Per anni, in varie parti del mondo, ad Atene in particolare, si sono
tenute riunioni di partiti comunisti sopravvissuti agli avvenimenti
dell'89. A questi incontri hanno partecipato partiti comunisti al
potere, come in Cina, in Vietnam, a Cuba, nella Corea del Nord; partiti
facenti parte di coalizioni al potere, come il Sud Africa, Brasile, Venezuela, Cipro e partiti all'opposizione di varia consistenza e
orientamento politico. Il rito degli incontri si è protratto per molto
tempo con una sorta di parallelismo politico-strategico che ha evitato il
confronto diretto su punti di riferimento unificanti sicchè ognuno ha
potuto dire la sua senza menare scandalo. La crisi del movimento comunista
sembrava legittimare un comportamento aperto senza doversi misurare con
questioni come la controrivoluzione nell'est europeo, la natura della crisi
del movimento comunista, la politica delle alleanze, il rapporto con l'UE, il
modo di affrontare la lotta all'imperialismo.
In questo modo nessun partito
ha dovuto rendere conto di alcune cose che per noi e per i comunisti sono
determinanti. Per esempio l'AKEL, il partito comunista al potere a Cipro, non
ha dovuto spiegare perchè ha assunto addirittura la presidenza di
turno dell'UE, perchè non si è messa in discussione la presenza della grande
base inglese nell'isola da cui partono le azioni nel Medio Oriente e infine perchè si
è stabilita una collaborazione di ricerca petrolifera con Israele. Il
partito comunista sudafricano, che condivide con l'African National
Congress responsabilità di governo, non ha dovuto anticipare la discussione
sulla situazione sociale del paese che è emersa poi con gli eccidi di
minatori e rivolte contadine e popolari. Agli incontri di Atene partecipava
anche uno spezzone del partito comunista irakeno che non era affatto nella
clandestinità ma che viveva all'ombra della bandiera americana, nella "zona
verde" di Bagdad. Nessun impegno veniva preso dai partiti europei che si
definiscono comunisti contro l'UE di cui si riconosceva il ruolo
unificatore del continente. Al punto che il PCF ha spinto la sua politica
di appoggio agli euroimperialisti francesi sostenendo la no fly zone
all'epoca della guerra Nato contro la Libia e l'intervento in Mali.
Negli
incontri di cui stiamo parlando non si è aperta nessuna discussione seria
sul ruolo della Cina odierna nel mondo e sul Vietnam. Per anni, per quanto
ci riguarda, abbiamo sostenuto che la diplomazia delle relazioni non poteva
e non doveva escludere un vero confronto sulle questioni strategiche, la cui mancanza finiva per giustificare comportamenti opportunisti, logiche di potere e
mistificazioni elettoralistiche
Solo ultimamente si è aperta una crepa in
questa logica consociativa con gli interventi del KKE, il partito comunista
greco, nel recente incontro a Mosca a cui hanno partecipato il PCFR di
Zyuganov, promotore dell'incontro, il partito comunista ucraino, il partito
comunista libanese, il partito comunista portoghese, il partito comunista
ceko, il partito comunista cubano, il partito comunista cinese e quello
vietnamita.
Riportiamo qui in traduzione italiana l'intervento del rappresentante del KKE
all'incontro di Mosca [qui] e la sua replica finale [qui]. Da questi due interventi
viene fuori con chiarezza che la frammentazione del movimento comunista
non è affatto superata e che da ora in poi il KKE si misurerà al livello
internazionale tra l'altro con una nuova rivista, l'International Communist Review
[l'editoriale di presentazione e i link per i primi tre numeri usciti qui] ponendo chiaramente la questioni della ricerca teorica e della
interpretazione della controrivoluzione dell'89, la lotta contro l'UE e la
NATO, il significato della politica delle alleanze, la natura del partito e
la lotta per il socialismo nella presente congiuntura internazionale.
Purtroppo questa apertura di discussione cozzerà contro interessi
costituiti e con il fatto che nelle ultime elezioni il KKE ha registrato
una sconfitta pesante non ancora adeguatamente motivata. C'è da augurarsi
che la scelta del KKE eviti arroccamenti e determini, tra i comunisti di
tutto il mondo, una ripresa del carattere scientifico e rivoluzionario del
movimento comunista sulla scia del pensiero leninista.
Erregi
11 febbraio 2013