La questione russa rimane un nodo degli equilibri internazionali

E' ormai evidente che l'occidente è riuscito a degradare l'area dell'ex URSS ma non a stabilizzarla.

La Russia, che sarebbe dovuta divenire l'ottavo "grande" del sistema economico imperialista, è al contrario ridotta in uno stato da paese sottosviluppato. La speranza di vita è scesa, per gli uomini, a 58 anni, cioè 15 in meno dell'Italia.

I compagni che seguono gli avvenimenti e hanno registrato con attenzione tutti i segnali di ripresa delle lotte e del movimento comunista in Russia, si sono domandati come è ancora possibile che la situazione non abbia preso una piega rivoluzionaria e tale da cambiare il corso degli avvenimenti. Aginform non è ancora in grado di dare una spiegazione netta su questa importante questione, ma si propone di sottoporre ai compagni analisi e documentazioni a questo riguardo, in modo da uscire dalle semplificazioni e dalle mistificazioni.

In questa parte del foglio, riportiamo un articolo della rivista Yedinstvo a firma I. Nazarov che nel quadro del dibattito in corso in Russia tra settori comunisti ci sembra particolarmente interessante.

INGENUITÀ O IGNORANZA

Più precipitiamo sempre più profondamente nel vortice dello sfacelo generale e della rovina, più si esaspera la lotta di classe nella nostra società malata. E diventa sempre più irritante per una persona sensata constatare che vi sono in questa forze assai influenti tese a nascondere le vere cause della malattia, proponendo i più diversi mezzi per curarle, da quelli ingenui propriamente utopistici fino a quelli riformatori e reazionari. Oggetto di questo articolo non saranno le forze di destra (il cui ruolo e‘ già sufficientemente ben definito) ma quelle che sono classificate "di sinistra", o, in altri termini, rivoluzionarie. Va detto, per quanto possa essere sgradevole, che anche queste spesso causano un danno considerevole alla causa comune. Benchè sia assai penoso scrivere a tale riguardo, è necessario farlo per un'esigenza di chiarezza e di precisione.

Ci sono stati espressi molti rimproveri riguardo all'incapacità dei comunisti a intendersi tra loro (e in effetti, a prima vista, e‘ proprio così) e sulla necessità, nell’attuale situazione, che tutti i cittadini della Russia per prima cosa si riunifichino e solo successivamente si accordino su tutti i dettagli. Ciò viene riferito soprattutto ai bolscevichi, accusati di autocriticismo superfluo, di dogmatismo, di inclinazione eccessiva alla teoria, mentre oggi, secondo tali critici, non e‘ tempo di questioni teoriche. Questa opinione e‘ assolutamente sbagliata; di più, e‘ un’opinione dannosa. A tal proposito, i comunisti autentici si capiscono sempre. Il guaio e‘ che molti "comunisti" non sono tali nella realtà, per cui tale genere di riunificazioni non porterebbe a nulla. E‘ da rilevare che in tutte le "critiche" di questo tipo non si dice nulla o quasi di ciò che ne pensavano i classici del marxismo, i creatori della rivoluzione socialista, Lenin e Stalin. Questi eminenti bolscevichi ci hanno lasciato una ricca eredità teorica completamente confermata dalla pratica e non utilizzarla e‘, per non dire altro, criminale.

"Senza un'accurata preparazione teorica, e` inutile sognare delle trasformazioni rivoluzionarie quali che siano, poichè i vuoti nella teoria non mancheranno di farsi sentire immediatamente nella pratica." E` possibile che sia stata dimenticata questa affermazione di Lenin ?

"Secondo noi, l’assenza di teoria toglie alla tendenza rivoluzionaria la legittimità di esistere e, presto o tardi,la condanna inevitabilmente al fallimento."

Va rimarcato che il livello generale del popolo sovietico e‘sufficentemente elevato, la gente discerne bene ciò che suona falso negli interventi dei dirigenti dei partiti politici, anche se di sinistra; ora e‘ un fatto inoppugnabile che l’attività rivoluzionaria del popolo si trova ancora ad un livello troppo basso.

Ho davanti a me il rapporto politico di uno dei leaders più "a sinistra": Anpilov. Ribadisco : il rapporto politico e non un qualsiasi intervento estemporaneo. In un tale rapporto, ogni parola, ogni slogan deve essere accuratamente vagliato . Leggiamo:

"I minatori e i metallurgici di Russia hanno marciato alla testa del movimento comunista. Essi hanno dichiarato guerra al regime molto al di fuori del quadro del diritto."

