Non abbandonare l'obiettivo

Cari compagni,

Accogliendo l’invito di cui alla vostra lettera agli abbonati, rispondo volentieri alle questioni da voi poste. Non avendo partecipato all’incontro di Firenze, non mi è possibile esprimere un preciso giudizio in merito, ma, quale sia stato il suo esito effettivo, non ritengo si debba abbandonare la prospettiva di "costruire un punto di riferimento comunista che sappia misurarsi politicamente con le forze in campo e crescere culturalmente ed organizzativamente". Dare per scontata l’impossibilità di perseguire questo obiettivo, significherebbe eludere una precisa responsabilità, derivante dalla nostra stessa ragion d’essere di comunisti, pur essendo fuori dubbio che il nostro impegno in tale direzione non si fonda su un imperativo moralistico, bensì sulla consapevolezza dell'ineluttabilità di una effettiva ripresa del movimento di classe, il quale non potrà non favorire lo sviluppo, oltre che di un punto di riferimento, di una reale forza politica comunista. La questione vera è perciò, a mio avviso, quella del percorso, in vista dell’obbiettivo considerato. Su questo punto mi sembra di aver già dato una risposta nella mia lettera precedente, nella quale risulta implicita anche una risposta alla vostra seconda domanda, se cioè il percorso stesso possa passare per un rapporto con Rifondazione, sul che mi sono espresso favorevolmente ormai da tempo.

Ma non penso che la necessità, da me ribadita, di muoversi in tal senso, debba necessariamente derivare dal fatto che, come voi asserite, "all’esterno non si è coagulato nessun soggetto politico politicamente dignitoso e significativo".

Ritengo infatti che all’esterno di Rifondazione, almeno da alcune delle pur variegate e disperse delle componenti dell’area comunista (marxista-leninista), non siano mancati apporti teorico-politici di un certo spessore, segnatamente in materia di analisi della realtà contemporanea e di programma, così come non sono mancati dibattiti e seminari, nell’intento di promuovere un’alternativa politica di classe al riformismo delle attuali direzioni del movimento operaio. Ma palesemente è mancato il confronto vero assieme con la volontà e capacità di pervenire ad una sintesi unitaria delle rispettive posizioni espresse, così come si è trascurato di coinvolgervi le forze comuniste (marxiste-leniniste) e/o tendenzialmente tali presenti in Rifondazione, rapportandosi alle questioni messe a tema al suo interno o dentro il suo circuito politico, dove oggi prevalentemente si muovono i settori avanzati più consistenti della popolazione lavoratrice. Non penso tuttavia che Rifondazione rappresenti l’unico terreno operativo in cui i comunisti possono e debbono agire, giacché all’esterno di Rifondazione esistono larghi spazi (basti considerare il sindacalismo di base, i Centri sociali ed i movimenti antimperialisti e/o"antiglobalizzazione"), proficuamente utilizzabili, a mio avviso, per orientare su posizioni di classe e conquistare ideologicamente importanti o quanto meno non irrilevanti settori proletari d’avanguardia. Del resto, è difficilmente contestabile che qualche passo in avanti in questa direzione sia stato compiuto da parte di militanze dell’area marxista-leninista, le cui iniziative avrebbero tuttavia presumibilmente ottenuto più tangibili risultati se non fossero state compromesse dai pervicaci abiti mentali individualistici e dalle inveterate propensioni gruppettare (di sostanziale matrice piccolo borghese) purtroppo diffusi nella nostra stessa area ideologica. Occorre inoltre tener presente che, in questa fase, senza un supporto esterno autonomo (anche se non necessariamente separato sul piano organizzativo formale), il lavoro dei comunisti non potrebbe avere serie prospettive di sviluppo, ma resterebbe presumibilmente schiacciato dentro lo scontro correntizio tra la maggioranza bertinottiana e l’opposizine trotskista, i cui rispettivi ruoli nel PRC risultano purtroppo ormai già definiti e consolidati (grazie anche al radicamento di tali correnti in un apparato oggettivamente contiguo alle istituzioni della società politica e civile borghese). D’altra parte, fintantoché il processo di ricostruzione del partito rivoluzionario non avrà raggiunto uno stadio sufficientemente avanzato, il PRC costituirebbe, a sua volta, per i comunisti un punto di appoggio, una sponda politica utile, se non indispensabile, volta a controbilanciare le eventuali spinte disgregatrici che potrebbero manifestarsi nell’area comunista (marxista-leninista) esterna a Rifondazione (come già accaduto in passato), garantendo in tal modo un minimo di continuità al movimento operaio di classe e salvaguardando, in ultima analisi, le stesse possibilità di sviluppo di un’alternativa reale al revisionismo e al riformismo. Anche per questa ragione, emerge la necessità che il periodico unificato, già proposto dal sottoscritto e da altri compagni, sappia coinvolgere nel dibattito - sulla realtà socio-politica contemporanea, sull’esperienza storica, sul programma e la strategia dei comunisti - non solo tutte le forze di orientamento coerentemente marxista-leninista operanti fuori di Rifondazione, ma anche quelle presenti al suo interno; le quali ultime, pur avendo attualmente una dimensione marginale, sono, a mio parere, suscettibili di contrapporsi efficacemente all’opportunismo ed al revisionismo dei bertinottiani e dei trotskisti.

Per quanto riguarda, infine, le precisazioni richiestemi nell’annotazione in calce alla vostra lettera, non posso che confermarvi la mia disponibilità ad una collaborazione più fattiva, ma non ritengo possa e debba assumere, almeno per il momento, il carattere di un legame organico e formale con il vostro lavoro, non potendomi riconoscere interamente con le vostre posizioni, per quanto ne sia a conoscenza (così come del resto non posso riconoscermi, se non in parte, con le posizioni assunte dalle altre principali componenti della nostra area). E' perciò mio intendimento adoperarmi maggiormente, per quanto possibile, per far conoscere "AGINFORM" nella mia zona, rendendovi inoltre partecipi di iniziative politico-culturali, che vorrei mettere in programma, assieme ad altri compagni a me vicini. Tanto vi dovevo, e con l’occasione vi auguro buon lavoro e vi saluto fraternamente.

Franco Guerrieri

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