Accettare la sfida

la battaglia per la fondazione di un giornale comunista

Con il congresso di Rifondazione e con la presentazione degli emendamenti alle tesi congressuali da parte dei sostenitori dell’Ernesto siamo entrati nel vivo di una situazione che non può lasciare indifferenti i comunisti. La questione non riguarda solo AGINFORM, ma tutti quei compagni ai quali non sfugge che dall’esito di questo confronto dipende la sopravvivenza di un punto di vista comunista all’interno della sinistra.

In altri momenti e in analoghe circostanze, i comunisti che non condividevano le posizioni della dirigenza di Rifondazione sono rimasti alla finestra o, nel migliore dei casi, hanno continuato in modo politicamente clandestino ad esprimere critiche più o meno fondate, senza porsi il problema del modo e degli strumenti con cui affrontare il confronto.

Questa mancanza di iniziativa dei comunisti ha avuto come risultato che il Bertinotti-pensiero, innestandosi in una situazione di movimento, sta diventando la nuova bibbia degli alternativi e degli antiglobal e minaccia di diventare il terreno di formazione di intere generazioni di militanti.

Non porsi il problema di come reagire e rimanere rinchiusi nel proprio guscio fa parte di quella sottocultura gruppettara che dovrebbe esserci estranea, ma che spesso è la condizione speculare di comportamenti individualistici che, proprio per queste loro caratteristiche, non fanno decollare un organico lavoro politico tra i compagni.

Sia chiaro: quando pensiamo ad una risposta comunista non intendiamo riferirci a pasticciate e affrettate iniziative di carattere politico-organizzativo. I fatti dimostrano che condizioni di nuove aggregazioni non esistono perchè esse non sono maturate. Quello che riteniamo possibile, invece, è la nascita di un giornale comunista che sia in grado di produrre un livello di dibattito politico, di ricerca e di proposta politica che si possa confrontare degnamente con coloro che oggi, in nome del comunismo, pretendono di imporre i loro canoni interpretativi.

Come può nascere oggi un giornale comunista e che cosa intendiamo per giornale comunista? A questi due interrogativi cercheremo di dare una risposta.

Prima questione: come può nascere un giornale comunista in una condizione di dispersione delle forze e di persistenti divisioni o comportamenti individualistici?

Noi di AGINFORM abbiamo cercato, in questi tre anni di vita, di dimostrare, senza censure, che era possibile annodare le fila di un discorso col contributo di quanti sono rimasti legati a posizioni comuniste con spirito critico e volontà di difesa del grande patrimonio storico e teorico che queste posizioni rapprersentano. Il nostro è stato un segnale certamente positivo, ma che non può andare oltre se non si riesce a coagulare una massa critica che dia sistematicità all’impegno e alla ricerca comune. Col nostro modo di lavorare potremmo continuare ancora, assicurandoci una sopravvivenza che però cozzerebbe contro il dato oggettivo della limitatezza di forze e di rappresentatività politica e culturale.

Possibile che le decine e decine di compagni che pure hanno mantenuto viva la loro cultura e militanza comunista non sentano il bisogno di esprimere le loro posizioni in un momento in cui Marx viene beatificato e il comunismo messo in soffitta? Possibile che non esista uno scatto di orgoglio politico che spinga a misurarsi con la progettualità bertinottiana?

Ma come, ci diranno certi compagni, non siamo già impegnati con i nostri strumenti nella battaglia o, in molti casi, portiamo il culo a spasso di conferenza in conferenza per dire la nostra?

Quali sarebbero questi strumenti? I giornaletti di "partito" o le provocazioni retoriche fatte per scandalizzare i seguaci del moderno "comunismo"?

Ebbene no, compagni, misurarsi oggi col "comunismo" moderno vuol dire uscire dal dilettantismo e porsi il problema di strumenti collettivi adeguati.

E qui entriamo nel merito di che cos’è, a nostro parere, un giornale comunista.

Appare paradossale che dopo l’uscita di centinaia di testate "comuniste" si debba sperare nell’uscita di un giornale comunista. Eppure la situazione è a questo punto. E la prova è che nessuno si ricorda neppure ciò che queste testate hanno detto e scritto, quanto era superficiale ed effimero il loro contenuto. Nè esse hanno prodotto un seguito politico-culturale di qualche rilevanza.

Fondare un giornale comunista oggi vuol dire affrontare, nel confronto teorico e politico, i nodi che si vanno accumulando nello scontro tra posizioni e nello sviluppo della situazione reale. La scena è invece occupata da pubblicazioni che sono un assemblaggio di discorsi generici e di analisi scopiazzate da riviste e pubblicazioni dei "grandi", intendendo per grandi i soggetti professionali che fanno informazione e opinione. Nei casi migliori ci troviamo di fronte a pubblicazioni e interventi che hanno il sapore di una strumentalizzazione di fatti e avvenimenti senza che l’uso che se ne fa sia finalizzato ad un obiettivo veramente politico. Insomma, una sorta di terziario della politica.

Quindi, compagni, bisogna fare un passo indietro per aprire una fase nuova. Bisogna innanzitutto scrollarsi di dosso quella falsa certezza di aver risolto, con posizioni di diniego e senza una vera battaglia politica, il conflitto in atto nella sinistra e tra le diverse posizioni. E, in secondo luogo, occorre che ci si misuri seriamente nel rapporto tra teoria e pratica, tra enunciazioni e fatti.

Il "moderno comunismo" naviga non solo nelle parole dei sui leaders, ma anche in comportamenti pratici che hanno caratteristiche reali. Su quali avvenimenti e su quali gambe marcia il nostro comunismo? Di qui la necessità di fare un primo serio passaggio che consiste nell’organizzare in modo organico e unitario le nostre posizioni.

Una rivista culturale dunque? Niente affatto! C’è una differenza sostanziale tra una rivista culturale e un giornale comunista. Il giornale comunista si caratterizza per la sua capacità di portare l’analisi e il dibattito sui punti centrali su cui si determina l’interpretazione degli avvenimenti, delle caratteristiche delle forze in campo, sulla ricerca degli strumenti rivoluzionari, sulla verifica dei risultati.

Questo oggi non può essere un giornale di partito, ma un giornale di quei compagni che uscendo da vecchi schemi e rinnovando la propria militanza capiscono che il compito principale è quello di affermare posizioni comuniste e battere il "moderno"comunismo.

Qualcuno ci suggerisce che in fondo un giornale dei comunisti già esiste ed è l’Ernesto.

Ebbene, con tutto il rispetto per una serie di contributi apparsi su questa rivista e per il ruolo che svolge all’interno della discussione nel PRC, non crediamo che essa abbia raggiunto quel grado di chiarezza e sciolto nodi teorici che ci consentano di definirla qualcosa di diverso da una rivista di corrrente.

Ritorna alla prima pagina