Si è tenuto a Carrara, il 25 ottobre, un importante convegno: "La figura di Pietro Secchia nella storia del comunismo italiano". Organizzato dalla rivista LErnesto toscano, dallAssociazione Culturale Onda Balorda e dalla rivista Argomenti, si è posta fine una volta per tutte, come esplicitato dallintervento introduttivo, a una rimozione che durava da tanti, troppi anni. Tra laltro, molto significativo che i relatori e i partecipanti fossero "di parte", cioè comunisti, o impegnati in Rifondazione o gravitanti intorno allarea della sinistra di classe. Non era affatto un simposio accademico, ma neanche è stata espunta la serietà scientifica dellanalisi storico-politica. Non era il caso di celebrare Secchia in modo neutro o formale: tutti gli interventi sono stati passionali e anche parecchio documentati. La relazione di Dubla è stata ampia, ma diversa da quella messa agli atti scritti del convegno (che saranno pubblicati); mentre in questi ultimi infatti ci si sofferma su "Secchia, il PCI e il carattere della Resistenza italiana", al tavolo il relatore ha delineato la complessiva personalità del grande dirigente comunista, descrivendo le varie fasi della sua parabola di rivoluzionario: dalla gioventù comunista negli anni 20 al carcere e al confino, dalla Resistenza al dopoguerra, fino allaffare-Seniga del 1954 (che decretò lestromissione di Secchia dal gruppo dirigente nazionale) e alla sua opera di memorialistica preziosissima e di testimone antimperialista. Secchia è stato mostrato anche in un raro documentario ripreso dallArchivio Rai. Sergio Ricaldone ha portato alla luce la traccia profonda che Secchia ha lasciato tra tantissimi compagni, primi fra tutti, ma è stato ricordato anche in interventi successivi, Alberganti, Bera e Vaia, e cioè parte del gruppo dirigente lombardo del PCI degli anni 50 e 60 poi emarginato per le coerenti posizioni leniniste sviluppate nella militanza attiva. Un sentito e partecipato contributo è stato dato da Angiolo Gracci (il partigiano "Gracco") che ha legato la tematica resistenziale allattualità della lotta anticapitalista e antimperialista e ha indicato nella lezione di Secchia e nella sua ripresa il tratto dunione necessario per il rilancio del progetto comunista in Italia. Anche Fausto Sorini, della direzione del PRC, ha voluto portare un contributo non accademico, ma calato nellattualità: e tra ricordi dei protagonisti come Vaia che conobbero direttamente Secchia e cercarono di seguirne lesempio, ha cercato di esplicitare il nesso togliattismo/lezione di Secchia liberandosi di stereotipi (come quelli di Mafai) ma aprendo un dibattito sul nodo del 56 che il convegno non poteva certo esaurire. E limpegno di Giorgio Lindi, fra gli organizzatori che ha più fortemente voluto il convegno, è stato proprio quello, a conclusione dei lavori, di riprendere il dibattito, di coinvolgere ancora più attivamente i giovani, che devono nutrirsi di memoria storica e di motivazioni ideali, perché lessere comunisti è soprattutto questo, proiettarsi nel futuro elaborando il bilancio dellesperienza del movimento operaio e lavorando nellinterpretare il proprio tempo per trasformarlo in senso socialista.