Affermazione inesatta. Sia i minatori che i metallurgici stanno facendo solamente i loro primi passi, peraltro assai timidi, nel movimento comunista. In effetti tale movimento non ha superato la fase della pura lotta economica, dello sciopero rivendicativo se non in modo quasi impercettibile, con degli obiettivi politici molto sfumati e poco chiari. Lo slogan "Eltsin, dimissioni!" non dice ancora nulla. E` uno slogan di semplice propaganda, ma niente affatto politico.Torneremo ancora su ciò, ma per ora diremo che la sostituzione di un personaggio con un altro non ha alcun rapporto con la politica. E` da molto tempo ormai che la fiducia in uno "zar buono" e` venuta meno.E` come esultare per la sostituzione di Cernomirdin con Primakov. I fatti subito dopo lo confermeranno, con Primakov stesso che ribadisce la sua devozione alla via delle "riforme". Spero che la gente si sia convinta di quanto valgono tali riforme. Ma seguiamo Anpilov:

"Tutte le forze sono favorevoli a stabilire il potere non già dei comunisti, ma il potere dei lavoratori ..."

Ecco a cosa si arriva! "I Soviet senza i comunisti! " Slogan ben noto. Perchè dunque allora ci sarebbe bisogno in generale di un partito? E in definitiva di chi sono fatti i comunisti, se non di lavoratori? Tali discriminazioni non sono evidentemente casuali. Ed ecco che il compagno Anpilov si lamenta del fatto che il defunto Rokhlin "preferisse non rispondere alla domanda: e dopo Eltsin?". E' ben possibile che Rokhlin ignorasse la risposta, visto che i generali, a cominciare da Jukov, non sono in genere esperti di politica, ma, a giudicare dalla dichiarazione di Anpilov summenzionata, non mi pare che anche lui abbia le idee chiare in merito. Infatti la nozione di "potere dei lavoratori" e` così vaga e indefinita che non corrisponde ad alcuna teoria. E` per questo che egli rimprovera ad alcuni partiti (evidente allusione al P.C.B.t.U.S., Partito Comunista pansovietico dei Bolscevichi) i loro inutili "ragionamenti sul marxismo". Ora, proprio in una fase come questa, tali ragionamenti ci sono estremamentr necessari, e lo e` ancora di più lo studio meticoloso del marxismo. Stalin scriveva:

"Solo la teoria può dare al movimento la sua sicurezza, alla forza i suoi punti di riferimento e la comprensione del legame interno che unisce gli avvenimenti correnti, poichè e` essa, e solo essa, che può aiutare la pratica a capire non solo come e in quale senso avanzano le classi attualmente, ma anche come e in quale senso esse devono procedere nel futuro."

In piena concordanza con la mancanza di teoria, Anpilov giunge nel suo rapporto alla seguente imprevista conclusione :

"Se occorrerà, noi supereremo lo sbarramento del cinque per cento, se il potere non sarà modificato in senso favorevole ai lavoratori da qui alle elezioni."

Ecco tutto il suo spirito "rivoluzionario"! E chi dunque determinerà una tale modificazione del potere? Primakov? Zuganov con Zhirinovski? O magari lo stesso Eltsin farà come ai buoni vecchi tempi del suo Comitato regionale? E che cosa porterà il futuro leader del "cinque per cento" modello standard alla Duma ? No decisamente la teoria in Anpilov lascia a desiderare. Per tornare all'"ambito del diritto", non sarebbe male se si rendesse conto che tutte le costituzioni sono redatte in modo tale che il cambiamento di potere (e di regime) sia escluso in ogni caso, tranne nel caso anticostituzionale. Che sarà mai l'"ambito del diritto" di cui si parla? I nostri controrivoluzionari, nell'opera di demolizione del regime statale e sociale sovietico, si sono fatti beffe della Costituzione esistente, e hanno instaurato, contro la volontà del popolo ( e non quella dei deputati eletti ), il loro ambito legale, imponendolo con la forza dei carri armati e degli OMON (corpi speciali di polizia).Questo, almeno, Anpilov l'ha sofferto sulla propria pelle (Anpilov fu arrestato nel '93 e tenuto per un anno nelle carceri di Lefortovo, NdT). Ma ecco un'altra giravolta . " Noi - scrive Anpilov - lavoreremo d'ora in avanti per assicurare l’unità dei comunisti ". E che ne facciamo di questi comunisti dopo l’instaurazione del "potere dei lavoratori"? No, e` difficile unificarsi in tali condizioni.Lenin aveva perfettamente ragione quando diceva :

"L’unità e` una grande causa e una grande parola d’ordine ! Ma la causa operaia necessita dell’unità dei marxisti, non dell’unità dei marxisti con gli avversari e i falsificatori del marxismo."

