Riflessioni sull'ipotesi di partito comunista.

Una lettera del compagno Marco Sacchi

Vorrei concentrare l'attenzione dei compagni su tre aspetti che trovo importanti per un rilancio di una presenza comunista in Italia e per la ricostruzione del Partito Comunista.

1. Nessuna organizzazione/organismo attualmente può da sola essere il fulcro dal quale sorgerà il futuro Partito Comunista .

2. L'arma del materialismo dialettico è il presupposto necessario per la ricostruzione del Partito Comunista .

3. I comunisti non si devono mai separare dalla maggioranza delle masse o trascurarle, devono invece stabilire stretti legami tra gli elementi avanzati delle masse.

Per quanto riguarda il primo punto, ritengo importante combattere la tendenza che c'è tra i compagni/organismi all'autoproclamazione o al settarismo organizzativo, che spesso fa cascare nel falso dilemma: o si è estremisti, settari ecc., oppure opportunisti.

Bisogna lavorare per il superamento del frazionamento in atto fra le varie organizzazioni. Questo frazionamento ha due aspetti: uno positivo e uno negativo. Quello positivo sta nel fatto che la moltitudine di organismi e gruppi è un segno della vivacità e ricchezza che c'è in giro, che il crollo del revisionismo del PCI ha liberato. Quello negativo è la tendenza di molte di queste organizzioni a coltivare i propri orticelli in concorrenza con altri (come dire, sarà il mercato a decidere).

Questo lavoro di superamento del frazionamento in atto sarà vano se non c'è tra i comunisti una visione comune, un metodo di vedere le cose.

Non è sufficiente l'unità nella pratica, il condurre campagne comuni ecc., se non ci sono i presupposti teorici. (Non c'è azione rivoluzionaria senza teoria rivoluzionaria diceva giustamente LENIN). Non ci sono scorciatoie, l'esperienza attuale della Confederazione dei Comunisti Organizzati, la sua difficoltà ad emergere, sta lì a dimostrare quanto sia difficile costruire qualcosa mettendo assieme soggetti diversi per l'analisi della situazione e l'impostazione ideologica.

Per questo i comunisti, per muoversi, devono recuperare la visione scientifica della realtà propria del marxismo.

Questa visione comporta un metodo che, nell'indicare un certo settore della realtà come oggetto di ricerca, giunge a ogni tappa a fornire una visione di insieme del settore indagato e cioè una certa visione della realtà.

In sostanza si tratta di usare un'impostazione materialistico-dialettica che presuppone l'esistenza obiettiva di un mondo reale, di cui l'uomo è parte, per cui oggetto della ricerca scientifica è lo studio dei processi oggettivi quali si sviluppano realmente nella natura e nella realtà, quali essi sono. Le leggi che si scoprono non sono altro che il riflesso di processi oggettivi che si svolgono indipendetemente dalla volontà del singolo uomo.

Tale concezione, anche nelle scienze fisiche, non nega l'importanza dell'azione dell'uomo. Anzi, come afferma la ben nota Tesi su Fuerbach di Marx ("I filosofi hanno fino ad oggi interpretato il mondo in modo differente ora si tratta di cambiarlo") fino agli scritti di Engels e di LENIN, l'effettività del conoscere si raggiunge nel fare, nel comprendere e realizzare cioè le leggi di sviluppo della natura e della società.

Da questa visione derivano alcune caratteristiche del metodo dialettico che si possono così riassumere:

1. L'interdipendenza dei fenomeni. Cioè i fenomeni sono considerati nel loro insieme, non staccati e isolati. I fenomeni sono collegati gli uni agli altri, si condizionano a vicenda. Per. es.: Dallo studio dell'astrofisica si deduce che lo spazio, il tempo, i corpi in movimento, tutto interagisce. Lo spazio-tempo non può essere considerato qualcosa di separato dagli oggetti reali che hanno entità fisica, qualcosa esistente di per sè.

