L'albero e la foresta

Con questo lungo articolo di Amedeo Curatoli torniamo sulla questione della ‘transizione’ e del convegno di Napoli e non per spirito di polemica (di convegni ce ne sono tanti e le priorità sono altre), quanto perchè riteniamo necessario mettere in chiaro quelli che a nostro avviso sono i punti di partenza e i paletti di una discussione necessaria. In modo particolare bisogna uscire dalla falsa alternativa tra agiografia e ricerca di tipo accademico.

Giustamente chi rifiuta la deformazione agiografica pretende che le questioni vengano riportate al loro significato oggettivo. Ma qual’è il metro di valutazione oggettivo della storia del movimento comunista? Questo è il centro della questione. Per farci capire userò due esempi, l’Iraq e le foibe. Perchè noi oggi rifiutiamo il revisionismo sulla Resistenza e il binomio guerra-terrorismo? Semplicemente perchè valutiamo diversamente da altri il significato sia della Resistenza antifascista che della guerra antiamericana in Iraq. Rovesciare i termini di valutazione di questi due fatti significa entrare in un’ottica che respinge l’assunto principale che si tratti di avvenimenti di grande portata storica per gli effetti che hanno prodotto o stanno producendo. Quindi, mettersi a discutere su alcuni dati in astratto (esecuzioni o effetti della guerra di resistenza) non solo ci porta lontano, ma anche fuori strada. La stessa questione vale per la rivoluzione d’ottobre. Non si può valutare questo grande avvenimento storico se non calandosi dentro la dinamica politica e sociale che l’ha determinato. E fa bene il compagno Curatoli a riprendere un dibattito ‘storico’ che ha segnato il carattere e il significato dell’esperienza socialista, perchè solo partendo da questo si può dare una risposta non ‘neutra’ agli avvenimenti. Questa non è agiografia, ma uso di un canone di interpretazione storica di tipo materialistico che si contrappone all’idealismo di ‘sinistra’ di cui Bertinotti e i trotskisti sono portatori.

Ci si dirà: ma vogliamo discutere sugli esiti dell’URSS? Anche qui la risposta non è facile e scontata come sembra. Si potrebbe replicare: ma forse qualcuno mette in dubbio la grandiosità della rivoluzione francese perchè Robespierre è stato ghigliottinato, oppure che un’esperienza socialista può essere interrotta da un nuovo Termidoro (non quello evocato da Trotskj, ma quello che è sfociato nel xx congresso del PCUS)? Se oggi c’è bisogno di riaprire un dibattito e una ricerca sulla storia del movimento comunista e sul socialismo realizzato, e questo bisogno è sentito drammaticamente dopo la grande e devastante campagna dell’anticomunista Bertinotti, occorre partire col piede giusto. Questo lo diciamo soprattutto a quei compagni che in questi anni si sono impegnati in ricerche utili al movimento comunista e che, pensando che tutto sia utile, lasciano spazio ad ambiguità e polveroni che non hanno impedito a Bertinotti di far breccia, proprio perchè è mancata una risposta adeguata e organizzata.

R.G.

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