Rivolgendo l'accusa di conformismo (anche nei riguardi del P.C.B.t.U.S.), il compagno Anpilov commette altri due errori. Primo, il conformismo, ossia lo spirito di compromesso, non e‘ mai stato caratteristica del P.C.B.t.U.S., ma si e‘concretamente manifestato proprio da parte di Anpilov stesso (ricordiamoci lo sbarramento del 5% e "la nicchia legale"). Chiaramente non prendo in considerazione il P.C.F.R. (Partito Comunista della Federazione Russa) e altri partiti simili. Secondo, il P.C.B.t.U.S. si e‘ costituito com'è noto sulla base dell’Associazione "Unità per il leninismo e gli ideali comunisti". Ma ecco, Anpilov non pronuncia una sola parola, nè a proposito del leninismo, nè a proposito del bolscevismo (quando, secondo l’espressione di Stalin,"essi non sono che un tutt’uno"). Allora, su quale base e‘ possibile riunificarsi ? Forse, su questa?

"Ho detto a N.A. Andreeva : occorre non fare un’altra rivoluzione, ma confermare i risultati della Grande Rivoluzione socialista di Ottobre."

Di nuovo, Anpilov ha torto ! Le sue affermazioni possono suonare forti, ma non sono affatto convincenti. Che cosa significa confermare ? Scrivere questo slogan e appenderlo da qualche parte? Organizzare un picchetto o una marcia di protesta a sostegno di tale slogan (con l’autorizzazione, manco a dirlo, delle autorità moscovite)? Il fatto e‘ che, dal 1917, molte cose sono notevolmente cambiate, sia nella situazione internazionale, sia nei rapporti di forza tra le classi all’interno del paese, così come in tutta una serie di altre questioni che e‘ assolutamente impossibile trascurare o ignorare volontariamente. La questione della "conferma" non si presenta oggi tanto semplicemente. Ecco cosa ne pensava Stalin :

"La scelta del momento, posto che il momento dell’attacco sia scelto dal partito e non imposto dagli avvenimenti, presuppone, per la sua conclusione favorevole, due condizioni : a) la "maturazione del frutto"; b) la presenza di qualche intervento spontaneo locale che salta agli occhi, potendo servire di pretesto propizio, comprensibile per le grandi masse, allo scatenamento dell’attacco, all’inizio dell’attacco.

L’inosservanza di queste due condizioni può far sì che l’attacco, non solo non possa servire di punto di partenza per attacchi generalizzati crescenti e via via più forti contro il nemico, non solo non possa dar luogo a un colpo folgorante e decisivo ( e in ciò consiste, in definitiva, il senso e il fine della scelta felice del momento ), ma al contrario possa degenerare in un putsch ridicolo, utile e vantaggioso per il governo e, in termini generali, per il nemico ..." (sottolineato da me : I. Nazarov).

Studia i classici, compagno Anpilov ! Hai riflettuto su come mai nel 1905, dopo la sparatoria contro il popolo disarmato "da parte del nostro piccolo padre lo zar" e` scoppiata la rivoluzione - poi, invero, schiacciata con ferocia dal "nuovo martire" - (allusione al "martirio" dello zar Nicola II il Sanguinario, NdT), mentre dopo la sparatoria del 1993 non c'è stato il benchè minimo tentativo di rovesciamento rivoluzionario ? Non si è trattato proprio di un caso di " putsch ridicolo, utile e vantaggioso solo per il nemico". Per non parlare del putsch balordo dei Kriuchkov e Yanayev.

Ed ecco un'altra "perla" del rapporto. Vi si cita una certa Alta Assemblea popolare. Di che si tratta? Di una Vetche di Novgorod (antica assemblea popolare medioevale delle città russe, NdT)? Di una antica agorà greca ? O di una Assemblea costituente? Da dove è uscita fuori ? Che cosa dovrebbe risolvere? Chi l’ascolterebbe?

