferente da tempo e sapeva che non c'erano speranze. Nonostante questo, e nonostante le forze che gli venivano meno, ha continuato a lavorare fino all'ultimo per quello che era diventato l'impegno per lui più importante e anche quello che ci ha fatti incontrare [*].
Questo impegno era la denuncia puntuale, documentata, articolata, del sionismo come ideologia razzista e impresa coloniale; era la confutazione di quel “diritto all'esistenza” di Israele che sembra diventato ormai luogo comune e quasi articolo di fede da destra a sinistra, spesso anche tra coloro che condannano certi crimini dello stato sionista o rivendicano una qualche giustizia per i palestinesi; era la denuncia dell'inganno che si nasconde dietro la formula dei due popoli – due stati e del cosiddetto processo di pace; era la documentazione della importanza enorme della questione sionista ben al di là della questione palestinese.
Per tutti coloro – e noi tra gli altri – per cui la lotta contro il sionismo è diventata una priorità e non solo sotto specie di solidarietà con i palestinesi, ma come questione centrale della lotta antimperialista, quindi come questione che ci riguarda direttamente anche qui in Italia, Manno era diventato un punto di riferimento importante.
Adesso che non può più aiutarci con il suo lavoro, sta a noi prendere il testimone, fare in modo che dia frutto e non sia stato invano. Sta a noi fare i conti col sionismo e prima di tutto, come invitava a fare in un suo scritto, “liquidare i nemici interni” perché “questa è una necessità ed una caratteristica di tutti i movimenti di lotta. É una assoluta necessità perché i nemici interni, gli indoratori della pillola sionista, paralizzano la lotta, sviliscono gli sforzi generosi, fanno deviare dagli obiettivi giusti, sabotano e fanno deragliare il treno della lotta per la pace” . E i nemici interni sono, tra l'altro, coloro che dicono di lottare contro Israele “ma difendono il «diritto di Israele ad esistere» come Stato ebraico e negano l'esistenza della lobby ebraica o, se ne confessano l'esistenza, lo fanno solo per sminuirne il ruolo ed il potere. Non a caso costoro sono contrari alla prospettiva di un solo Stato Democratico in Palestina”. Parole chiare di un uomo serio che rimpiangeremo.
Paolo Pioppi
[*] Dal nostro incontro con Manno è nata tra l'altro la decisione di pubblicare i tre quaderni sulla questione sionista in cui il suo lavoro sulla natura del sionismo rappresenta la parte più importante. Da allora la collaborazione con lui non si è più interrotta e ha avuto un altro momento alto in seguito alla chiusura dell'università di Teramo e all'assalto squadrista da cui fu accompagnata. Manno era stato infatti docente al Master Mattei condotto da Claudio Moffa presso l'università di Teramo e dopo l'espulsione del Master dall'università ha continuato a insegnare nello Istituto "Enrico Mattei" di Alti Studi del Vicino e Medio Oriente che ne ha portato avanti l'attività di alto livello a Roma.
Quando diciamo che Manno ha continuato la sua attività fino all'ultimo non stiamo facendo della retorica. E' del 30 gennaio scorso il suo appello a tradurre un libro importante, scritto in Israele, che confuta l'idea che esista un popolo ebraico che, esiliato dalla Palestina, avrebbe un qualche diritto a farvi ritorno. I discendenti degli antichi giudei sono in realtà gli attuali arabi palestinesi. Gli ebrei non sono un popolo ma una religione. “Nessuno può tradurre il libro in Italiano?” – scriveva Manno - Qualcuno traduca almeno l'articolo. [una recensione]. Io non sono in condizione di farlo”. Il libro è “When and How Was the Jewish People Invented?” (Quando e come è stato inventato il popolo ebraico?), di Shlomo Zand, dell'università di Tel Aviv.