2. La dinamica. I fenomeni devono essere considerati non solo dal punto di vista dei loro legami reciproci, ma anche del loro movimento, del loro sorgere e sparire. Si potrebbe dire in sintesi: "Tutto cambia, tutto è in movimento". I modi di produzione si susseguono e anche prima di sparire sono soggetti a costanti mutamenti. Questo movimento universale lo si può dedurre a tutti i livelli di realtà non solo rispetto alla storia della società. Dallo studio dell'astrofisica si deduce che i corpi celesti subisono un evoluzione.

3. Il salto qualitativo. I1 processo di sviluppo non è un fenomeno di crescenza, anzi a un certo momento si passa da cambiamenti quantitativi a cambiamenti qualitativi, attraverso un vero e propio salto di qualità

4. Il principio di contraddizione. Si parte dal principio che i fenomeni presentino delle contraddizioni interne, abbiamo cioè un lato negativo e uno positivo, un passato e un avvenire che formano un presente e la lotta tra opposti è all'interno del contenuto del processo di sviluppo. Questo principio è importante perche ad es. fa evitare di considerare il socialismo un generico "sol dell'avvenire", cioè una società ideale senza contraddizioni, mentre in una visione marxista il socialismo è visto come transizione tra una società divisa in classi e una senza classi (comunismo) e l'esperienza storica ha dimostrato che ogni transizione porta in sè tanto i segni del passato quanto i semi del futuro.

5. L'uomo acquisendo sempre maggior possesso della realtà, maggior coscienza di essa, diviene sempre più cosciente della propria azione.

Dunque, per i comunisti l'avere una visione scientifica della realtà serve per essere in sintonia con quello che è il movimento reale.

Per esempio, quanti compagni presi dalla propaganda post-industrialista della "fine della classe operaia" cercano i "nuovi soggetti"? Il fatto è che molti compagni avevano una visione che si potrebbe definire sociologica, comunque non marxista, in quanto facevano coincidere la divisione in classi con la diversità di contenuti dell'attività lavorativa, le categorie professionali di appartenenza, i mestieri, il reddito, ecc. Se facciamo coincidere la classe operaia con le persone addette alla produzione di merci non possiamo dimenticare ciò che diceva Marx: "La merce in primo luogo è un oggetto esterno, una cosa che, mediante le sue qualità, soddisfa bisogni umani di qualsiasi tipo. La natura di questi bisogni, per esempio il fatto che provengono dallo stomaco o provengono dalla fantasia non cambia nulla" (Da Il Capitale Libro I Cap.1 ). Questi compagni non hanno mai preso in considerazione che è il rapporto sociale di produzione che definisce ruoli e classi.

Per quanto riguarda il terzo aspetto si può dire che il partito è l'avanguardia della classe in quanto non c'è classe per sè senza avanguardia organizzata, senza partito. Essere avanguardia, vuol dire essere la testa di un corpo, infatti una testa senza corpo o un corpo acefalo sono modelli poco vitali. Perciò per quei compagni che, presi da autoproclamazione settaria, diventano avanguardie di se stessi (meglio dicasi sette) vale il monito di LENIN: "I comunisti considerano e giustamente come loro dovere essere con le MASSE OPPRESSE IN LOTTA. Quando le masse lottano, errori nella lotta sono inevitabili. E' meglio essere con le masse in lotta, liberandosi progressivamente degli errori nel corso della lotta stessa, che non essere coi piccoli intellettuali, i filistei, i Kautskiani che attendono in disparte la vittoria" (LENIN: Gli errori dell'internazionale di Berna).

Al partito, (ma anche ai singoli compagni) spetta di guadagnarsi sul campo e riguadagnarsi l'egemonia. L'essere il "moderno principe" non è un titolo nobiliare che prescinde dall'agire concreto.

L'autoproclamazione settaria (in nome del "programma") è falsa quanto quella burocratica (in nome della continuità o consistenza organizzativa anche solo apparente).

Marco Sacchi


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