Un sasso nello stagno

I compagni del Campo antimperialista hanno lanciato il primo sasso nello stagno del ‘politicamente corretto’ riunendosi a Roma il 30 gennaio per rimettere in discussione alcuni canoni del modo di fare politica a sinistra.

La scelta non è stata quella di porsi a sinistra di altri ritagliandosi un ulteriore spazio nella platea affollata che comprende gruppi e sottogruppi, ma di aprire una discussione sul presente e sulle prospettive, rapportandosi direttamente alla situazione oggettiva. La scelta si chiama Legittima Difesa, la fondazione di un movimento che prende le mosse dall’esperienza antiamericanista e la propone come centro della sua azione politica.

Sono tre le questioni poste dal documento di fondazione e dalla relazione di Moreno Pasquinelli.

1. La necessità di prendere atto che la questione epocale è lo scontro con l’impero americano, con la sua dinamica militare, economica, culturale. Di qui la necessità della legittima difesa.

2. L’apertura di una discussione sulle forme di conflittualità che caratterizzano la fase per uscire dagli stereotipi che in occidente coprono l’immobilismo della sinistra e di partiti che ancora si definiscono comunisti.

3. la necessità di individuare forme di espressione politica che siano capaci di intercettare le contraddizioni che si esprimono nella fase di espansione dell’impero americano.

Parrebbe difficile, se non incompatibile, che comunisti ‘ortodossi’ come potremmo essere definiti, possano essere interessati ad un discorso come quello portato avanti dal gruppo Legittima Difesa. La contraddizione è però solo apparente dal momento che Aginform fin dall’inizio ha messo in evidenza la necessità di coniugare la difesa storica dell’esperienza rivoluzionaria del movimento comunista con la necessità di individuare il ruolo dei comunisti oggi. Su questa impostazione c’è stata, sul nostro Foglio, anche polemica, dal momento che siamo usciti da un’ortodossia tipicamente residuale proponendo analisi e punti di vista più articolati e adeguati alla fase. La Cina è stato un esempio e su questo argomento la discussione continua. La ricerca del nuovo non ci ha impedito però di misurarci col nuovismo di stampo bertinottiano, coi tentativi di ricostruzione della storia del movimento comunista che lasciavano spazio a numerose ambiguità, con l’opportunismo dilagante nei confronti della resistenza irachena. Questo spiega perchè ci siamo interessati a Legittima Difesa, rispetto alla quale concordiamo sulla necessità di mettere in primo piano la questione della lotta all’impero americano e delle forme concrete di resistenza su tutti i terreni possibili a partire dalla resistenza irachena.

Sulle prospettive di questo lavoro c’è molto da discutere, a partire da come si configura la lotta in corso e su quale programma e forze reali poggia.

L’editoriale di Aginform che apre questo Foglio è un invito a rompere gli indugi e capire che il ‘politicamente corretto’ è una forma di sulbalternità al sistema e in ultima analisi all’impero, come dimostra il balbettio della sinistra dopo le elezioni irachene.

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