La Cina è sempre più vicina
(anche per Rifondazione)

Lo speciale di "Liberazione" sulla Cina del 5 ottobre, nelle intenzioni dei redattori e dei committenti doveva costituire un decisivo passo avanti verso la rottura totale e definitiva dei rapporti tra PRC e PCC. Particolarmente violenta e categorica la requisitoria di Rina Gagliardi, infarcita di un’informazione di seconda e terza mano e comunque deformante e falsificante, che passa da affermazioni spudoratamente attribuite ai classici del marxismo quali "... la lotta di classe deve continuare nei confronti di un regime socialista", ad affermazioni copiate dalla propaganda anticomunista quali "... il potere politico (cinese, n.d.r.) appare come uno dei più accentrati e autoritari del mondo". Naturalmente in Cina non ci sarebbe affatto il socialismo, ma solo " ... un processo forzoso e accelerato di ‘accumulazione originaria’ (del capitale, evidentemente, n.d.r.)".

Presto torneremo a contestare le affermazioni di merito di una propaganda che accomuna, in Italia e nel mondo, sia coloro che sognano, come la CIA, un crollo dello stato cinese, sia quelli che sognano, come la Gagliardi, "... un libretto rosso". Faremo altresì alcune puntualizzazioni relativamente al dibattito sulla Cina che si sta svolgendo sulle colonne di Aginform.

Qui ci interessa mettere in rilievo la vasta, virulenta e inaspettata opposizione di molti iscritti e simpatizzanti del PRC alle farneticazioni della Gagliardi e dei suoi suggeritori: centinaia di lettere a "Liberazione" hanno condannato la condanna anticinese, mentre le lettere (poche) di plauso sono arrivate da lettori trotskisti che invitano la Gagliardi a riscrivere revisionisticamente la storia del movimento comunista, ad esempio "riabilitando" quella pura creatura della CIA che è stata (ed è) la polacca "Solidarnosc".

Francamente non ci aspettavamo un così esteso dissenso, che evidentemente pone un problema politico cui, nel prossimo numero, cercheremo di dare un minimo di soluzione.

Ugualmente, in relazione al giudizio ed al comportamento da assumere nei confronti del PRC, sarà necessario riflettere sugli inequivocabili segnali di scissione in provenienza dalla minoranza trotzkista di "Per un progetto comunista", come pure sulla scarsa partecipazione numerica alla manifestazione nazionale del 16 ottobre (vista dal Pincio, piazza del Popolo appariva semivuota, 25-30 mila persone nel momento di massimo riempimento) e sul gelo generale che sotto il palco ha accolto le decisioni bertinottiane di alleanza con il centro-sinistra alle prossime regionali, di diluizione dell’antagonismo della base di Rifondazione in un Forum o Consulta egemonizzato dagli intellettuali fautori dell’ "unità a sinistra", di privilegiamento della sinistra interna alla CGIL a scapito dell’autorganizzazione alla base.

Grandi cambiamenti in vista, dunque, che richiedono fermezza, ma anche duttilità e capacità, come dicono i cinesi, di "cogliere le occasioni".

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