I bolscevichi sono sempre pronti a cooperare, ma non ad una unità formale; sono pronti anzitutto all’unità ideologica. Stalin avvertiva:

"Si può e si deve prospettare qualsiasi tipo di accordo con coloro che sono di un altro avviso all’interno del partito per le questioni di politica corrente, per le questioni di carattere puramente pratico.Ma se tali questioni sono legate a divergenze di principio, allora nessuna intesa, nessuna "linea mediana" può salvare la causa. Non c’e` e non ci può essere alcuna linea "mediana" sulle questioni di principio."

Ma insomma, Anpilov ha letto Stalin ? Oppure accusa solo per il piacere di fare una battuta? C'è un certo Y. Felchtinski, professore negli Stati Uniti (Boston?), che ironizza sulla lotta intransigente di Lenin contro i nemici interni. Sul n.9, 1998, della rivista "Questioni di storia" egli riferiscequeste parole di Lenin, citate da Lunaciarski: "Immaginate un comandante militare che andasse in battaglia contro il nemico, mentre il nemico si trova anche all’interno del suo stesso campo. Prima di portarsi al fronte, prima di andare in battaglia contro il nemico, egli si assicurerebbe di metter le cose ben in chiaro nel suo stesso campo in modo che non vi si trovino più nemici."

Lenin ha assolutamente ragione. Forse che Krusciov compì la sua diversione ideologica aiutandosi con le armi di oltre oceano? E Gorbaciov demolì forse l’Unione Sovietica operando dalle portaerei americane? E Eltsin sparò forse sul Soviet supremo dai carri fascisti "Tigre" e "Ferdinand"comandati da generali stranieri ? No, tutto ciò e` stato compiuto precisamente da forze interne, dai "comunisti"- democratici degenerati, divenuti nemici. Ecco a cosa porta la sottovalutazione del nemico interno e il pacifismo nei suoi riguardi. E non bisogna rimproverare ai bolscevichi la loro "inflessibilità di roccia". Ascoltiamo piuttosto Stalin:

"Basta ricordare la storia del nostro partito che ha attraversato tutta una serie di scissioni, rotture, infedeltà, tradimenti, ecc, per capire che i veri partiti bolscevichi non si improvvisano."

È proprio su queste valutazioni che si basa il P.C.B.t.U.S. e non sulle "chiacchiere a proposito del marxismo".

Veniamo spesso criticati per la nostra eccessiva abitudine di citare i classici del marxismo, in particolare Stalin. Ma cosa c’e` di strano? Se, ad esempio, voi aveste bisogno di consultare qualcuno su un argomento di edilizia, molto probabilmente vi rivolgereste a qualche specialista di costruzioni e non, diciamo, a un giornalista.

Stalin e‘ un genio, con riferimento non tanto a lui quanto alle sue opere. Molto numerosi sono coloro che (da Limonov a Scevarnadze) speculano oggi sul nome di Stalin, ma respingono l’essenziale : l’idea e i contenuti dello stalinismo. Quanto ai bolscevichi, hanno questo di scomodo che, possedendo uno strumento così efficace come le opere di Stalin, smascherano tutti i limiti e le reticenze degli innumerevoli "amici del popolo" che non hanno alcuna idea di ciò che sarà "il dopo Eltsin". Essi hanno, per dirla tutta, paura di Stalin. Da qui tutti i loro guai ...

Alla sua epoca l’apostolo Paolo diceva : " Se Cristo non fosse risorto, allora i nostri discorsi sarebbero vani, come vana sarebbe la nostra fede." Parafraserei tale considerazione applicandola al nostro caso: "Se non ci fosse il bolscevismo, allora la nostra propaganda sarebbe vana, e vana sarebbe la nostra fede nella rivoluzione."

No, non e‘ un rapporto politico quello presentato da Anpilov, ma e‘ una specie di eclettismo costituito di semianarchismo con elementi di trotskismo. Questo rapporto insomma è stato fatto in definitiva nell'orizzonte di quel famoso cinque per cento e nell'ambito della legalità. Non vorrei accusare il compagno Anpilov di tutti i peccati mortali (tanto più che non dubitiamo affatto del suo coraggio personale), ma conviene ricordargli che la sua forma rivoluzionaria non corrisponde al contenuto. E allora, volente o nolente, tenga presenti queste parole di Majakovski :

Oh !
Avere un abito siffatto !
E allora come mai !
La testa mi gira.
     I. Nazarov, Mosca

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